Al via la 48° settimana sociale

Ha preso il via ieri pomeriggio a Cagliari la 48ma Settimana sociale dei Cattolici italiani. Al centro dei lavori, che vede impegnati 80 vescovi, oltre un centinaio di sacerdoti e 1200 delegati da tutte le diocesi italiane, il tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale», «così - ha detto papa Francesco nel videomessaggio indirizzato ai partecipanti - come l'Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho voluto definire il lavoro umano».

Nel messaggio il Santo Padre ha sottolineato alcuni punti particolarmente apprezzati dalla platea. «Senza lavoro – ha detto il Papa – non c’è dignità»: lo ripeto spesso, ricordo proprio a Cagliari nel 2013, e lo scorso maggio a Genova. Ma non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità».

Dal caporalato al lavoro precario il Papa ha proseguito nella sua denuncia. «Anche il lavoro precario – ha sottolineato – è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono. Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi».

Nel messaggio di saluto dell’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, per anni presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, ha evidenziato come con l’appuntamento di Cagliari si «apre lo sguardo non tanto ai numeri e alle statistiche, ma alle persone, alle vite concrete, alle speranze oltre che alle delusioni, con attenzione alla dignità di ognuno e alla solidarietà, prendendo coscienza delle presenti criticità, a partire dalla allarmante situazione della disoccupazione giovanile, ma anche guardando con attenzione alle esperienze lavorative e alle buone pratiche esistenti e dando nuovo impulso a risorse come l’artigianato, l’agricoltura, il turismo, per contribuire a trovare nuove strade e proporre all’intera società italiana una direzione di marcia che porti a superare la crisi in cui essa versa da troppi anni».

Un concetto ripreso anche dal presidente della Cei, Gualtiero Bassetti nel suo intervento. «Queste giornate di Cagliari – ha affermato il cardinale – rappresentano, senza dubbio, un grande dono per noi perché ci consentono di ritrovarci insieme, con la disponibilità all’ascolto e al confronto, alla ricerca di soluzioni concrete e di piste da seguire. E sono anche un dono per tutta la nostra Chiesa, chiamata a trovare nuove motivazioni e un maggiore slancio nel suo impegno sociale. Una Chiesa rinchiusa in sagrestia o nei luoghi consueti di ritrovo, mancherebbe al suo compito specifico: quella, cioè, di «prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi», guidata da un «desiderio inesauribile di offrire misericordia».

Infine l’attuale presidente del Comitato scientifico, monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha ricordato ai partecipanti che «questa Settimana Sociale parte dai volti della persone, non da statistiche o da teorie economiche anche se numeri e teorie hanno la loro importanza. Il profilo geografico del mondo, fatto da un circolo di persone mette in evidenza che il lavoro ha una dimensione planetaria e ci interpella tutti. Siamo qui come delegati delle diocesi, di associazioni, movimenti, o invitati o esperti di questioni lavorative; mi permetto di chiedere a tutti di non staccarci nemmeno per un minuto dalla drammaticità espresse dalle immagini concrete delle vittime di incidenti sul lavoro, dei disoccupati che ci visitano ogni giorno, degli inattivi, dei cinquantenni in stand by, o meglio nel limbo o proprio nel purgatorio».

È seguita la presentazione di alcune testimonianze, come quella di Alessandro Zaglio, giovanissimo produttore di mobili di Brescia, di Anna Cristina Deidda, responsabile di una cooperativa sociale di Cagliari e Stefano Arcuri che ha raccontato l’esperienza della moglie Paola, bracciante agricola morta sul lavoro a Taranto.

Il ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, presente a Cagliari, ha ribadito che il problema è prioritario per il Governo «stati fatti dei passi – ha dichiarato – ma altri ancora se ne devono fare. L’impegno comune deve essere orientato a cercare di dare risposte alle tante necessità».

I lavori oggi prevedono tre tavole rotonde in mattinata e nel pomeriggio la visita alla buone prassi, realtà aziendali sarde che rappresentano esempi virtuosi in una regione dove la crisi si fa particolarmente sentire.

 

 

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