Vi porto la carezza di Gesù

120 persone, tra cui 50 giovani detenuti, hanno assistito alla messa del papa dentro il carcere di Casal del Marmo a Roma in un’atmosfera semplice, familiare e molto commovente, in cui il pontefice ha lavato i piedi a 12 giovani, di cui due musulmani e due ragazze
Papa Francesco lava i piedi ai detenuti di Casal del Marmo

Non è la prima volta né per papa Francesco né per la Chiesa. Papa Bergoglio era solito già in Argentina visitare i luoghi della sofferenza, della solitudine e della emarginazione come i quartieri periferici di Buenos Aires, le villas miserias, gli ospedali, le carceri. Ogni giovedì santo si recava in uno di questi luoghi, come un pastore che va incontro alla sua gente per incontrarla là dove vive: malati, poveri, bambini sofferenti per l’Aids. Il motivo è ben spiegato nella prefazione del libro “Il gesuita” di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin in cui il rabbino di Buenos Aires Abraham Skorka dice che «l’ossessione di Bergoglio può essere riassunta in due parole: incontro e unità. Intendendo quest’ultima come una condizione di armonia tra gli uomini nella quale ognuno, a partire dalle proprie peculiarità, ma ispirato da un sentimento di amore, si adopera per la crescita materiale e spirituale dell’altro».

E così, qualche giorno dopo essere stato eletto pontefice, ha annunciato che avrebbe celebrato la funzione del giovedì santo nel carcere minorile di Casal del Marmo di Roma per cercare una relazione di vicinanza e amicizia con i 50 giovani detenuti. Lo fa anche per dare l’esempio e nell’omelia della messa del Crisma celebrata giovedì mattina nella basilica di San Pietro nel ricordo del giorno della comune ordinazione ha incoraggiato i sacerdoti a stare in mezzo al popolo con parole forti: «Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” – questo io vi chiedo: siate pastori con l’"odore delle pecore”, che si senta quello, siate pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini».

Seguendo l'esempio di Gesù, il papa ha lavato i piedi a 12 giovani detenuti di Casal del Marmo, tra cui due ragazze, di diverse nazionalità e religioni. Hanno partecipato al rito, molto semplice, circa 50 giovani a cui papa Francesco ha parlato a braccio con un’omelia molto breve, ma densa e profonda. Ha spiegato che il gesto di Gesù è stato compiuto perché «quello che è più in alto deve essere al servizio degli altri, significa che io sono al tuo servizio e che dobbiamo aiutarci. Se uno vi chiede un favore, fatelo. Questo gesto lo faccio di cuore, come prete e come vescovo, è un dovere che amo fare perché così il Signore mi ha insegnato. Ma anche voi aiutateci, aiutandoci ci faremo del bene». E poi ha concluso dicendo che questo «segno è una carezza di Dio perché è venuto proprio per questo, per servire, per aiutarci».

Papa Francesco, dunque, si è inginocchiato sei volte con tutte e due le ginocchia, con un grande sforzo fisico. Ha baciato i piedi di tutti e ha, poi alzato il capo fissandoli con uno sguardo denso di amore. «È stato – ha commentato padre Lombardi alla radio Vaticana – un momento molto commovente e alla scambio della pace il papa li ha nuovamente baciati e abbracciati». Dopo la messa, in una palestra adiacente, di fronte a due tavoli, il papa ha salutato ad uno ad uno i giovani detenuti visibilmente emozionati e gli ha donato un uovo di Pasqua e una colomba. Alla fine, dopo il saluto del ministro della giustizia Paola Severino e di uno dei giovani detenuti, il papa ha ringraziato tutti per l’accoglienza ricevuta e ha detto loro «di non lasciarsi rubare la speranza». Ha spiegato che è venuto a trovarli perché gli hanno riferito che a Casal del Marmo sarebbero stati contenti di riceverlo e «perché le cose del cuore non hanno spiegazione».

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