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Luca Argentero convince come “Doc” anche con la pandemia

di Edoardo Zaccagnini

- Fonte: Città Nuova

La seconda stagione della fiction Rai “Doc, nelle tue mani”, che ha come protagonista principale Luca Argentero, riscuote ancora il favore del pubblico anche se affronta temi dolorosi come il Covid.

Luca Argentero. Foto di Stefano Colarieti / LaPresse.

I passaggi più importanti, decisamente forti e toccanti, della seconda stagione di Doc – nelle tue mani, sono senza dubbio quelli che raccontano l’impatto del Covid sulle corsie d’ospedale. Si trovano sparsi nei vari episodi (in particolare nel terzo e nell’ottavo tra quelli finora andati in onda) di questo medical drama di Rai1 dallo share altissimo, dal ritmo spedito e da una coralità di personaggi tutto sommato ben scolpiti che orbitano attorno al medico Andrea Fanti, interpretato (con una certa bravura) da Luca Argentero. È lui il Doc del titolo: uno che si prende per indole tante responsabilità, che indossa in modo naturale la fascia di capitano e fa da scudo, da modello, da fratello, da padre, alla bella squadra, alla famiglia, che gli gioca ai fianchi.

Doc è uno che pure se ha perso dodici anni di memoria (la storia è tratta da quella vera di Pierdante Piccioni) non ha smarrito l’intuito nelle diagnosi e la determinazione a curare il paziente a partire dalla persona: come qualcosa di unico. Anche lui, però, come gli altri del reparto di medicina interna dell’immaginario Policlinico Ambrosiano viene attraversato, meglio dire travolto, dolorosamente e tragicamente, dall’onda gigante che dal febbraio del 2020 attanaglia il mondo. Ed è la prima volta che un tema così forte e delicato entra in una fiction italiana. E lo fa, ancora a caldo, con una decisione persino sorprendente. Che però emoziona prima di disturbare. Che certamente scuote, ma che, nel fare memoria su questa recente, atroce esperienza umana, è un omaggio in più a quelle persone che silenziosamente in tuta bianca, coi nomi scritti sulla schiena e con la foto sul petto per essere riconoscibili, sono state lì, con coraggio, quando ancora si sapeva poco di questo terribile nemico, e hanno lottato senza esitare.

Accanto a loro, in questa seconda stagione che andrà in onda fino al 10 marzo prossimo (per 16 episodi totali tutti recuperabili su Raiplay) vediamo i pazienti intubati e sfiniti; li vediamo morire, e lo stesso capita a due tra i medici del reparto. Gli altri, tra cui lo stesso Fanti (tutti validi dal punto di vista medico come da quello umano – a parte l’inevitabile “cattivo” rappresentato nella seconda stagione dal nuovo primario Cecilia Tedeschi) si dividono tra silenziosa perseveranza e un lancinante senso di impotenza, tra un totale e coraggioso dono di sè, delle proprie competenze al prossimo, e il senso di colpa per gli eventuali, inevitabili, errori commessi nell’emergenza improvvisa. Per le obbligate difficoltà della prima ondata.

Vediamo Fanti piangere, e non solo lui, in questa tempesta più potente e dannosa dei problemi interni del reparto. Che non mancano, anzi, e che insieme alle storie personali, affettive, sentimentali (meglio dosate e diluite rispetto ad altre serie omologhe) aggiungono dinamismo e sale agli episodi. Se Doc – nelle tue mani (prodotto dalla Lux Vide di Luca Bernabei in collaborazione con Rai Fiction) ha ottenuto un grande successo sin dalla prima stagione, è certamente per l’equilibrio interno al racconto: per l’armonica miscela di clinico e privato tra pazienti, medici e infermieri (vedi soprattutto la caposala Teresa): elementi ai quali hanno dato una mano la tendenza ad aprire a tematiche di rilevanza sociale e un accettabile approfondimento dei caratteri. Ma è altrettanto vero che spalancare così apertamente questa drammatica pagina di Storia mondiale sposta il peso e il valore di questa fiction tra le più popolari degli ultimi anni, nella quale continuano a non mancare parole costruttive, interessate al bene collettivo. Ed è cosa buona.

 

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