A Genova l’università con più stranieri

L'ateneo ha ricevuto un premio per l'alto numero di iscritti ai corsi provenienti da altri Paesi, ma a causa della crisi quest’anno gli studenti sono calati di duecentocinquanta unità
Università di Genova foto di Andrzej Otrębski

Sono calati del 2,7 per cento contro il dato nazionale del -3.3 per cento. All’Università di Genova, dunque, quest’anno conterà duecentocinquanta studenti in meno rispetto allo scorso anno. Secondo il rettore Giacomo Deferrari «La diminuzione degli iscritti dipende quasi esclusivamente dalla situazione economica. È chiaro che se io so che la mia famiglia non ha i soldi per mandarmi all'università e in più so che quando mi laureo non trovo lavoro, è evidente che l'università non è una buona prospettiva».

Secondo il rettore il colpevole di questo calo è senz’altro il governo, con i tagli previsti dalla spending review all'università e alla ricerca. «È stata irresponsabile la scelta di contrarre ulteriormente i finanziamenti ministeriali e in particolare il fondo di finanziamento ordinario che dal 2008 è diminuito del 16 per cento. Inoltre pochi mesi fa nuove norme hanno fortemente limitato la possibilità di reclutare personale docente».

Via Balbi è la strada, tagliata dai carruggi, che dalla stazione ferroviaria di Porta Principe scende verso il centro storico di Genova. È la via dell’università, su di essa, infatti, s’affaccia la segreteria e alcune facoltà. Genova porto di mare, città da sempre di passaggio e ora anche di permanenza di persone di tutte le etnie presenti sulla terra. Città dove anche l’Università respira un’aria più internazionale di tante altre. Tanti studenti arrivano qui da Pechino, Hong Kong e Shezen. E proprio l’Università di Genova è stata premiata di recente come l'ateneo, tra quelli di medie dimensioni, più internazionalizzato d'Italia.

Questo ateneo infatti è scelto ogni anno da tanti  stranieri e non solamente gli europei favoriti dal progetto Erasmus che nel 2012 ha coinvolto 467 ragazzi, arrivati dalla Spagna, dalla Francia, e dalla Germania. Altri sono arrivati qui grazie a una serie di accordi e programmi di scambio internazionali. Tra questi i più numerosi sono gli albanesi «che considerano l'Italia come una seconda patria e parlano perfettamente la nostra lingua – spiega il professor Marsonet, prorettore delle relazioni internazionali dell'Università di Genova -. Poi ci sono i cinesi seguiti dai sud americani».

Non sono i figli di immigrati, come si potrebbe pensare, ma studenti provenienti dall'Ecuador, dal Cile e dal Perù, che rappresentano il 10 per cento delle matricole dell'ateneo. Ma la vera novità è il numero di cinesi iscritti qui. Nell'ultimo anno sono arrivati in quattrocentoventi a studiare ingegneria navale o per specializzarsi nei corsi di yacht design nel polo di La Spezia per poi tornare nuovamente in Cina per mettere a frutto i segreti del "made in Italy". «Sono una grande risorsa per il nostro ateneo – sottolinea il professor Marsonet,  – il programma di scambio con la Cina era iniziato un po' in sordina ma in pochi anni gli studenti che hanno scelto di venire a studiare a Genova sono a dir poco raddoppiati». Ecco perché è nato anche il "China desk", un ufficio accoglienza gestito da giovani cinesi in grado di parlare perfettamente italiano e pronti ad aiutare i connazionali nei primi periodi di permanenza.

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