Abruzzo, giovani contro la mafia

Tre appuntamenti hanno coinvolto studenti liceali di tutta la regione in un confronto con lo scrittore Roberto Mazzarella.
Mazzarella Pescara

Dal 24 al 26 marzo l’Abruzzo ha ospitato tre convegni su mafia e legalità con il giornalista e scrittore palermitano Roberto Mazzarella, autore di saggi ed inchieste sulla mafia e sull’infiltrazione mafiosa in Europa. I primi due appuntamenti, presso l’Istituto Zoli di Atri (Teramo) e il liceo classico M.Delfico di Teramo, hanno raggiunto circa 300 studenti.

 

Partendo dalla presentazione del suo libro L’uomo d’onore non paga il pizzo, Mazzarella ha instaurato un dialogo intenso con i ragazzi, rendendoli consapevoli del ruolo fondamentale che possono assumere come testimoni di una società che agisce nella legalità e nella lotta alla mafia. In seguito ai primi due incontri è nato negli studenti il desiderio di continuare il confronto, coinvolgendo anche i ragazzi delle altre classi in una sorta di gemellaggio con i coetanei dei licei classici di Locri, Vibo Valentia e Palermo.

 

Paolo Riccio ha lavorato per mesi, insieme al rappresentante d’istituto, all’organizzazione dell’incontro. «I ragazzi sono rimasti come fulminati dal magnetismo di Roberto, partecipando attivamente al discorso, facendo domande e osservando un silenzio utopico in qualsiasi classe. Abbiamo parlato delle infiltrazioni mafiose in Abruzzo, di come possiamo affrontare nel nostro piccolo la mafia, e siamo rimasti affascinati dell’esperienza di Roberto con Borsellino». Ma la cosa che più ha colpito è stata la presenza di quei 70 giovani che, fuori dall’orario scolastico, senza professori e senza ottenere crediti formativi, hanno deciso di spendere il loro tempo per informarsi e combattere questa piaga. Una controtendenza da evidenziare di questi tempi, in cui si ha tanto da ridire sulla poca sensibilità dei giovani per le tematiche sociali.

 

Il terzo e ultimo incontro, dal titolo “Codice mafia”, si è tenuto nel Palazzo della Provincia di Pescara alla presenza di un centinaio di giovani. Mazzarella ha scosso la sala con una provocazione: come misurare la crescita dell’impegno civile, l’amore per la propria città? Se esistesse un indicatore di questo genere, un’occasione come quella avrebbe sicuramente totalizzato un punteggio alto: «perché – ha osservato – non bisogna perdere i segni di speranza lasciati da giovani che amano la propria città, che si adoperano per capire fino a che punto quello che ci circonda è legale».

 

La radicalità delle parole di Mazzarella non ha permesso alle coscienze di accomodarsi su un, se pur prezioso, dialogo come questo. «Devo essere un credente-credibile impegnato alla costruzione di un mondo nuovo – ha esordito – perché non basta lottare a parole. È necessario toccare i nervi scoperti quando si parla di mafia: trovare la piaga della propria terra, farla propria e lavorarci mettendoci la faccia per amore alla propria comunità, il primo luogo dove sperimentare la legalità. E pur se la mafia è un problema economico, solo se viene sentito come problema morale si può combattere con successo».

 

Nel raccontare la sua storia di giornalista in territorio di mafia era inevitabile che emergessero tutte le differenze tra città come Palermo, con i suoi quartieri fortemente disagiati, rispetto una città giovane come Pescara. Ma probabilmente pochi dei presenti sapevano che Pescara detiene un primato che non rende giustizia alla modernità e allo sviluppo della città: l’usura. Una piaga segno di sofferenza sociale e di un sistema creditizio che non funziona che potrebbe avvicinare in breve Pescara alla Palermo di quarant’anni fa, dato che oggi il senso civico di Palermo sta cambiando a grandi passi la città.

 

Nel dibattito finale, due gli interventi di approfondimento: uno sul problema della politica, che sembra sia rimasta la sola a voler remare contro la lotta alla mafia per lo scarso impegno alla trasparenza, e l’altro su quei tentativi di legalità, che solo se protetti dal senso civico della comunità possono essere speranza di un mondo nuovo.

 

Volendo sfruttare il mezzo comunicativo più gettonato, è nato un gruppo Facebook dal titolo “100% Legalità’”. Sarà un punto di ritrovo per raccontarsi, fare domande e aggiornarsi sull’argomento, nonché un contatto per ritrovarsi in vista di un’azione concreta. Un mini-progetto che vuole coinvolgere la sala nel lungo periodo, nella speranza di aver messo una prima pietra su cui costruire una casa futura per la legalità in Abruzzo.

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