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Cultura > Mostre

Restituire la bellezza

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

A Roma, al Palazzo delle Esposizioni, la ventesima edizione di “Restituzioni”. Dal 1989 oltre 2.200 opere restaurate.

Luca Giordano, Lotta tra Perseo e Fineo, 1680 circa. © MiC – Musei Nazionali di Genova – Palazzo Reale. Foto: Mauro Ranzani

Il vasto programma di Intesa San Paolo per ridonare al pubblico la bellezza dell’arte compie vent’anni. Quest’anno sono 128 le opere, provenienti dall’intera Italia, dal XV secolo a.C. al 1965. Uno spettacolo, una passeggiata lungo i secoli attraverso il linguaggio dell’arte che affascina e non muore perché è un’esigenza dell’animo umano.

Fra le 128 esposte, ne scegliamo alcune, non potendo parlare di tutte. Ma visitando la rassegna ognuno potrà fare una sua scelta e acquistare o riacquistare la coscienza della vastità e varietà ma anche della fragilità del nostro patrimonio artistico.

Ecco una panoramica. Osserviamo l’Altare ligneo dalla chiesa dei Santi Apostoli e san Nazaro a Milano scolpito tra il 1495 e il 1510 dal fiammingo Jian II Borman, in genere poco visibile quando invece è un tardogotico raffinatissimo. Poi, la preziosa Madonna col Bambino di Giovanni Bellini (1470 circa) di Collezione privata che ha recuperato il rosso aurorale del manto e il rosa del cielo, e insieme la grande tavola da Capodimonte (Napoli, 1450 circa ) di Colantonio con San Francesco che dà la regola: il restauro evidenzia con felicità le diverse gradazioni del saio dei frati e delle suore.

Pannello raffigurante l’episodio di Ercole che uccide la cerva di Cerinea, prima metà del VI secolo. Ravenna, Museo Nazionale. Foto: Fabrizio Zani

Osservo la statuetta d’avorio da Lugnano, frazione di Rieti, con la Madonna e il Bambino (1290) dolcemente ancheggiante e poi quel marmo del VI secolo a.C. da Ravenna: Ercole con i resti di colore rosso nei capelli e i l corpo elastico, candido, scultura di enorme raffinatezza.

Sfilano le tele barocche di Sei e Settecento: Luca Giordano, Andrea Celesti, Mattia Preti, Fra Galgario, Sebastiano Ricci maestri di scene sacre e profane di esaltante e colorato dinamismo.

Roma, Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX. Foto: Nicoletta Vicenzi

Ma è pure piacevole soffermarci sui costumi restaurati: quello del sarto Giuseppe Paradisi e il suo Abito femminile ricamato del 1926 in stile Charleston, o il costume femminile festivo di san Paolo Albanese del XX secolo proveniente dalla zona di Potenza. Per non parlare del Trono ligneo e dorato del 1870 scolpito da Luigi Ottajano dal Palazzo Reale di Napoli, di austera maestà. E ancora: oreficerie, paramenti, arazzi. Si arriva al Novecento con i bozzetti degli affreschi romani di Campigli e Sironi e la tela della Famiglia di pescatori di Felice Carena (1933) da Anticoli (Roma) ed altre opere.

Certo mancano alcuni lavori grandiosi intrasportabili: il Cavallo colossale in gesso del Canova da Bassano del Grappa (Vicenza) o gli affreschi restaurati della chiesetta di Santa Maria foris portas a Castelseprio (Varese) databili al VII secolo, misteriosi, un enigma nella storia dell’arte. E così via.

Rimane impressa a fine mostra la sensazione di aver ritrovato alcuni frammenti della Grande Bellezza del nostro Paese, sottratti all’incuria degli uomini (si veda il recente crollo a Roma) e del tempo. Da non perdere.

Restituzioni 2025. Roma, Palazzo delle Esposizioni. Fino al 18.1 (catalogo Allemandi).

Trono, 1874, di Luigi Ottajano, pre restauro. Archivio fotografico Palazzo Reale di Napoli

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