Verso la città metropolitana

Tra il timore dei cittadini e le speranze dei più lungimiranti, la provincia più ricca d'Italia si prepara a cambiare identità
Milano

Composta da 135 comuni spalmati su una superficie di 1.575 km² , la provincia di Milano conta oltre 3.100.000 abitanti e con un Pil pro-capite nominale pari a 36.362 € è la provincia più ricca d'Italia. Ora si prepara a diventare città metropolitana, secondo la spending review del governo Monti questa istituzione cesserà la sua attività entro gennaio 2014 per cedere il posto alla nuova entità, dal nome di città metropolitana. Provare a domandare in giro il parere dei milanesi in questi giorni è impresa assai complicata. Dopo aver chiesto ad almeno una decina di persone dall’apparente fisionomia autoctona, che però hanno risposto di non essere milanesi, abbiamo provato a sentire alcuni gestori di esercizi commerciali. Le loro risposte vanno dall’impossibilità di immaginare cosa potrà essere un comune metropolitano, al caos in cui si troveranno gli amministratori di fronte a un territorio così vasto, alla paura per i servizi che non saranno più mirati alle persone del posto. C’è anche chi è sicuro che si risparmierà sulle spese riguardanti i servizi e che si potrà sperare in una nuova forma di welfare cittadino, o metropolitano, che dir si voglia.

Certamente l’idea di città metropolitana stuzzica la fantasia, porta a immaginazioni di grandiosità e nel contempo spaventa. Dalle risposte più semplici a quelle più complesse tutte vertono sulla paura che la centralità della persona venga meno rispetto alle risposte che la nuova amministrazione potrà dare. Il dott. Egidio è un milanese puro, presidente di un’agenzia del terzo settore, e vede in questo progetto alcune potenzialità più di natura macro. «In genere le realtà metropolitane rappresentano territori indistinti, nei quali l’appartenenza a luoghi, quartieri, paesi, diviene secondaria e poco significativa: il progetto potrebbe costituire un nuovo obiettivo identitario da raggiungere, da ridonare alla comunità locale e con la comunità locale, “abitando” la città di luoghi di socialità, appartenenza e prossimità».

L’area metropolitana così non diverrebbe un’anonima sommatoria di soggetti, ma potrebbe potenzialmente moltiplicare saperi, poteri e competenze: assumere la funzione di realizzare un progetto complessivo della comunità, che al momento nessun attore, nemmeno la città di Milano, è in grado di agire. Un progetto che secondo il dott. Egidio «renderebbe possibile l’integrazione tra le politiche sociali, quelle economiche, urbanistiche, del lavoro, dell’ambiente e della mobilità, oltre che formative e scolastiche. Inoltre si darebbe vita a una cantiere di pensiero assolutamente utile per l’intero Paese, in un momento in cui sembra riversarsi su se stesso: la costruzione di un tale sistema genererebbe nuovi paradigmi che porterebbero a un unico disegno e programma, definito nei luoghi di partecipazione e della promozione politica, agito settorialmente dai diversi attori, con distinti programmi, ma il disegno sarebbe unitario. La comunità allora potrebbe essere non più il luogo dei “rancori”, delle rivendicazioni e delle separazioni,  ma luogo di scambio, di compensazione, di riconoscimento delle peculiarità, di autentico travaso di istanze e rappresentanze».

Con questi presupposti, il progetto dell’area metropolitana milanese, come quelli che hanno caratterizzato la riqualificazione recente di importanti città europee, quali Barcellona e Berlino ad esempio, potrebbe connotarsi, oltre che per gli aspetti sopra menzionati, come esempio di distretto innovativo aperto al mondo con la specificità di una comunità realmente solidale e integrata.

Ma è presto per prevedere, pensare, attualizzare. I residenti nel comune di Milano al 31 dicembre 2011 sono 1.341.830 abitanti, e il numero di persone straniere, sempre residenti, è di 236.855 unità. Forse i non residenti, ma dimoranti, raggiungono la stessa cifra. Alcune zone della città, particolarmente nelle periferie (Loreto, San Siro, Isola, Lorenteggio, Lambrate, Niguarda, Baggio, Corvetto), sono a forte presenza di stranieri. Particolare il caso della comunità cinese, insediata da decenni nell'area fra le vie Canonica e Paolo Sarpi, colloquialmente nota come "Chinatown". Con la città metropolitana gli amministratori si troverebbero la popolazione raddoppiata. Secondo l’articolo 18 del decreto – composto a sua volta di 11 punti – il territorio della città metropolitana coinciderà con quello della provincia soppressa e gli organi che si costituiscono sono il Consiglio metropolitano e il sindaco metropolitano, «il quale può nominare un vicesindaco e attribuire deleghe ai singoli consiglieri. Che in sede di prima applicazione il sindaco del Comune capoluogo è di diritto il sindaco metropolitano».

Riguardo alla composizione del Consiglio metropolitano, questo deve avere 16 consiglieri «eletti, tra i sindaci dei comuni compresi nel territorio della città metropolitana, da un collegio formato da questi ultimi e dai consiglieri dei medesimi comuni, secondo le modalità stabilite per l’elezione del Consiglio provinciale e con garanzia del rispetto del principio di rappresentanza delle minoranze». Sindaco, consiglieri e vicesindaco saranno cariche «a titolo esclusivamente onorifico», quindi senza «alcuna forma di remunerazione, indennità di funzione o gettoni di presenza». Secondo la bozza approvata si fissano anche le funzioni della futura “Grande Milano”, che si dovrà occupare della pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali, della gestione dei servizi pubblici di ambito metropolitano, di mobilità e viabilità, di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons