Vera carne e vero sangue

Reliquia di Lanciano

Più numerosi di quanto non si immagini sono i miracoli eucaristici di cui si ha notizia nel mondo, ma il primo e più antico avvenne a Lanciano, l’antica Axanum dei frentani, nell’VIIII secolo d. C. Mentre celebrava messa nell’oratorio di San Legonziano, un monaco basiliano tormentato dai dubbi sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia vide dopo la consacrazione l’ostia mutarsi in carne viva e il vino in sangue.

Ancor oggi, a distanza di tanti secoli, queste reliquie racchiuse in un artistico ostensorio d’argento (l’ostia) e in un calice di cristallo di rocca (il sangue) sono oggetto di venerazione nell’imponente santuario di San Francesco, cuore dell’antico Borgo lancianese. Costruito nel 1252 dai frati minori conventuali che tuttora ne hanno la custodia, questo tempio inglobò il primitivo oratorio del miracolo; nel Settecento venne radicalmente trasformato all’interno, mentre all’esterno conservò la sua semplicità gotica. Gli ultimi restauri per il Giubileo del 2000 lo hanno restituito invece al luminoso originario stile barocco.

Avviciniamoci all’elegante monumento marmoreo dietro il presbiterio che reca esposte le reliquie. L’ostia divenuta carne ha le dimensioni dell’ostia grande attualmente in uso nella Chiesa latina. Il fatto che presenti una lacerazione al centro e sia ammassata ai margini è effetto dell’essiccazione, malgrado il tentativo dei monaci basiliani di fissarla con chiodi su una tavoletta per non farla ritirare. Di color bruno-marrone, diventa rosea se osservata in trasparenza. Nel calice il sangue raggrumato forma cinque globuli giallo-ocra di diversa forma e grandezza.

Di tempo in tempo tali reliquie vennero sottoposte a ricognizioni ecclesiastiche. L’ultima nel 1970, con criteri scientifici. Sorprendenti e incontestabili i dati forniti: la carne è vera carne e il sangue vero sangue: appartengono alla specie umana e al poco frequente gruppo sanguigno AB: lo stesso riscontrato sulla Sindone di Torino e su un’altra insigne reliquia: quella del Sudario di Oviedo, in Spagna. In particolare, nel sangue sono state ritrovate – altro fatto stupefacente – le proteine normalmente frazionate con i rapporti percentuali quali si hanno nel quadro siero-proteico del sangue fresco normale! E sono presenti anche i seguenti minerali: cloruro, fosforo, magnesio, potassio, sodio e calcio. Non solo: la carne è un “cuore completo” nella sua struttura essenziale: in essa, infatti, si ritrovano in sezione il miocardio, l’endocardio, il nervo vago e – per il rilevante spessore del miocardio – il ventricolo cardiaco sinistro. La relazione scientifica apparsa nel marzo 1971 si conclude affermando che la conservazione della carne e del sangue miracolosi lasciati allo stato naturale per 12 secoli ed esposti all’azione di agenti fisici, atmosferici e biologici rimane un fenomeno straordinario.

Sul miracolo eucaristico di Lanciano ragguaglia in modo esauriente la mostra storico-scientifico-catechistica allestita in un salone sottostante al santuario. Ma le sorprese non finiscono qui. Sempre nel centro storico e in riferimento all’Eucaristia, la bella cittadina abruzzese riserva quella di un secondo miracolo; forse meno noto del primo, anche perché la reliquia principale è conservata oggi ad Offida, cittadina delle Marche in provincia di Ascoli Piceno.

In breve la storia. Nel 1273 la discordia turbava la pace familiare di Ricciarella e Giacomo Stasio, entrambi abitanti a Lanciano. Per riconquistare l’affetto del marito, la donna si rivolse ad una fattucchiera che la istigò a rubare un’ostia consacrata e a cuocerla per ricavarne una polvere da mescolare ai cibi di lui. Ma una volta posta sul fuoco raccolto in una tegola, l’ostia si trasformò in carne sanguinante. Spaventata, Ricciarella avvolse il tutto in una tovaglia e andò a seppellirlo nella stalla sotto un cumulo di sporcizie. Solo dopo sette anni riuscì a confessare la sua colpa a un frate del convento di S. Agostino originario di Offida. Costui recuperò l’ostia, il coppo insanguinato e la tovaglia ancora intatti, e  in seguito li portò ad Offida, dove tuttora sono venerati.

Solo dopo 730 anni, nel maggio 2003, due frammenti di quelle reliquie sono ritornati a Lanciano, dove rimangono custoditi nella chiesetta di Santa Croce, già casa di Ricciarella e Giacomo Stasio.

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