Una comunità ponte

Con semplicità e piccoli gesti, una parrocchia argentina porta avanti un coraggioso lavoro di integrazione con una comunità gitana
zingari

I gitani sono un insieme di popoli diversi sparsi per il mondo, nomadi o semi-sedentari: rom, sinti, calè e tanti altri. Hanno lingue, usi e costumi diversi, che tramandano oralmente attraverso i secoli. Si stima siano circa 30 milioni nel mondo, di cui 300 mila in Argentina. La loro tendenza al nomadismo e la difficoltà ad “incasellarli” in uno schema culturale specifico ha spesso portato all’indifferenza o al rifiuto, sino alle persecuzioni – circa 500 mila morirono nei campi di sterminio nazisti. Oggi, con l’abbandono di attività economiche “itineranti”, si assiste però alla sedentarizzazione di questi popoli: in Paesi come la Spagna si vede una graduale integrazione dei gitani nei lavori tradizionali e l’accesso dei loro ragazzi anche agli studi superiori. Certo i problemi rimangono, come dimostra il caso dei rimpatri decisi dalla Francia; e anche in America Latina rimane molto da fare perché queste genti si sentano parte della comunità senza per questo perdere la loro fisionomia.

 

Da tempo un gruppo della parrocchia di San Nicola lavora con una comunità gitana del posto. «Sentivamo la necessità di avvicinarci a loro – racconta Marcelo – così abbiamo cominciato a pregare ogni lunedì i due o tre in mezzo ad un borgo gitano. Abbiamo dovuto superare paure, indifferenza e a volte addirittura il rifiuto, risultato di una relazione sbagliata con loro». In seguito hanno iniziato a visitare le case, constatando che diversi gitani erano interessati all’ascolto della Parola di Dio. «Alcune gitane avevano rubato nel mio negozio – aggiunge Pochi – e mi era rimasta la paura. In uno degli incontri un’altra gitana notò il mio timore, e me ne chiese il motivo. Quando le raccontai, mi disse: non siamo tutti uguali. E quando mio fratello morì, fu proprio lei a spedirmi un’immagine della Madonna». Il gitano Milanchi, da parte sua, da tempo si chiedeva quando i cattolici sarebbero andati a fargli visita.

 

L’iniziativa punta a formare una “comunità ponte” che favorisca i contatti e l’integrazione. In questo senso è stata molto utile un pomeriggio di giochi organizzato dai giovani, che ha riunito bambini di entrambi i gruppi ed è terminata con una merenda condivisa. Gesti molto semplici, come mandare un biglietto di auguri per la festa della mamma ad una madre gitana, sono di stimolo alla reciprocità: la signora ha poi risposto con un piccolo regalo, ed altre donne hanno seguito il suo esempio. Un abbraccio tra mamme gitane e non è stato il culmine di questo scambio. Altro gesto significativo è stata la preparazione di un presepe gitano, in cui sono stati incorporati elementi tipici della loro tradizione, ad esempio gli abiti.

 

Lo scorso anno c’è stato il primo momento di incontro dell’intera comunità ponte, con un “tè gitano” a cui ha partecipato sia la parrocchia che il gruppo del borgo. «Per noi è stata un’esperienza totalmente nuova» ha affermato una delle famiglie. Piccoli passi, nella speranza che altre parrocchie seguano questo esempio e creino altre comunità ponte.

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