Anche al Nord serve più legalità

L’impegno di Serena Righini per contrastare infiltrazioni mafiose nell’edilizia.
Il consiglio comunale di Merlino (Lo)

Impegnarsi per osteggiare infiltrazioni malavitose nel settore edilizio non è da tutti. Se poi non si hanno ancora trent’anni, si vive in un comune del Nord e si riesce a far approvare un protocollo di legalità, l’impresa diventa davvero speciale.

Siamo a Merlino, un paese con meno di duemila abitanti in provincia di Lodi, Lombardia. Qui, l’ufficio tecnico è guidato da Serena Righini, 29 anni e una passione per il basket. Assunta nel 2004 dopo aver vinto il concorso per geometri, dopo tre anni si è laureata in Urbanistica e, nel 2011, è divenuta responsabile dell’ufficio. Tra gli atti prodotti, uno dei più importanti è il protocollo di legalità, «uno strumento che ha l’obiettivo di contrastare la criminalità organizzata nel settore dell’edilizia privata», elaborato insieme alle organizzazioni di categoria (da Assoimpresa a Confartigianato, dalla Camera di Commercio ai sindacati, alle associazioni Libera e Legambiente) e firmato nel mese di marzo scorso da sindaco e prefetto.

«L’idea – spiega Serena – è nata dalla mia tesi di laurea triennale: avendo approfondito il rapporto tra pianificazione territoriale e criminalità organizzata, avvertivo l’esigenza di tradurre lo studio in qualcosa di concreto. Importantissimo, a tal fine, è stato il confronto con l’allora responsabile dell’ufficio tecnico, l’ingegnere Luca Bertoni, ex sindaco di Tavazzano. In quel periodo – aggiunge Serena – eravamo, come ufficio tecnico, in fase di stesura del Piano di governo del territorio, per cui abbiamo deciso di introdurre una clausola di legalità e abbiamo messo su il protocollo, coinvolgendo il sindaco Giovanni Fazzi, che è stato entusiasta della nostra iniziativa».

Ma c’è davvero bisogno di un protocollo di legalità al Nord? «In Lombardia – afferma Serena – le organizzazioni criminali sono talmente inserite nel tessuto economico locale che è difficile distinguere tra infiltrazioni mafiose e casi di “banale” corruzione. In particolare nel settore immobiliare – chiarisce – spesso dietro società dai nomi astrusi ci sono prestanome che tutelano gli interessi di persone che provengono da ambienti legati alle mafie». E non sarebbe nemmeno tanto difficile individuarli, per la responsabile dell’ufficio tecnico di Merlino. «In questo momento di crisi – commenta – non sono molti gli imprenditori che possono permettersi cantieri con appartamenti invenduti o case vuote. Per fortuna – assicura Serena – nell’hinterland di Milano molti amministratori locali hanno adottato decisioni atte a diffondere una cultura della legalità che, purtroppo, manca: da chi parcheggia in doppia fila fino a chi commette reati di rilevanza penale».

Che la legalità per Serena sia importante si è capito anche a LoppianoLab, la manifestazione promossa in provincia di Firenze da Città Nuova, l’Istituto universitario Sophia, la cittadella internazionale di Loppiano e l’Edc spa. Forte di una coscienza civica cresciuta in famiglia, questa giovane professionista ha portato la sua testimonianza nel laboratorio sulla legalità, dopo aver partecipato a una delle scuole di partecipazione del Movimento politico per l’unità dei Focolari. «L’esperienza di LoppianoLab mi è piaciuta perché ho respirato un’aria diversa. Si dice – conclude – che l’Italia non cambierà, io invece ho avvertito che un’altra Italia c’è già e lavora e si impegna mentre tutto sembra andare a rotoli».

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons