A Gaza muore la civiltà: qui la storia ancora inverte il suo corso. Il processo disumanizzante innescato con la strage efferata compiuta da Hamas il famigerato 7 ottobre, si sviluppa e si completa a Gaza.
Non avremmo mai immaginato che un governo d’Israele potesse arrivare a tanto. Nessuno ha il diritto di distruggere le Città.
A Gaza scompare la riflessione sulla Dignità dell’uomo che con Pico, e l’umanesimo fiorentino recuperava, chiariva, sviluppava e rilanciava un percorso antico: traeva linfa dal pensiero classico (basti riandare agli stoici o ai passi di Seneca sul trattamento degli schiavi), ma soprattutto attingeva all’ebraismo (patrimonio dell’umanità), traeva linfa dal cristianesimo, accoglieva i contributi culturali degli arabi.
Parlare oggi di dignità dell’uomo non è più nemmeno retorica. Con Gaza, tale dignità finisce.
I traguardi raggiunti attraverso i secoli svaniscono con i missili e con le cannonate, con la volontà di distruggere, di affamare, di martirizzare gli inermi.
Non è più nemmeno guerra, ciò che sta accadendo a Gaza. Non è guerra lo sterminio di un popolo inerme. È il suicidio dell’umanità.
Dov’è l’Europa, che ha vinto la pace con l’attribuzione del Premio del 2012? Dov’è la sua creatività proporzionata ai drammi della presente stagione storica? Quali iniziative politiche pone in atto per rendere plausibile quel Nobel che le è stato assegnato, per rendere vitale la sua vocazione nella complessità delle sfide che oggi si pongono al mondo intero?
Come potrà rinnovare il percorso che la portò agli accordi di Helsinki che dettero stabilità al continente e favorirono sicurezza e pace?
Di fronte a Gaza, di fronte al Mediterraneo cerniera di tre continenti, divenuto una delle aree più instabili del pianeta, alla tragedia dell’Ucraina, al bisogno per l’Europa di “respirare con due polmoni”, quello dell’est e quello dell’ovest (comprendendo la Russia fino agli Urali), occorre una nuova Helsinki Mediterranea, proporzionata ai problemi di oggi (politici, economici, ecologici) che avvii e dilati, come fu nel 1975, una cooperazione strutturale permanente.
La Storia umana non può morire a Gaza, ma da Gaza e da Gerusalemme può ripartire. Dalla Terra di Abramo, padre delle tre Religioni del Libro, può riaccendersi la speranza.
E l’Europa, se riesce a guardare se stessa da questi luoghi, può ritrovare la sua anima, recuperare le sue radici. Con esse offrire al mondo il contributo della vera laicità che la distingue e che ha dato vita a un’esperienza inedita di democrazia sostanziale fondata sul diritto e sui diritti umani.
Cessi subito la strage, tacciano le armi, si liberino gli ostaggi, si riconosca lo Stato di Palestina, si riaprano negoziati come unico metodo possibile per la risoluzione dei conflitti per il raggiungimento della pace, una “pace giusta”.