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Persona e famiglia > Società

Le donne con disabilità chiedono maggiore accessibilità nella lotta contro la violenza di genere

di Alba Cobos Medina

- Fonte: Città Nuova

Nel suo manifesto per la Giornata Internazionale della Donna, la Fondazione CERMI Donne, che fa parte del Comitato Spagnolo dei Rappresentanti delle Persone con Disabilità (CERMI), chiede una maggiore considerazione della loro situazione nell’elaborazione delle politiche pubbliche e sottolinea i risultati ottenuti negli ultimi venticinque anni per quanto riguarda i diritti di questo gruppo.

Fonte: Pexels

In occasione dell’8 marzo, le donne con disabilità in Spagna alzano la voce ancora una volta per chiedere una reale attenzione alla loro situazione specifica. Quest’anno, inoltre, l’istituzione CERMI festeggia 25 anni dalla sua creazione. Per questo motivo, nel suo manifesto per la Giornata Internazionale della Donna, la fondazione passa in rassegna le conquiste di questo quarto di secolo e indica diversi fronti su cui continuare a lavorare. Per quanto riguarda le questioni che preoccupano questo gruppo, sottolinea il fatto che le risorse volte a combattere la violenza contro le donne non sono «pienamente accessibili o inclusive». La prova è che «i professionisti specializzati non hanno la formazione adeguata per rispondere a questa realtà, né sono stati stabiliti adeguati protocolli d’azione per consentire un approccio integrale», sottolineano. Inoltre, le donne con disabilità hanno ulteriori ostacoli quando si tratta di denunciare la violenza contro di loro, poiché soffrono di «una mancanza di credibilità» come denuncianti e testimoni, e hanno «barriere di ogni tipo che impediscono loro di accedere alla giustizia in condizioni di parità», secondo l’istituzione.

CERMI Donne si preoccupa anche delle conseguenze della violenza sul corpo delle donne con disabilità. Anche se la sterilizzazione forzata è stata recentemente eliminata dal sistema legale spagnolo, nell’ultimo decennio è stata usata contro più di mille persone, soprattutto donne. Le rappresentanti sottolineano che questa pratica, che descrivono come «dannosa, inumana e degradante», ha gravi conseguenze a diversi livelli, che devono essere affrontate. D’altra parte, considerano che il controllo sui loro corpi continua ad essere esercitato «in altri modi, ancora più nascosti e invisibili e, quindi, più difficili da controllare», e che i loro diritti sessuali e riproduttivi «continuano ad essere un terreno vietato dove si applicano rigidi controlli».

Un’altra questione che ha un impatto speciale sulla vita delle donne con disabilità è la violenza economica. Come sottolinea l’organizzazione, le donne di questo gruppo hanno «un tasso di attività di circa il 34%, cioè 42 punti percentuali in meno della popolazione senza disabilità, e un salario annuo lordo di 5.500 euro in meno a quello di una persona senza disabilità», il che le porta «alla povertà e all’esclusione sociale senza palliativi». Un’altra conseguenza, aggiungono, è l’invisibilità dell’assistenza, di cui le donne con disabilità non sono solo destinatarie, ma anche fornitrici.

Per queste ragioni, CERMI Donne chiede che, nell’attuazione delle misure del Patto di Stato contro la violenza di genere, si assicuri che la «politica pubblica di individuazione, assistenza, aiuto e protezione sia pienamente accessibile e inclusiva». Questo punto richiama anche la figura dell’assistenza personale e la necessità di fornire servizi di logopedia, che sono fondamentali per l’accesso alla giustizia e una via d’uscita dall’esclusione sociale. Inoltre, le rappresentanti delle donne con disabilità chiedono «parità di accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva» e attenzione alle persone che hanno subito la sterilizzazione forzata per «compensare i danni causati da queste pratiche che sono contrarie ai diritti umani».

In termini di politiche di cura, chiedono che la «dimensione di empowerment della cura» sia messa in evidenza, che le sia data visibilità e che si tenga conto dei contributi non monetizzati ma essenziali che le donne con disabilità danno «nell’ambito della riproduzione della vita». Su questa linea, chiedono anche dei cambiamenti nelle politiche di congedo di cura retribuito e di conciliazione tra lavoro e vita privata, in modo che tengano conto anche dei «compiti di auto-cura dovuti alla disabilità». Affermano che solo allora «ci sarà un impegno reale per eliminare l’impoverimento e l’esclusione delle donne con disabilità, specialmente se sono o desiderano diventare madri». Considerano anche essenziale che le politiche di impiego pubblico abbiano un approccio che consideri non solo il genere, ma anche la disabilità, così come la discriminazione multipla che può verificarsi a causa dell’intersezionalità di altri fattori.

D’altra parte, tra i risultati più notevoli degli ultimi venticinque anni, CERMI Donne evidenzia l’approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, «un risultato», sottolineano dalla fondazione «che è stato raggiunto grazie alle richieste di una base sociale critica e attiva» di persone con disabilità di tutto il mondo. Fu grazie a questo che, dopo molti sforzi, fu incluso nella convenzione l’articolo 6, che riconosce «che le donne e le bambine con disabilità sono soggette a molteplici forme di discriminazione» e, di conseguenza, richiede agli Stati di adottare misure specifiche per combattere questa disuguaglianza. Inoltre, è stato durante questo periodo che una donna con disabilità è stata per la prima volta membro del Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW). Allo stesso modo, nel 1997, l’anno in cui è stato creato il CERMI, il primo Manifesto delle donne e delle bambine con disabilità in Europa è stato pubblicato dal Forum Europeo della Disabilità. La Fondazione sottolinea anche il seguito di questo, pubblicato nel 2011, un documento «più maturo e riflessivo», affermano.

Leggi chiave sono state approvate anche in Spagna. Tra le altre, la legge organica 2/2018, del 5 dicembre, «che ha modificato il regime elettorale generale per garantire il diritto di voto a tutte le persone con disabilità». Altre tappe molto recenti segnalate dalle donne del CERMI sono state l’approvazione della «Legge Organica 2/2020, del 16 dicembre, che modifica il Codice penale per eliminare la sterilizzazione forzata o non consensuale delle persone con disabilità che sono giudizialmente incapaci» e la Legge 8/2021, del 2 giugno, «che riforma la legislazione civile e processuale per sostenere le persone con disabilità nell’esercizio della loro capacità giuridica», indicano.

Da CERMI Donne sottolineano che in questo quarto di secolo sono stati fatti numerosi progressi legislativi e che questi sono stati accompagnati da una maggiore consapevolezza sociale. Nonostante ciò, evidenziano che «giorno per giorno, la nostra cittadinanza continua ad essere subordinata». Quindi, ora più che mai, è il momento di ascoltare queste richieste.

Accesso al manifesto:
http://boletingenerosidad.cermi.es/noticia/Veinticinco-anos-conquistas-reivindicacion-Dia-Internacional-Mujer-Manifiesto-CERMI-Mujeres.aspx

Accesso al manifesto di facile lettura:
https://www.cermi.es/sites/default/files/docs/novedades/Manifiesto%20CERMI%20Mujeres.%208%20de%20marzo%20de%202022%20Lectura%20f%C3%A1cil.pdf

Accesso al manifesto nella lingua dei segni (Spagna):
https://www.youtube.com/watch?v=3zTJQ1ZQCOo

Las mujeres con discapacidad exigen una mayor accesibilidad en el combate contra la violencia machista

En su manifiesto por el Día Internacional de la Mujer, la Fundación CERMI Mujeres, parte del Comité Español de Representantes de las Personas con Discapacidad (CERMI) reivindica una mayor consideración de su situación a la hora de elaborar las políticas públicas y pone en valor los logros conseguidos en los últimos veinticinco años respecto a los derechos de este colectivo.

Con motivo del 8 de marzo, las mujeres con discapacidad de España vuelven a alzar su voz para reclamar una atención real a su situación específica. Este año, además, la institución CERMI celebra 25 años desde su creación. Por ese motivo, en su manifiesto del Día Internacional de la Mujer, la fundación hace un repaso de los logros conseguidos en este cuarto de siglo y apunta distintos frentes en los que seguir trabajando. En cuanto a las cuestiones que preocupan a este colectivo, destaca que los recursos destinados a luchar contra la violencia contra las mujeres no son «plenamente accesibles ni inclusivos». Prueba de esto es que «las y los profesionales especializados no cuentan con una formación idónea para dar respuesta a esta realidad, ni se han establecido protocolos de actuación adecuados que permitan un abordaje integral», señalan. Además, las mujeres con discapacidad tienen obstáculos añadidos a la hora de denunciar la violencia que se ejerce hacia ellas, pues sufren «la falta de credibilidad» como denunciantes y testigos, y tienen «las barreras de todo tipo que les impiden acceder a la justicia en igualdad de condiciones», afirman desde la institución.

Asimismo, para CERMI Mujeres son preocupantes las consecuencias que tiene la violencia que se ejerce sobre los cuerpos de las mujeres con discapacidad. Si bien la esterilización forzosa ha sido eliminada recientemente del ordenamiento jurídico español, en la última década ha sido empleada contra más de mil personas, en su mayoría mujeres. Las representantes apuntan que esta práctica, que califican como «nociva, inhumana y degradante», tiene graves consecuencias a distintos niveles, que deben ser atendidas. Por otro lado, consideran que el control sobre sus cuerpos sigue ejerciéndose «por otras vías, aún más ocultas e invisibles y, por ende, más difíciles de controlar», y que sus derechos sexuales y reproductivos «continúan siendo un terreno vedado donde se aplican férreos controles».

Otra de las cuestiones que tiene especial incidencia en la vida de las mujeres con discapacidad es la violencia económica. Como apuntan desde la entidad, las mujeres de este colectivo tienen «una tasa de actividad que ronda el 34%, es decir, 42 puntos porcentuales menos que la población sin discapacidad, y con un salario bruto anual 5.500 euros inferior al de una persona sin discapacidad», lo que les aboca «a la pobreza y a la exclusión social sin paliativos». Otra consecuencia de esto, añaden, es la invisibilización de los cuidados, de los que las mujeres con discapacidad no son solo receptoras, sino también proveedoras.

Por estos motivos, desde CERMI Mujeres se demanda que, al ponerse en marcha las medidas del pacto de Estado contra la Violencia de género, se asegure que la «política pública de detección, asistencia, ayuda y protección sea plenamente accesible e inclusiva». En este punto también se reivindica la figura de la asistencia personal y la necesidad de disposición de servicios de logopedia, claves para el acceso a la justicia y la salida de la exclusión social. Además, las representantes de las mujeres con discapacidad piden «una equidad en el acceso a los servicios de salud sexual y reproductiva» y una atención a las personas que han sufrido esterilización forzosa para «resarcir el daño ocasionado por estas prácticas contrarias a los derechos humanos».

En cuanto a las políticas de cuidados, piden que se destaque la «dimensión de empoderamiento de estos», que se les otorgue visibilidad y se contabilicen las contribuciones no monetizadas pero esenciales que las mujeres con discapacidad realizan «en el ámbito de la reproducción de la vida». En esta línea también, demandan modificaciones respecto a los permisos retribuidos de cuidados y las políticas de conciliación, para que la favorezcan teniendo también en cuenta «las tareas de autocuidado de la salud por razón de discapacidad». Afirman que solo entonces «se realizará una verdadera apuesta por eliminar el empobrecimiento y la exclusión de las mujeres con discapacidad, especialmente si son o desean ser madres». Asimismo, consideran fundamental que las políticas públicas de empleo tengan un enfoque que considere no solo el género, sino también la discapacidad; así como la discriminación múltiple que pueda darse por la interseccionalidad de otros factores.

Por otro lado, entre los logros más destacables de los últimos veinticinco años, CERMI Mujeres resalta la aprobación de la Convención de los Derechos de las Personas con Discapacidad de las Naciones Unidas, «una conquista», señalan desde la fundación «que se consiguió gracias a las reivindicaciones de una base social crítica y activa» de personas con discapacidad de todo el mundo. Fue gracias a esto, que, tras mucho esfuerzo, se logró incluir el artículo 6 en dicha convención, que reconoce «que las mujeres y niñas con discapacidad están sujetas a múltiples formas de discriminación», y, como consecuencia, exige a los estados adoptar medidas específicas para combatir esta desigualdad. Además, ha sido durante este periodo de tiempo cuando una mujer con discapacidad ha formado parte por primera vez el Comité para la Eliminación de la Discriminación de la Mujer (CEDAW). Asimismo, en 1997, año de la creación de CERMI, se publicó el primer Manifiesto de Mujeres y Niñas con Discapacidad de Europa, del Foro Europeo de la Discapacidad. También destacan desde la Fundación la secuela de este, publicado en 2011, un documento «más maduro y reflexivo», indican.

En España también se han aprobado leyes clave. Entre otras, la Ley Orgánica 2/2018, de 5 de diciembre, «que modificó el Régimen Electoral General para garantizar el derecho de sufragio de todas las personas con discapacidad». Otros hitos muy recientes que apuntan desde CERMI Mujeres han sido la aprobación de «la Ley Orgánica 2/2020, de 16 de diciembre, de modificación del Código Penal para la erradicación de la esterilización forzada o no consentida de personas con discapacidad incapacitadas judicialmente» así como la Ley 8/2021, de 2 de junio, «por la que se reforma la legislación civil y procesal para el apoyo a las personas con discapacidad en el ejercicio de su capacidad jurídica», indican.

Desde CERMI Mujeres remarcan que son numerosos los avances legislativos que se han dado en este cuarto de siglo, y que estos han estado acompañados de una mayor conciencia social. A pesar de esto, apuntan que «en el día a día, nuestra ciudadanía sigue siendo subalterna». Por ello, ahora más que nunca, es el momento de escuchar estas reivindicaciones.

Acceso al manifiesto
http://boletingenerosidad.cermi.es/noticia/Veinticinco-anos-conquistas-reivindicacion-Dia-Internacional-Mujer-Manifiesto-CERMI-Mujeres.aspx

Acceso al manifiesto en lectura fácil
https://www.cermi.es/sites/default/files/docs/novedades/Manifiesto%20CERMI%20Mujeres.%208%20de%20marzo%20de%202022%20Lectura%20f%C3%A1cil.pdf

Acceso al manifiesto en lengua de signos (España)
https://www.youtube.com/watch?v=3zTJQ1ZQCOo

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