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Von der Leyen: l’Europa è pronta a combattere

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

La presidente della Commissione europea ha delineato le sfide che attendono l’Europa nel prossimo futuro, ma non mancano i malumori nella sua maggioranza parlamentare.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, EPA/RONALD WITTEK

Eccolo! Puntuale come un orologio (brussellese), è arrivato anche quest’anno il discorso sullo stato dell’Unione europea (Ue) che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha tenuto al Parlamento europeo riunito a Strasburgo, nel quale, a tratti ci ha fatto fare un bagno di realtà, a tratti è sembrato un libro dei sogni, a tratti è stato deludente. La presidente alla guida dell’esecutivo europeo sa bene che, ovunque, in Europa, c’è fibrillazione: tra gli Stati membri, negli Stati membri, tra i partiti, nei partiti, tra i cittadini, tra gli industriali, tra gli agricoltori. Per non parlare delle fibrillazioni fuori dall’Europa, che lasciano scie di sangue (vero).

I temi della difesa e della sicurezza hanno occupato ampiamente la prima parte del discorso di von der Leyen, che vede di fronte all’Europa enormi sfide geopolitiche e strategiche, a partire dalla guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, fino al rapporto burrascoso con gli Stati Uniti di Donald Trump, un rapporto sull’orlo di una crisi di nervi, come il regista spagnolo Pedro Almodovar titolava un suo noto film.

La proposta di un semestre europeo per la difesa, così come il superamento del voto all’unanimità tra gli Stati membri, sono due interessanti elementi. È indubbio che l’Europa deve badare alla propria difesa e che debba farlo presto. La NATO resta sempre un riferimento per l’Europa, quanto però la NATO voglia esserlo ancora è tutto da vedere.

Quindi, la Commissione europea si prefigge di sostenere finanziariamente gli sforzi di quegli Stati membri in prima linea nella difesa dei nostri confini da una potenziale aggressione russa, così come chiedevano da tempo paesi come Polonia, Estonia e Lituania. L’Ue si prepara dunque ad erigere un muro di droni lungo i suoi confini orientali, anticipando anche 6 miliardi di euro dai prestiti per l’accelerazione delle entrate straordinarie, e concludendo un’Alleanza per i droni con l’Ucraina.

Danni ad un edificio residenziale di nove piani a Kiev, Ucraina, il 7 settembre 2025, dopo un bombardamento russo. Ansa EPA/SERGEY DOLZHENKO

È noto che, finora, l’Ue ha contribuito con 170 miliardi di euro alla difesa dell’Ucraina e che altre risorse finanziarie sono necessarie, ma non possono pagare solo i cittadini europei. Per questo, von der Leyen ha dichiarato che intende utilizzare i fondi russi congelati in Europa a garanzia di un prestito di riparazione per finanziare l’Ucraina negli anni a venire e che, poi, dovranno essere ripagati dalla Russia, solo dopo si sbloccheranno i fondi congelati. Come (e se) questo sarà possibile è tutto da vedere.

La presidente della Commissione europea ha poi toccato la spinosa (forse più vergognosa) questione di Israele, di fronte a numerosi europarlamentari vestiti di rosso per commemorare le vittime di Gaza, promettendo un’azione decisa per rispondere alla crisi umanitaria. La Commissione europea sospenderà i pagamenti bilaterali a Israele, oltre a proporre di sospendere l’accordo commerciale e di sanzionare i ministri estremisti.

Una madre piange la figlia Shayma, uccisa dai soldati israeliani a Gaza. EPA/MOHAMMED SABER

Breve, e non poteva che essere così per evitare troppo imbarazzo, l’accenno all’accordo sui dazi raggiunto (forse più subito) con Donald Trump, necessario per non arrecare troppi danni alle imprese europee e ai cittadini, affermando che l’Ue non scenderà a compromessi sulla sua regolamentazione tecnologica, rischiando di irritare la Casa Bianca.

Interessanti gli accenni alla questione della sicurezza energetica e all’energia pulita, seppure venga considerato anche il nucleare tra queste, finanche la proposta delle autostrade energetiche, per superare quegli otto punti critici di congestione nelle nostre infrastrutture energetiche, dallo stretto di Øresund al canale di Sicilia. Ancora, attenzione al digitale, all’euro digitale, alla mobilità militare e digitale, all’intelligenza artificiale (europea), nonché all’auto elettrica europea.

Infatti, laddove milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli, von der Leyen proporrà all’industria di collaborare a un’iniziativa per auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti, affinché l’Europa abbia una sua e-car: “e” come ecologica (pulita, efficiente, leggera), economica (alla portata di tutti), europea (costruita in Europa, facendo affidamento su catene di approvvigionamento europee). La presidente della Commissione europea ha detto, senza dubbi, che il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte: il futuro delle auto e le auto del futuro devono essere made in Europe.

Von der Leyen ha anche manifestato la volontà di collaborare con le forze democratiche europeiste presenti nel Parlamento europeo, tradotto: estendere la (seconda) maggioranza Ursula, attualmente sottoposta a continue fibrillazioni? È questo, forse, il senso di ciò che alcuni commentatori ritengono una sua svolta a sinistra.

Infatti, richiamandosi al Pilastro europeo dei diritti sociali, definito nel 2017, la presidente della Commissione europea ha strizzato l’occhio alle questioni sociali: ha proposto un atto legislativo su posti di lavoro di qualità, una strategia europea contro la povertà, un pacchetto legislativo sull’accessibilità economica e sul costo della vita, un piano europeo per alloggi a buon mercato per tutti, considerata ormai una vera e propria crisi sociale, arrivando persino a proporre una regolamentazione degli affitti brevi. Ripensando a Totò, poi dice che uno si butta a sinistra… Ma, forse, von der Leyen non può fare diversamente, perché proprio il centro-sinistra della sua coalizione sta scricchiolando.

Ma ci sono questioni molto divisive ancora da affrontare. Per esempio, la questione della migrazione: non basterà la proposta di triplicare le risorse destinate alla gestione della migrazione e delle frontiere nel prossimo bilancio, in modo da poter gestire efficacemente la migrazione e proteggere le nostre frontiere esterne, ma servirà trovare rapidamente un accordo sul sistema comune di rimpatrio, tra gli Stati membri e tra i vari partiti europei, definendo un sistema che la stessa von der Leyen ritiene debba essere umano, ma non ingenuo.

Non sono mancate le contestazioni nell’aula di Strasburgo. Ursula von der Leyen, durante il suo discorso, che alla fine sembra non avere accontentato nessuno e scontentato tutti, è apparsa talvolta ansiosa, mentre talvolta si è atteggiata a maestrina che bacchetta gli alunni, dimenticando, forse, che quelli sono europarlamentari, sebbene, bisogna riconoscerlo, sono i primi a non renderle la vita facile.

Nel frattempo, i gruppi dei Patrioti e La Sinistra hanno annunciato che chiederanno un voto di sfiducia verso la presidente della Commissione europea oggi stesso, due mesi dopo l’ultimo voto di sfiducia, che von der Leyen ha superato, ma che ha evidenziato la frammentazione politica dell’Ue.

 

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