A Loppiano con Renata

Si conclude la fase diocesana del processo di beatificazione di "Chiarettina" Borlone, per 23 anni corresponsabile della cittadella dei Focolari. Ci raccontano di lei Fabio Ciardi e Lida Ciccarelli, curatori per Città nuova della sua autobiografia
Serva di Dio Renata Borlone
27 febbraio 2011. Si conclude oggi, a distanza di otto anni da quel 18 dicembre 2003, in cui venne aperto, la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di Renata Borlone. Alle ore 15.00 mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole presiederà, nella sua Loppiano, la cittadella de Movimento dei focolari di cui è stata responsabile dal 1967 al 1990,la cerimonia di chiusura di questa fase con gli atti giuridici di rito che daranno l’avvio alla successiva fase romana del processo presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Conclusione di una prima fase, giunta solo dopo un intenso lavoro di raccolta da parte del tribunale diocesano di informazioni sulla vita, le virtù e la fama di santità di Renata.

 

Ma chi era Renata Borlone? Nata nel 1930 a Civitavecchia, dopo aver trascorso un’infanzia felice, è durante l’adolescenza che inizia a frequentare la Chiesa. Si iscrive alla facoltà di chimica e all’età di 19 anni conosce il Movimento dei focolari, iniziando così la sua straordinaria avventura di testimonianza evangelica. Dopo aver rivestito compiti di responsabilità in Italia e all’estero, nel 1967 arriva a Loppiano, dove vi rimarrà per 23 anni contribuendo allo sviluppo della cttadella e come guida sicura per la formazione delle focolarine. A 59 anni l’annuncio di una grave malattia, e "l’impennata verso quel Dio” a cui ha sempre creduto, ripetendo fino alla fine: «Voglio testimoniare che la morte è Vita». Muore il 27 febbraio del 1990.

 

Ma conosciamola meglio direttamente attraverso le parole di padre Fabio Ciardi, direttore della rivista Unità e Carismi, e Lida Ciccarelli, docente di teologia e storia della chiesa, curatori dell’autobiografia edita da Città nuova Renata Borlone, La gioia di essere tutta di Dio.

 

Lida, parlaci della serva di Dio Renata Borlone…

«Se Renata Borlone non avesse fatto del Vangelo il suo codice di vita, sarebbe diventata una grande ricercatrice. Amava la fisica, la chimica e voleva scoprire l’intima essenza delle cose. Forse sarebbe andata in America come tanti nostri "cervelli". Una sua “fuga” tuttavia c’è stata: quella verso Dio riscoperto come Amore – nell’incontro con Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari. E radicata Lui spargeva amore su quanti passavano accanto a lei, vivendo così una maternità spirituale senza confini. Quante persone ha incrociato nella vita, tante sono state "ri-generate" dalla sua vita. Ognuno rivestiva ai suoi occhi la dignità di figlio di Dio e come tale veniva trattato. Davanti a lei emergeva il lato migliore di ciascuno, quasi che il suo sorriso – fiorito sul dolore – operasse una catarsi.

Questo è stata Renata: una "spugna" che è passata nel mondo prosciugando il dolore di uomini e donne, trasformandolo in oro, come in un’alchimia d’amore! Una grande esperta di chimica – dunque – ma di altro genere»

 

Chi è stata Renata “Chiarettina” per Loppiano?

«Un giorno Chiara Lubich, incontrandola a Loppiano ha esclamato: "sei così trasparente che non ti vedevo!". Significativo. Renata per Loppiano è stata una grande trasparenza… di Dio. Questo è stato essenziale per lo sviluppo della cittadella. Assumendone la responsabilità aveva pronunciato solennemente una promessa: essere pronta a morire pur di mantenere l’unità fra tutti: giovani e anziani, laici e non, istituzioni civili e religiose. Così ha vissuto fino alla fine, perché solo con l’unità si poteva edificare la Cittadella secondo il Carisma che Dio ha donato a Chiara.

 

«Con il suo amore agiva alla radice della realtà e non dal pulpito di azioni straordinarie: per questo lavorando con lei si tornava a

credere che era possibile fare qualcosa in più per migliorare la società e avere più speranza nel futuro. Aveva un grande senso pratico, humor e un sano "buon senso", ma sapeva anche rischiare. Soprattutto rischiava nel dare completa fiducia agli altri. Quando parlava ai visitatori della sua scoperta di Dio e della vita di unità la sua fragile figura si ingigantiva e la sua voce assumeva un vigore insospettato: suo fratello una volta ebbe dire che aveva più forza dei sindacalisti che lui frequentava.

Renata è stata per Loppiano…. insomma, come si fa a dirlo in poche righe? Venite a vedere! Renata è ancora qui che “vive e opera” nella cittadella, e non solo»

 

Padre Fabio, perché abbiamo un’autobiografia di Renata?

«Renata non ha mai pensato di scrivere una autobiografia. Ha semplicemente risposto a un invito di Chiara che chiedeva a lei e a tutti i suoi primi compagni e compagne di raccontare gli inizi della loro storia. Renata, che era abituata a scrivere a Chiara, le ha semplicemente scritto una lettera un po’ più lunga del solito, narrandole dei primi anni della sua vita, di come è venuta in contatto con il Movimento nascente, di come a seguito Chiara. Quando, ho letto questo scritto di Renata, sono rimasto impressionato dalla bellezza del testo, ma soprattutto dalla limpidezza della sua vita. Ho capito che poteva essere un esempio per tanti, perché il suo cammino è stato “normale” e insieme travagliato, come lo è quello di tanti di noi, e insieme deciso. Non si è mai arresa e ha puntato con tutte le sue forze alla santità, sentendosi sempre sorretta dall’amore di Dio. Una santità possibile, la sua. Per questo ho pensato valesse la pena far conoscere a tanti questa meravigliosa storia».

 

 

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