Un nuovo Medioriente?

La proposta di Obama per il ritorno di Israele ai confini del 1967 ha destato l'attenzione mondiale
Obama e Netanyahu

Aveva fatto scalpore il discorso di Obama al mondo arabo dello scorso 19 maggio, in cui aveva annunciato aiuti economici ai Paesi dell’area mediorientale e affrontato la questione palestinese: la sua proposta sul ritorno di Israele ai confini del 1967 (mai formulata prima da un presidente americano), e prontamente esclusa da Netanyhau – in procinto di volare alla Casa Bianca per l’incontro del giorno seguente – perché «indifendibili», era riuscita ad infiammare gli animi sia degli israeliani che di Hamas, che aveva giudicato «di parte» l’intervento del presidente. Il suo discorso, oltre a ribadire il diritto di Israele alla sicurezza e il fatto che «i palestinesi non raggiungeranno mai l’indipendenza semplicemente negando ad Israele il diritto ad esistere», si poneva lungo la linea della soluzione “due popoli, due Stati”, con una Palestina smilitarizzata.

 

Ne è seguita una tempestiva precisazione da parte americana, che sottolineava come Obama avesse affermato che tali confini sarebbero stati solo la base per le negoziazioni. Il 22 maggio, nel suo discorso davanti alla lobby ebraica Aipac, aveva assicurato che il legame tra Usa e Israele è «infrangibile», nonché ribadito la sua condanna alla posizione di Hamas – giudicando una minaccia la sua intesa con Fatah – e l’opposizione ad un’eventuale costituzione «unilaterale» di uno Stato palestinese. Per settembre è infatti previsto un voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che aprirebbe la strada a questa eventualità: il presidente americano l’ha però scartata in quanto la pace «non può essere imposta», ma deriverebbe solo da un’intesa tra le due parti. Per questo, ha proseguito, «gli Stati Uniti respingeranno tutti i tentativi di isolare Israele all’Onu».

 

Insomma, tanto rumore per nulla – visto anche il sostanziale nulla di fatto dopo l’incontro con Netanyhau – o si possono presagire futuri passi avanti? Abbiamo chiesto l’opinione di Ibrahim Chamseddine, musulmano, già ministro per lo sviluppo amministrativo in Libano, e di Lisa Palmieri, rappresentante per l’Italia e la Santa Sede dell’American Jewish Committee (Comitato ebraico americano).

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