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Ambiente > Economia ed ambiente

Un Piano industriale per il Green Deal

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

Al Forum di Davos la presidente della Commissione europea annuncia i piani che accompagneranno la transizione verde

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante un discorso al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, martedì 17 gennaio 2023. Foto: AP/Markus Schreiber

Come ogni anno, a Davos, in Svizzera, si tiene il World Economic Forum, il Forum economico mondiale. La crisi energetica, la guerra in Ucraina, le spinte inflazionistiche e il timore di una recessione economica pesano sull’andamento dell’economia mondiale 2023; gli economisti prevedono una recessione da moderata a profonda in Europa, un modesto rallentamento negli Stati Uniti e una crescita lenta in Cina.

Proprio l’Unione europea (Ue), a Davos, rappresentata da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si pone come faro verso la transizione verde attraverso una transizione industriale da attuarsi in questo decennio, grazie ad un Piano industriale per il Green Deal, per «realizzare la transizione verso le emissioni zero senza creare nuove dipendenze».

È inoltre necessario definire un piano di incentivi come quelli disponibili all’esterno dell’Ue, ha dichiarato von der Leyen, pensando al piano di riduzione dell’inflazione annunciato negli Stati Uniti dal presidente Joe Biden, che si propone di attrarre investimenti sull’energia verde e le tecnologie pulite. Nello specifico, il cosiddetto “Inflation Reduction Act” prevede degli incentivi mirati alle aziende e, per questo, esso ha sollevato timori nell’Ue, poiché resta viva la «convinzione che la concorrenza e il commercio siano la chiave per accelerare la tecnologia pulita e la neutralità climatica». Le trattative tra Ue e Stati Uniti sono aperte per «evitare scossoni nel commercio e negli investimenti transatlantici» e per «far sì che i nostri programmi di incentivi siano giusti e si rinforzino vicendevolmente».

Infatti, se «l’Europa e gli Stati Uniti da soli intendono investire quasi 1 trilione di dollari per accelerare l’energia pulita» e hanno «il potenziale per promuovere in modo massiccio il percorso verso la neutralità climatica», è altrettanto necessario istituire un Fondo sovrano europeo nella revisione del bilancio europeo del 2023, che «fornirà una soluzione strutturale per aumentare le risorse disponibili per la ricerca, l’innovazione e i progetti industriali strategici». Nell’immediato, però, la Commissione europea esaminerà «una soluzione ponte per fornire un supporto rapido e mirato dove è più necessario».

La cosiddetta trasformazione Net Zero, cioè l’obiettivo di azzerare completamente la quantità di gas serra prodotti dall’attività umana, da raggiungere entro il 2050 riducendo le emissioni e implementando metodi di assorbimento dell’anidride carbonica dall’atmosfera, sta già causando enormi cambiamenti industriali, economici e geopolitici. Inoltre, esso sta cambiando la natura del lavoro, sta rimodellando la natura della nostra industria. Eppure, per raggiungere il Net Zero, è necessario sviluppare e utilizzare un’intera gamma di nuove tecnologie pulite in tutti i settori dell’economia: nei trasporti, nell’edilizia, nel manifatturiero e nell’energia.

Ecco che la Commissione europea proporrà un nuovo “NetZero Industry Act” sulla falsariga del cosiddetto “Chips Act”, la legge europea sui semiconduttori, approvata l’8 febbraio 2022 dalla Commissione europea, che prevede uno stanziamento di 43 miliardi di euro per raddoppiare la produzione europea di chip, entro il 2030, e rendere autonomi gli Stati membri dalle forniture esterne all’Ue che, proprio con la pandemia di Covid-19 e la conseguente ristrettezza negli approvvigionamenti dei materiali, è diventata manifesta.

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