A Cosenza la relazione fa storia e apre al futuro

Un convegno sulla città all'Università di Cosenza tra studiosi di diverse discipline per scoprire risorse emergenti dalla storia, dall'antropologia e dalla teologia. Con un esempio: Loppiano, la cittadella del Movimento dei focolari 
Cosenza
 Uno storico inglese del XVII secolo sosteneva che «gli uomini, non le case, fanno le città». Dovevano essere dello stesso avviso anche i greci e tanto più filosofi come Aristotele e Tucidide se alcuni secoli prima parlavano di Hamonoia o della Polis non come luogo fisico ma da un punto di vista comunitario. Ma oggi grazie all’analisi storica è possibile pensare ad una città relazionale? Se n’è parlato il 16 e il 17 novembre al  convegno  “La città luogo di relazione: genesi e trasformazioni”  presso l’Università della Calabria con contributo di studiosi di diverse discipline con balzi in avanti e indietro nel tempo. 

 

L’idea «Nata da un gruppo di giovani e meno giovani accademici e non con l’obiettivo di lavorare su un tema comune, quale quello dello sviluppo diacronico della città nel tempo, che aiutasse a riflettere sul presente partendo dalla storia» ci dice una delle relatrici Maria Intrieri, professore associato di Storia greca alla Facoltà di Calabria.

 

L’approccio «Di solito non è molto frequente che in ambito accademico ci si scambino e si condividano opinioni e relazioni prima del convegno stesso – continua la prof. ssa Intrieri –. Non è accaduto in questo caso, come d’altro canto è stato bello che studiosi di diverse discipline abbiano coniugato un linguaggio scientifico ad uno più comprensibile per tutti». Una “comunità virtuale”  – come l’ha definita un altro relatore, il prof. Paolo Siniscalco –, dove il tema della città è diventato esso stesso "luogo di relazione". 

 

Le tematiche Aristotele, Tucidide e la città nelle varie fasi storiche. Spazio anche alla Cosenza post-bellica, quando mentre si consumava la lacerazione del tessuto urbano della città bombardata dopo la ritirata tedesca,  emergevano i gesti di solidarietà e di amore cristiano di suor Elena Aiello la religiosa che fondò l’ordine della suore Minime della Passione e che molto ha fatto per i bambini abbandonati. Ma c’è stato spazio anche per la città di Giorgio La Pira a questo convegno. La sua idea di vocazione totale della città  che parte dall’annesso potere costituito politico e religioso per arrivare alle potenziali concretizzazioni ribadendone il senso comune. 

 

Quale sviluppo per la città Ma come fare se nelle megalopoli la relazione e il senso di comunità tende a smarrirsi? Una tavola rotonda ha analizzato il presente e il futuro della città – a cui spazio anche anche ad un nuovo modo di essere città con Loppiano (Fi) –, con studiosi di diversi ambiti: sociologia, antropologia e teologia. E alla domanda se può essere valido parlare di città cristiana, il prof. Silvio Cataldi risponde: «Sì se aperta alla relazione alla cultura con un nuovo modo di essere Chiesa e con sguardo al passato. Teologia che non dà categorie strette perché la cultura si sta globalizzando». Una sfida per il futuro che per il prof. Cataldi  «sta tutta nella città ideale-virtuale dove le risorse si investono nella totalità della persona: anima e corpo». 

 

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