Si è tenuto a Roma, il 13 e 14 dicembre presso una delle sedi del Movimento dei Focolari, l’incontro organizzato dal Movimento Politico per l’Unità Italia (MPPU) dal titolo: Lo sguardo dell’unità nel disordine mondiale. Voleva essere un seminario di studi per tornare alle origini di questo Movimento, fondato da Chiara Lubich nel 1996 a Napoli, e trovare lì qualche spunto da offrire come contributo a tutto il Movimento dei Focolari per la prossima assemblea di marzo 2026, quando si eleggerà il nuovo direttivo.
Erano presenti una cinquantina di persone in presenza ed altri erano collegati via Internet; tra i presenti i consiglieri centrali del Movimento dei Focolari Ray Asprer e Francisco Canzani, Mario Bruno per Umanità Nuova, Maria Concetta Libra per il dialogo con la cultura contemporanea, Daniela Ropelato e Antonio Maria Baggio dell’Università Sophia, Alberto Lo Presti, referente di Insieme per l’Europa, Giulio Meazzini direttore di Città Nuova.
Sono intervenuti, anche in rappresentanza del Centro Internazionale MPPU, il presidente Javier Baquero in collegamento dalla Colombia, dove da poco ricopre l’incarico di vice-ministro della difesa, Reka Szemerkenyi, già segretario di stato per la politica estera e la sicurezza in Ungheria ed ambasciatrice dell’Ungheria negli Stati Uniti, e Maria Bencivenni e Spirito Oderda, membri italiani della segreteria internazionale. Ha partecipato anche Pasquale Ferrara, già ambasciatore italiano e dirigente del Ministero degli Esteri.
«È nostro dovere, alla luce del Carisma dell’Unità, interrogarci sul contributo che possiamo offrire in questa fase storica segnata da conflitti, polarizzazioni e profonde fratture» suggerivano anche Margaret Karram e Jesus Moran, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, in un messaggio di saluto ai partecipanti.

Un momento del dibattito durante il seminario promosso dal Movimento Politico per l’Unità Italia. Credit: Matteo Gianni.
La riflessione iniziale di Francisco Canzani è stata accolta da un silenzio ed un raccoglimento importanti, credo segno della consapevolezza di una responsabilità condivisa e del desiderio di offrire ognuno un contributo. Canzani ha dato alcuni spunti molto profondi, alla luce dell’esperienza mistica del Paradiso ’49 di Chiara Lubich, su come superare anzitutto tra noi questa polarizzazione, ed arrivare a “convivere” e a “pensare insieme” tra persone con diverse idee politiche e convinzioni. Sarebbe riduttivo provare a sintetizzare qui questa parte, che sarà comunque messa a disposizione sul sito Mppu Italia e che invito ad approfondire.
Antonio Baggio ha sviluppato una riflessione articolata sull’esperienza di Lubich della fraternità, che ha poi dato vita ad un punto fondamentale del Movimento politico per l’unità, ricordando che «la spiritualità non basta» e deve farsi cultura. Infatti, il tema della formazione delle persone ha fatto nascere tante scuole di politica, con un percorso laico e distinto dall’esperienza ecclesiale.
Iole Mucciconi ha invitato ad interrogarci sul rapporto tra i nostri ideali personali e spirituali e l’ideologia, verificando quanto siamo disposti ad ascoltare gli altri e quanto invece cediamo alla esclusione totale dell’idea diversa dalla mia, ad un dividere il mondo in giusti e sbagliati che non è la nostra vocazione.
Alberto Lo Presti ha ricordato la figura e il ruolo di Igino Giordani, che mai ha fatto pesare la sua appartenenza e formazione politica, facendone piuttosto uno sfondo per illuminare il carisma di Chiara Lubich. Nell’Opera di Maria sin dal suo inizio la politica ha avuto un ruolo primario e un’alta dignità, ma forse negli ultimi tempi si è un po’ disinvestito su questo tema. Riscoprire il nostro ruolo di costruttori dell’unità della famiglia umana, in cui ogni traguardo raggiunto o idea politica sono episodi di questa lunga marcia, è l’impegno prioritario anche in questo tempo presente.
Nello spazio dedicato alla politica internazionale e al tema della pace, Mario Bruno ha raccontato qualcosa dell’esperienza di Nairobi per gli 80 anni dell’ONU di cui Città Nuova ha già parlato, Reka Szemerkenyi ha indicato nell’ampliamento degli spazi di cooperazione sovranazionale e in un rinnovato ruolo dell’Europa come attore di pace le strade strategiche da perseguire, Pasquale Ferrara ha raccontato della sua esperienza di impegno con l’appello per il riconoscimento dello Stato di Palestina ed alcune sanzioni verso Israele, sottoscritto da 70 ex ambasciatori e poi ampliato alla pubblica sottoscrizione dei cittadini sotto forma di petizione, arrivata a 80.000 firme.
Argia Albanese, presidente Mppu Italia, ha poi ricordato l’esperienza di questi anni del Centro, in cui si è cercato di tenere la barra dritta sull’unità tra i membri, anche con discussioni interne che non sempre hanno portato a documenti ufficiali o prese di posizione, cosa che ha deluso qualcuno, ma si è stabilito che il frutto del lavoro non poteva venire che dall’unità consumata anche tra posizioni diverse. Sul tema della pace si è portata avanti l’idea di costruire e rafforzare le istituzioni sovranazionali, senza le quali non può esserci la pace, che abbiano gli strumenti per attuare politiche pubbliche adeguate a ciò.
C’è stato poi molto spazio per gli interventi dei presenti, per un dibattito che ha evidenziato pluralismo di posizioni, di strategie e di valori da mettere in campo. Tutto questo si concretizzerà in un documento da sottoporre all’Assemblea dell’Opera che il Centro Nazionale, assieme a MPPU internazionale, farà come sintesi di questo evento e del lavoro degli ultimi mesi, anche finalizzato al percorso di rinnovo del Centro previsto il prossimo anno.
Si è aperta difatti la possibilità, per chi volesse aderire o semplicemente tenersi informato sulle iniziative MPPU in Italia, di lasciare il proprio recapito autorizzando il trattamento dei dati al seguente link: https://forms.office.com/e/xq4aDi9055. In questo modo si potrà anche partecipare alla elezione del Centro Nazionale con la relativa votazione online.
La gioia di trovarsi assieme nei due giorni del convegno ha superato, mi sembra di poter dire, la fatica o la “scomodità” del convivere tra posizioni diverse che Francisco Canzani ha evidenziato sin dall’inizio. Del resto, per chi ha speso la vita su grandi ideali è davvero difficile pensare di rinunciarvi, anche per il solo tempo necessario ad ascoltare il fratello. Ma questa umiltà di fondo è necessaria e provvidenziale per non incorrere nell’errore che il Manzoni ben descrive nella Donna Prassede dei Promessi Sposi, «una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene… tutto il suo studio era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, ch’era di prender per cielo il suo cervello»(1).
(1) A. Manzoni, I promessi sposi, cap.XXV