Vino nuovo in otri nuovi

Al Forum promosso dalla rivista "Unità e Carismi", in occasione della presentazione del libro-intervista "Dalle periferie del mondo al Vaticano" (Città Nuova, 2014) scitto con Michele Zanzucchi, il cardinale João Braz de Aviz dialoga con i presenti: «Puntate sulle cose che contano veramente. Generate Dio nelle comunità»
Forum promosso dalla rivista Unità e Carismi

Roma: «Ciascuno di noi sia vino nuovo in otri nuovi. Puntate solo sulle cose che veramente contano. Generate Dio nelle comunità. Così che Lui possa parlare. E poi spostatevi! Chi si mette al centro non può trovare Dio. Solo Dio deve essere al Centro. Solo Dio è Centro». Così il cardinale João Braz de Aviz parla nell’ambito del Forum “Le sfide di papa Francesco ai consacrati” promosso dalla rivista Unità e Carismi, che si è svolto ieri a Roma, nel quale è stato presentato il libro “Dalle periferie del mondo al Vaticano: la mia storia verso la Chiesa di domani” (Città Nuova, 2014) che il cardinale ha scritto con Michele Zanzucchi.

Dalla formazione ai carismi, passando per il tema della fede. Dai giovani alle opere, incrociando l’economia. Dal sociale alle vocazioni, approfondendo la delicatissima relazione uomo-donna. Il cardinale parla con libertà. A cuore aperto, senza risparmiarsi: «Ci sono ordini ricchi che hanno molti soldi e andrebbero usati per aiutare molto di più, per esempio aprendoli a ordini più poveri in difficoltà o anche ai laici e al loro carisma e al loro impegno. Apriamo i rapporti!».

Con lo stesso sentire interviene al Forum don Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini: «Basta con i vuoti idealismi. Occorre tener conto del clima che viviamo. E usare tenerezza che, a lungo andare, è capace di cambiare gli atteggiamenti e i comportamenti». E poi ancora: «Il papa vuole la conversione e il cammino verso Dio, invitandoci ad andare nelle periferie, incontro a chi è lontano da Dio. Per portare tutti a Lui. Per farlo conoscere. Usciamo dall’autoreferenzialità. Andiamo nel mondo. Andiamo nella società. Facciamolo con gioia. Amiamo e serviamo».

Una Chiesa nuova è quella che si profila nel dialogo con i presenti. Una Chiesa che non giudica. Che non si cela dietro a dogmi e dottrine, che parla la lingua dei giovani e che usa i suoi strumenti… Una Chiesa che accoglie e ama tutti. Perché «diversi è bello, diversità è arricchimento. Proprio come i nuovi carismi hanno la freschezza e quelli antichi hanno l’esperienza. Sono diversi. E si arricchiscono a vicenda».

E proprio la bellezza è la chiave di volta del rinnovamento proposto. La bellezza in tutte le sue forme. Che spazia dal creato, agli uomini e alle donne. Non antagonisti, ma tra loro complementari. Come è nella famiglia. Che torna nucleo centrale e primitivo di formazione della persona e della sua socialità, della sua capacità di relazionarsi. «Ciascuna famiglia sia una Chiesa e la Chiesa sia la famiglia di ciascuno. Serve un cambio di mentalità».

Un dialogo ricco di speranza, condotto con il sorriso, che parte dal cuore. I presenti escono rinfrancati dall’incontro. La sensazione è che finalmente il rinnovamento avviato da papa Francesco non sia solo un venticello, ma un ciclone in avvicinamento.

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