Vesak: compassione, sapienza e purezza

Con il plenilunio di maggio si celebra la festa più importante per i buddhisti.
vesak

La luna piena di aprile-maggio significa per tutti i buddhisti del mondo la celebrazione di Vesak, la festa più importante dell’anno. Chiamata anche Vesakha o Vaisakha o, ancora, Visakha Bucha (in Thailandia) o Buddha Purnima (in India), ricorda i tre avvenimenti più importanti di Siddharta, che dopo l’illuminazione divenne Gautama Buddha. Infatti, anche se normalmente ci si riferisce a questa festa come al compleanno di Buddha, è l’illuminazione ed il suo passaggio al nirvana che vengono celebrati contemporaneamente alla nascita.

 

La celebrazione avviene in date diverse nei vari Paesi buddhisti. Nel 2010 Myanmar e Cambogia l’hanno già celebrata il 28 aprile. Thailandia, India, Nepal e altre nazioni del sud-est asiatico, di tradizione theravada, la festeggiano con la luna piena della notte fra il 27 ed il 28 maggio. In generale Vesak coincide con il plenilunio del sesto mese lunare. Dappertutto, sebbene le celebrazioni varino in stile e tradizione, esse ricordano ai seguaci del Buddha la sua compassione, purezza e sapienza.

 

Da molti anni, in questa occasione, la Chiesa cattolica rivolge un caloroso augurio a tutti i buddhisti del mondo. Nel messaggio del 2010 il Card. Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, suggerisce una riflessione sulla crisi ambientale. Infatti, si riconosce che cristiani e buddhisti hanno «in comune una maniera di considerare valori come il rispetto per la natura di tutte le cose, la contemplazione, l’umiltà, la semplicità, la compassione, e la generosità. Questi valori contribuiscono a una vita di non violenza, equilibrio, e sobrietà».

 

Ma l’attenzione del messaggio va ben oltre la cura e la tutela dell’ambiente. Si tratta di andare alla radice: è infatti, necessario «un profondo rispetto per la vita umana. È perciò cruciale per noi incoraggiare gli sforzi miranti a creare un senso di responsabilità ecologica, e riaffermare al contempo le nostre convinzioni condivise circa l’inviolabilità della vita umana in ogni stadio e condizione, la dignità della persona e la missione unica della famiglia, nella quale si impara ad amare il prossimo e a rispettare la natura». Il Card. Tauran conclude affermando che «condividendo le prospettive e gli impegni delle nostre rispettive tradizioni religiose, possiamo contribuire al benessere del nostro mondo».

 

Un grazie ai nostri fratelli e sorelle seguaci del Buddha: ci offrono la possibilità di riflettere su punti in comune attraverso i quali possiamo contribuire a lavorare per la pace e lo sviluppo del mondo.

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