Addio a Brando Giordani

Per 60 anni è entrato nelle case degli italiani. Ma quando ha chiuso la porta e se n’è andato via per sempre, pochi ne avrebbero saputo riconoscere il volto.
Brando Giordani col padre Igino

Per 60 anni è entrato nelle case degli italiani. Ma quando ha chiuso la porta e se n’è andato via per sempre, pochi ne avrebbero saputo riconoscere il volto. È la parabola di Brando Giordani, morto a 81 anni, un pezzo di storia della nostra tv che per mezzo secolo ha vissuto d’immagini, ma mai d’immagine. Un giornalista, regista e autore televisivo che nel mondo della visibilità a tutti i costi e della celebrità regalata gratis ai senza-talento, tutti ricordano oggi per quello che ha fatto, per le idee innovative che ha saputo realizzare, per le sfide che ha raccolto e vinto e, non ultimo, per l’uomo colto e ironico che è stato anche lontano dalle telecamere.

«In tutta la vita, se sei fortunato, non incontri più di quattro o cinque persone meravigliose, e per me una di queste è stata Brando Giordani», ha riconosciuto Raffaella Carrà che con lui ha inventato programmi di successo come Pronto, Raffaella? e Carramba! Che sorpresa. «Senza di lui non avrei mai realizzato Credere, non credere, cinque puntate senza interventi pubblicitari», ricorda oggi Sergio Zavoli, che rende merito all’ex direttore di Raiuno per il coraggio dimostrato nel mandare in onda quella sua inchiesta così impegnativa, per di più nello spazio di prima serata, quello in cui sembrava poterci stare solo l’intrattenimento leggero.

A pensarci, Giordani può essere preso a modello della Rai che è stata, che non è più, ma che tutti sperano possa presto tornare ad essere. Una tv capace di volare alto con l’informazione e i programmi culturali coinvolgendo le migliori professionalità e intelligenze del Paese, ma capace anche di proporre un intrattenimento al tempo stesso popolare e non banale.
Era al servizio del pubblico, una missione nella quale ha potuto seguire le orme del padre Igino, giornalista, scrittore e politico, al fianco di Chiara Lubich nella fondazione dei Focolari. «Mio papà ci ha sempre lasciati liberi di scegliere. Ci ha solo dato l’esempio. Un grande esempio», raccontava Brando in una recente intervista a Città Nuova. E per salutarlo dalle pagine del Corriere della sera, i suoi familiari hanno scelto proprio una frase del papà: «Pare un tramonto ed è l’alba. Quando la morte viene non rattrista: apre il varco all’eterno amore, all’incontro con Dio viso a viso».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons