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Cardinale Pizzaballa: Cristo è a Gaza, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie

di Sara Fornaro

- Fonte: Città Nuova

Sara Fornaro

Il Parlamento israeliano ha approvato una mozione per l’annessione dei territori palestinesi della Cisgiordania. L’appello della cantante Noa alla sua gente: “Popolo di Israele ferma le uccisioni. Questo non siamo noi. Questo è il diavolo all’opera…”. Il patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa: quanto accade a Gaza “è moralmente inaccettabile e ingiustificabile”

Un ragazzo piange la morte del fratello presso l’Al-Shifa di Gaza City, 23 luglio 2025. Ansa, EPA/MOHAMMED SABER

I carri armati israeliani sono entrati da qualche giorno nella Striscia di Gaza, cominciando a radere completamente al suolo quel poco che i bombardamenti quotidiani dal 7 ottobre 2023 avevano lasciato in piedi. L’obiettivo lo ha illustrato la ministra israeliana per l’Intelligence, Gila Gamliel. Con alcuni video realizzati con l’intelligenza artificiale ha mostrato come il suo governo immagina il futuro della terra palestinese. Come nella clip postata mesi fa dal presidente americano, si vede una lussuosa riviera, con grattacieli e resort, dove, tra gli altri, passeggiano Trump e il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Il testo è chiaro: “Ecco come sarà Gaza nel futuro. O noi o loro!”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (al centro) partecipa a una sessione plenaria della Knesset (il Parlamento israeliano) per votare l’annessione della Cisgiordania. Il disegno di legge, presentato dal Partito Sionista Religioso, prevede l’imposizione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania e il nuovo nome di “Giudea e Samaria”. Foto Ansa, EPA/ABIR SULTAN

La mozione per annettere la Cisgiordania ad Israele
Il concetto è stato ribadito mercoledì 23 luglio dalla Knesset, il Parlamento di Israele, che ha approvato con 71 voti a favore e 13 contrari la mozione, non vincolante, ma fortemente simbolica, per l’annessione della Cisgiordania – Giudea, Samaria, Valle del Giordano – sotto il governo israeliano. Parliamo dei Territori palestinesi noti come West Bank, dove – per capirci – non c’è Hamas, ma ci sono i coloni israeliani, che cercano di appropriarsene.

Al termine della votazione, come riportato dal quotidiano Time of Israel, il presidente del Parlamento Amir Ohana ha spiegato che: “Questa è la nostra terra. Questa è casa nostra. La terra d’Israele appartiene al popolo d’Israele”. La votazione, per Hussein al-Sheikh, vice del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, è stata “un assalto diretto ai diritti del popolo palestinese”, ed esorta la comunità internazionale a intervenire per respingere le violazioni israeliane.

A livello internazionale vanno segnalati tre interventi. Il primo è una dichiarazione congiunta di 30 ministri degli Esteri (tra cui quelli di Italia, Canada, Giappone, Australia e del commissario dell’Unione europea per la Gestione delle crisi). I firmatari hanno sollecitato l’immediata fine della guerra, chiedendo ad Hamas il rilascio degli ostaggi e “al governo israeliano di revocare immediatamente le restrizioni sul flusso di aiuti”. La negazione da parte del governo israeliano di assistenza umanitaria alla popolazione civile “è inaccettabile. Israele deve rispettare i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario”. È stato un primo e timido passo, visto che non c’è ancora nessuna sanzione né l’interruzione delle forniture di armi verso Israele.

Il secondo intervento è stato del Brasile, che ha annunciato di voler affiancare il Sudafrica – di fronte alla corte penale internazionale (CPI) – che indaga se lo sterminio dei palestinesi sia in realtà un genocidio.

Il terzo intervento è dell’ambasciatore israeliano presso l’Onu, Danny Danon, per il quale l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) sarebbe affiliato ad Hamas. Insomma, continua il tentativo di smantellare la rete di aiuti delle Nazioni Unite, i cui operatori non possono più entrare a Gaza.

Francesca Albanese, presenta il suo primo rapporto sui territori palestinesi occupati 2023 ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Chiunque denuncia l’orrore in atto in Palestina viene tacciato di antisemitismo o denigrato e accusato di collaborare con i terroristi di Hamas, com’è accaduto a Francesca Albanese, relatrice dell’Onu sui Territori palestinesi occupati da Israele, che in un report ha elencato le multinazionali che fanno affari sulla pelle dei civili e dei bambini ammazzati, affamati e derubati della propria terra e dei propri diritti.

La Chiesa cattolica chiede spiegazioni a Israele
Dopo il bombardamento israeliano sull’unica chiesa cattolica di Gaza, la parrocchia della Sacra Famiglia, che ha provocato tre morti e numerosi feriti, la diplomazia vaticana ha cambiato passo. I missili hanno dato il motivo alla Chiesa di alzare la voce sul massacro dei palestinesi, costato la vita a oltre 60mila persone, soprattutto bambini, e la riduzione alla fame dei sopravvissuti, con bombardamenti e uccisioni quotidiane, da quasi due anni.

Manifestanti tengono uno striscione raffigurante bambini palestinesi che soffrono di grave malnutrizione, durante una manifestazione che chiede la fine della guerra a Gaza, presso l’Università di Sana’a, a Sana’a, Yemen, il 23 luglio 2025. Ansa, EPA/YAHYA ARHAB

Dopo i duri interventi di Leone XIV e del vicario del papa per la diocesi di Roma, Baldassarre Reina, è intervenuto anche il segretario di Stato, Pietro Parolin, che al Tg2 ha dichiarato di aspettare che dal governo israeliano “ci dicano che cosa è effettivamente successo: se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c’è stata una volontà di colpire una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione nel Medio Oriente”. Il dubbio è più che legittimo conoscendo le armi e i sistemi di intelligenza artificiale dell’esercito israeliano (Israel Defense Forces, IDF), capaci di colpire, con precisione millimetrica, gli obiettivi designati.

Papa Leone XIV ha parlato con il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas, rinnovando l’appello al pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, sottolineando l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri, il divieto dell’uso della forza e del trasferimento forzato della popolazione, l’urgenza di prestare soccorso a chi è esposto alle conseguenze del conflitto e di permettere l’ingresso di aiuti umanitari.

Palestinesi si mettono al riparo mentre un carro armato israeliano sorveglia un punto di distribuzione di aiuti umanitari vicino a Zikim, nella Striscia di Gaza settentrionale, 20 luglio 2025. Secondo il Ministero della Salute palestinese a Gaza, almeno 67 persone sono state uccise mentre cercavano di ricevere aiuti umanitari nella zona di Zikim. EPA/MOHAMMED SABER

I patriarchi Pizzaballa e Teofilo III tra le macerie di Gaza
Gli aiuti umanitari destinati ai palestinesi sono ancora bloccati.
Sono stati fermati anche quelli portati dal patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, nel suo sopralluogo nella chiesa bombardata.

In una conferenza stampa organizzata con il patriarca Teofilo III della Chiesa ortodossa di Gerusalemme, ha spiegato: “siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato… Abbiamo camminato tra le polveri delle rovine… Eppure, in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di spegnersi. Cristo – ha detto il cardinale Pizzaballa – non è assente da Gaza. È lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni mano tesa verso chi soffre”.

Il bambino palestinese Yazan Abu Foul, di due anni, con la madre Naima, che lo assiste mentre soffre di grave malnutrizione a causa della grave carenza di cibo causata dal blocco imposto da Israele alla Striscia di Gaza, 19 luglio 2025. Foto Ansa, EPA/HAITHAM IMAD

Pizzaballa ha spiegato che la Chiesa, l’intera comunità cristiana, non abbandonerà mai i palestinesi. “I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, scettici, rifugiati, bambini”. Gli aiuti umanitari, ha sottolineato il patriarca latino, “sono una questione di vita o di morte. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo provoca un danno profondo. L’abbiamo visto: uomini che resistono al sole per ore nella speranza di un semplice pasto. È un’umiliazione difficile da sopportare quando la si vede con i propri occhi. È moralmente inaccettabile e ingiustificabile”.

Pizzaballa ha lanciato un appello “ai leader di questa regione e del mondo: non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Deve esserci un modo per restituire la vita, la dignità e tutta l’umanità perduta”. A Gaza, ha affermato il patriarca Teofilo III, “abbiamo incontrato un popolo schiacciato dal peso della guerra, ma che porta dentro di sé l’immagine di Dio… Alla comunità internazionale diciamo: il silenzio di fronte alla sofferenza è un tradimento della coscienza”.

“Popolo di Israele ferma le uccisioni. Questo non siamo noi”
Non nel mio nome! Le uccisioni, il dolore, le bombe, le fiamme, le lacrime… Non nel mio nome! La fame, la vergogna, gli affamati, il conflitto, lo spreco di vite. Non nel mio nome, né nella mia fede né nel mio credo! Questo è il diavolo all’opera, questi sono la corruzione e l’avidità”, con “migliaia e migliaia di persone bisognose, corpi e cuori spezzati, lasciati sanguinare”.

La cantante israeliana Noa con un cartello: Salva Gaza dalla fame! Ora! Foto dal profilo Instagram

Parla Noa, cantante israeliana conosciuta in Italia anche per aver cantato la colonna sonora del film La vita è bella di Roberto Benigni. Impegnata da sempre per la pace, sui social ha lanciato un appello alla sua gente: “Popolo di Israele, alza la voce, prendi posizione: hai una scelta. Popolo del Libro, popolo della luce, non proseguire in questa notte oscura. Questo non siamo noi: questo è un grosso errore. Ferma la guerra, ferma le uccisioni, per l’amor del cielo”.

In Israele ci sono state diverse manifestazioni di ebrei e palestinesi in cui insieme chiedevano la pace mostrando le foto dei bambini uccisi nei bombardamenti. I ragazzi e le ragazze del gruppo israeliano Mesarvot, che raccoglie gli obiettori di coscienza, hanno invece bruciato gli ordini di leva gridando “non prenderemo parte al genocidio. Non presteremo il nostro servizio all’apartheid”. Per il loro rifiuto, alcuni sono stati già incarcerati, altri dovranno scontare delle pene detentive. C’è ancora speranza per la Terra Santa. Facciamo tutti la nostra parte.

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