Vincent o l’amore pazzo (dialogo)

«Henk – in quel tempo giovane studente di architettura – ci aveva invitato ad accompagnarlo ad Amsterdam. Ci siamo incamminati in un freddo e soleggiato sabato. Era stato un viaggio breve, ma colmo di progetti utopici, fra i quali un film e altre creazioni ancora meno a nostra portata; e, a dire il vero, qualcosa l’avremmo fatto, ma questa è un’altra storia… Amsterdam era avvolta in una bruma appiccicosa: cielo grigio, case nere e bianche, canali indefinibili, snack che mandavano effluvi di patatine fritte e hot dog sfatti. Entriamo nel Rijksmuseum Vincent Van Gogh: cemento arido, vetri trasparenti, moquette calde, silenzio vellutato, riproduzioni che sanno d’inchiostro fresco, buvette chiassosa. Un pomeriggio di fascino ordinario». 

 

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