Diritti sociali per un’Ue più equa

L'iniziativa ha lo scopo di costruire un’Unione economica e monetaria più profonda e più equa a favore dei cittadini europei

Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato al Parlamento europeo il 9 settembre 2015, aveva annunciato la definizione di un pilastro europeo dei diritti sociali. Questa iniziativa fa parte del lavoro intrapreso dalla Commissione europea per costruire un’Unione economica e monetaria più profonda e più equa, e si inserisce nel solco della riflessione sul futuro dell’Unione che le istituzioni europee e gli Stati membri stanno compiendo; percorso iniziato con la presentazione del Libro bianco sul futuro dell’Europa e proseguito con il Vertice di Roma del 25 marzo, per celebrare il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, che ha adottato la Dichiarazione di Roma. L’iniziativa è destinata agli Stati membri della zona euro, contemplando la possibilità che anche gli altri Stati membri dell’UE possano aderirvi se lo desiderano.

Il pilastro europeo dei diritti sociali richiama una serie di principi e diritti già contemplati dall’attuale legislazione dell’UE e dalle norme internazionali, aggiungendone altri che si sono sviluppati più di recente a seguito dei mutamenti sociali avvenuti nel corso degli ultimi anni; al fine di realizzare la promessa, contenuta nei trattati europei, di realizzare un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione ed al progresso sociale. I principi e diritti sanciti dal pilastro si articolano in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione e inclusione sociali.

Il pilastro europeo dei diritti sociali propone 20 principi, tra i quali: educazione, formazione ed apprendimento permanente per garantire accesso e permanenza nel mercato del lavoro; uguaglianza tra uomini e donne nel lavoro; pari opportunità per tutti, indipendentemente da genere, razza, religione, orientamento sessuale, disabilità, ecc.; politiche attive del lavoro per facilitare l’occupazione dei giovani e contrastare la disoccupazione degli adulti; salari che permettano al lavoratore di avere una vita dignitosa; messa a disposizione ai lavoratori delle informazioni circa le condizioni di lavoro ed offerta di protezione in caso di licenziamento; dialogo con le parti sociali e coinvolgimento dei lavoratori nell’elaborazione delle politiche economiche, sociali e lavorative; equilibrio tra lavoro e vita privata; creazione di luoghi di lavoro sani e protetti; supporto alla cura ed all’educazione dei bambini; definizione di un salario minimo e di misure di sostegno ai disoccupati; pensioni eque per gli anziani; inclusione delle persone con disabilità; alloggi e assistenza per i senzatetto; accesso alle cure sanitarie; accesso per tutti ai servizi essenziali, come acqua, energia, trasporti.

Sebbene la maggior parte degli strumenti per realizzare il pilastro siano ancora nelle mani degli Stati membri, delle parti sociali e della società civile, le istituzioni dell’UE intendono dare il proprio contributo definendo il quadro e la direzione da seguire. Oltre al pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha presentato anche una serie di iniziative legislative e non legislative concernenti l’equilibrio tra attività professionale e vita privata, l’informazione dei lavoratori, l’accesso alla protezione sociale e l’orario di lavoro. Inoltre è stato istituito un quadro di valutazione della situazione sociale, per misurare le tendenze e le prestazioni degli Stati membri in 12 aree e valutare i progressi compiuti per giungere a risultati eccellenti in tutta l’UE.

Juncker ha dichiarato: «In qualità di Presidente della Commissione ho cercato di conferire alle priorità sociali l’importanza che meritano in Europa. Con il pilastro europeo dei diritti sociali e la prima serie di iniziative che lo affiancano, manteniamo le nostre promesse e apriamo un nuovo capitolo. Vogliamo scrivere queste pagine insieme: gli Stati membri, le istituzioni dell’UE, le parti sociali e la società civile sono tutti chiamati a rivestire un ruolo. Auspico che il pilastro sia approvato al più alto livello politico entro la fine dell’anno». Infatti la Commissione europea deve avviare le discussioni con il Parlamento europeo ed il Consiglio per assicurare al pilastro un ampio sostegno politico e la sua approvazione.

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