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Usa, la commemorazione di Charlie Kirk

di Margherita Bassi

- Fonte: Città Nuova

Domenica 21 settembre circa 200 mila persone hanno assistito allo State Farm Stadium di Phoenix, in Arizona, a una cerimonia commemorativa per la morte di Charlie Kirk. Tra i presenti la vedova, Erika Kirk, e il presidente Donald Trump

Donald Trump ed Erika Kirk sul palco durante la cerimonia commemorativa pubblica dell’attivista politico Charlie Kirk . EPA/CAROLINE BREHMAN

Il 10 settembre, Charlie Kirk – attivista statunitense conservatore, cristiano e alleato del presidente Donald Trump – è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre parlava a un evento presso la Utah Valley University, alla presenza di circa 3 mila persone. Chi non ha vissuto l’evento di persona o in diretta, l’ha visto nei video divenuti virali poco dopo l’omicidio.

Domenica 21 settembre decine di migliaia di persone (si dice 200 mila) hanno assistito allo State Farm Stadium di Phoenix, in Arizona, alla cerimonia commemorativa. Tra i presenti la vedova, Erika Kirk, e Donald Trump hanno tenuto discorsi in suo onore.

«Mio marito, Charlie. Lui voleva salvare giovani uomini, proprio come quello che gli ha tolto la vita. Quel giovane. Quel giovane sulla croce. Il nostro Salvatore disse: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Quell’uomo. Quel giovane. Io lo perdono», ha detto Erika durante il suo discorso. «Lo perdono perché è ciò che Cristo ha fatto. Ed è ciò che Charlie avrebbe fatto. La risposta all’odio non è l’odio. La risposta che conosciamo dal Vangelo è l’amore e sempre amore».

Invece una parte del discorso di Trump ha preso una piega molto diversa. Charlie Kirk «era un missionario dallo spirito nobile e con un grande, grandissimo scopo. Non odiava i suoi avversari. Voleva il meglio per loro. È lì che io non ero d’accordo con Charlie», ha detto Trump. «Io odio i miei avversari. E non voglio il meglio per loro. Mi dispiace. Mi dispiace, Erika».

Sembra infatti che, dopo l’assassinio di Kirk, negli Stati Uniti abbia preso il sopravvento l’odio per il nemico, soffocando le condoglianze espresse da tutti i politici. Le divisioni sono diventate drammatiche, entrambi gli schieramenti politici si sono appropriati della memoria e della morte dell’attivista per i propri scopi. Alcuni utenti del web, evidentemente di sinistra, hanno deriso o perfino giustificato la sua morte a colpi di arma da fuoco in base alla sua posizione pro-armi. Altri hanno cercato di associare il presunto assassino, il 22enne Tyler Robinson dallo Utah, al Partito Repubblicano.

L’appropriazione di Kirk ha coinvolto anche Paesi oltreoceano. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha scritto in un post su X che Kirk era «un amico di Israele con il cuore da leone». Altri, invece, hanno affermato che Israele sarebbe dietro l’assassinio, spingendo il primo ministro a smentire le affermazioni, e suggerendo che le voci potrebbero essere state finanziate dal Qatar.

Un’esperienza personale: nel piccolissimo villaggio del Massachusetts in cui vivono i miei genitori c’è stata una discussione così rabbiosa sul gruppo Facebook della comunità, che gli amministratori della chat hanno deciso di bloccare l’attività per una settimana.

Da quanto si sa finora, Tyler Robinson sarebbe cresciuto in una famiglia conservatrice per poi passare a sinistra. In uno scambio di messaggi con il suo compagno, prima dell’arresto, ha scritto di Kirk: «Ne avevo abbastanza del suo odio. Certi odi non si possono negoziare».

Trump e altri membri della sua amministrazione sono convinti che l’assassinio di Kirk sia colpa della retorica incendiaria dell’estrema sinistra.

Poco dopo la morte dell’attivista, il presidente ha affermato: «Per anni, quelli dell’estrema sinistra hanno paragonato americani straordinari come Charlie ai nazisti e ai peggiori assassini di massa e criminali del mondo. Questa retorica è direttamente responsabile del terrorismo che vediamo oggi nel nostro Paese e deve finire subito». Ed ha aggiunto: «La mia amministrazione troverà uno per uno tutti coloro che hanno contribuito a questa atrocità e ad altre violenze politiche, comprese le organizzazioni che le finanziano e le sostengono».

Questo commento ha scatenato un’ulteriore divisione sulla questione della libertà di parola negli Stati Uniti. Alcuni criticano Trump per la sua politica di censura, che sarebbe equivalente alla tanto odiata cancel culture attribuita alla sinistra, cioè la pretesa di “cancellare” persone, enti, personaggi storici e monumenti, dalla vita e dal ricordo dell’opinione pubblica, perché avrebbero detto o fatto qualcosa di offensivo, secondo la sensibilità odierna.

Almeno un paio di commentatori hanno comparato l’assassino di Kirk all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre, nel senso che entrambe le tragedie, ovviamente su scala diversa, hanno avuto conseguenze significative per la società americana.

Resta da vedere quali saranno le ripercussioni a lungo termine di questa tragedia.

 

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