Un progetto per la vita

Al via a Castelgandolfo il meeting dei Giovani per un mondo unito. Una mattinata ricca di testimonianze e di discussioni partecipate: perché la spiritualità dell'unità è quantomai concreta.
Giovani

Una carrellata di 34 immagini, una per ciascuno dei Paesi rappresentati: così i 650 partecipanti al meeting “Progetto mondo unito” hanno iniziato il loro incontro a Castelgandolfo. Tre giorni per confrontarsi tra giovani di culture e religioni diverse, riflettere, elaborare idee, per dare forma concreta all’ideale di fraternità universale che li unisce. Ad organizzare l’evento sono i Giovani per un mondo unito, espressione giovanile del Movimento dei focolari.

 

Un saluto speciale è arrivato dalla presidente del movimento, Maria Voce, attualmente in viaggio in Asia. «Voi, approfondendo la spiritualità dell’unità durante il vostro incontro – ha affermato in una lettera letta in mattinata – ed io tra i nostri fratelli asiatici, avanziamo insieme verso la meta che ci siamo prefissi, che va al di là di ogni differenza di razze, etnie, religioni, lingue, culture: la fratellanza universale, così necessaria per l’umanità di oggi».

 

La prima parte del meeting ha dato voce soprattutto ai protagonisti dell’evento, ossia i giovani stessi: testimonianze dall’Italia, dal Marocco, dall’Argentina, dal Kenya (vedi correlati a lato) hanno fatto entrare subito nel vivo di un’ideale di fraternità quanto mai concreto, che investe la quotidianità di questi ragazzi e ragazze.

 

Un momento di riflessione è stato poi introdotto dal filosofo Jesùs Moràn, con la presentazione Una luce, un progetto: nella “notte culturale” che stiamo vivendo, i giovani sono chiamati a recuperare il senso della propria vita attraverso tre vie: imparare a vivere, imparare ad amare, trovare un progetto. Un imparare a vivere ed amare che possano conciliare – secondo quanto auspicato da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate«un’intelligenza ricca di amore e un amore ricco di intelligenza», così da trovare un equilibrio tra sentimento e azione.

 

Modello proposto per tale azione, valido anche per i non cristiani in virtù della sua universalità, è naturalmente Gesù, «un uomo che ha saputo attraversare la notte del dolore, e ci ha lasciato un progetto di unità da realizzare». Ne è seguito un dibattito molto partecipato, sia sul tema della persona come essere in relazione – e in particolare sulla differenza tra relazione e rapporto, nel suo significato più autentico di “vivere l’altro” – che su quello della validità del modello di Cristo anche per i fedeli di altre religioni e per gli atei: «Noi qui ne siamo la prova» ha concluso Moràn.

 

Nel pomeriggio i lavori proseguiranno nei workshop con esperti sui temi del disarmo, dello sviluppo dell’Africa, dei media e della fraternità in politica. La serata si concluderà con un momento artistico, preparato dai partecipanti al meeting.

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