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Il voto in Spagna e le decisioni di Sánchez

di Javier Rubio

- Fonte: Città Nuova

Dopo la sconfitta, il premier uscente ha sorpreso tutti anticipando a luglio le elezioni nazionali. C’è poco tempo per formare le possibili alleanze

Pedro Sánchez (AP Photo/Bernat Armangue, File)

Il dibattito sui motivi per cui il Partito socialista spagnolo (Psoe) è sprofondato nelle elezioni regionali e comunali di domenica scorsa, 28 maggio 2023, è durato poche ore. In pratica, il tempo di cui hanno goduto gli analisti radunati dalle diverse Tv durante la notte elettorale per interpretare i dati che man mano diventavano noti.

L’esultanza dei vincitori è svanita già lunedì mattina con l’annuncio dato dal premier Pedro Sánchez di scioglimento delle Camere e convocazione di Elezioni generali per il 23 luglio.

Cioè, i vincitori non hanno avuto il tempo di godersi i risultati, tranne nei pochi minuti in cui, in ogni sede locale, si sono rivolti ai media per ringraziare i loro votanti. L’interrogativo ora non è tanto il perché della sconfitta o della vittoria, ma il perché della decisione di anticipare le Elezioni generali, che avrebbero dovuto svolgersi a dicembre.

Le votazioni di domenica 28 riguardavano i parlamenti regionali (autonomi) e i comuni, non le Camere dei deputati e i senatori dell’apparato centrale: questi sarebbero stati oggetto delle Elezioni di dicembre prossimo. Ma dopo l’annuncio di Sánchez, le Elezioni generali vengono anticipate a fine luglio.

Non tutte le Comunità autonome (regioni) erano coinvolte nelle Elezioni di domenica scorsa. Delle 17 regioni, 5 prevedono tempi diversi per le loro votazioni. Sono 5 regioni che praticamente occupano la metà del territorio nazionale e quasi la metà della popolazione della Spagna. I comuni, invece, erano tutti attesi all’appuntamento elettorale di domenica scorsa (solo una quarantina di piccoli comuni è rimasta fuori per mancanza di candidati). Ora, è lecito estrapolare il risultato delle Elezioni comunali, alle quali tutti hanno partecipato, riferendole a quelle generali? Per i conservatori, vincitori del 28 maggio, la risposta è affermativa, per i progressisti perdenti non è così evidente.

Mappa del voto in Spagna (Comunità autonome in cui si sono svolte elezioni del 28 maggio. In azzurro quelle dove il Partito popolare ha ottenuto più voti. In rosso quelle dove il Partito socialista ha la maggioranza. In Navarra ha vinto un partito regionale).

Mappa del voto in Spagna (Comunità autonome in cui si sono svolte elezioni del 28 maggio. In azzurro quelle dove il Partito popolare ha ottenuto più voti. In rosso quelle dove il Partito socialista ha la maggioranza. In Navarra ha vinto un partito regionale).

C’è chi in questi giorni ha paragonato la tensione tra progressisti e conservatori con le grandi finali del calcio. Anche se il paragone non è evidentemente adeguato, si direbbe che Pedro Sánchez chieda un tempo supplementare per dimostrare che può vincere. E questa volta in solitaria. Sánchez è arrivato all’apice della politica dopo una mozione di sfiducia all’allora Primo ministro Rajoy (giugno 2018), ma vi è poi rimasto a fatica. Il suo primo mandato, in minoranza, finì in anticipo quando la Camera dei deputati non approvò il bilancio generale.

Due giorni dopo, il 15 febbraio 2019, Sánchez annunciava Elezioni generali per il 23 aprile. Vinse. Ma essendo in minoranza e senza il sostegno di altre forze politiche non riuscì a diventare Capo del governo: il capo dello Stato, il Re, dovete convocare nuove elezioni. Così, il 10 novembre 2019, già in pandemia, Pedro Sánchez vinse di nuovo, anche se raccogliendo meno consensi. Era evidente che da solo non poteva farcela, così si è rivolto ai comunisti di nuovo stampo (Unidas Podemos) per formare un governo di coalizione, anche se aveva sempre affermato che non lo avrebbe mai fatto. Così, nel gennaio 2020, fu incaricato di guidare un governo con il sostegno di piccoli partiti regionali e l’astensione degli indipendentisti.

A Pedro Sánchez forse manca la possibilità di governare da solo, senza fare concessioni agli alleati di governo e ai sostenitori. Concessioni che senz’altro hanno influito sui risultati del 28 maggio. È facile immaginare che la notte di domenica, una volta constatata la débâcle, la direzione socialista si sia radunata per tracciare una strategia che consenta loro di uscire dal buco. Intanto, sorprendendo tutti con l’annuncio di Elezioni anticipate.

Poi impegnando i vincitori che possono fare ombra (Partito popolare e l’estrema destra di Vox), a patteggiare su come suddividersi la torta nelle regioni dove, insieme, potranno sconfiggere lo Psoe. Ci sarà poco tempo per formare le possibili alleanze, sia a destra che a sinistra. E poi c’è da rimediare alla quasi scomparsa dalla mappa politica, il 28 maggio, dell’attuale alleato di governo, Unidas Podemos. Sarà una strategia azzeccata? Lo sapremo entro 50 giorni.

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