Un discorso alle fiamme

In un racconto avvincente e storicamente fondato una vicenda avvolta nel mistero che sorprende e appassiona: il piano, pensato e progettato da Hilter nel 1943, di deportare papa Pio XII e alcuni membri della Curia vaticana in Germania.  La congiura di Hitler di Mario Dal Bello, di prossima pubblicazione per i tipi di Città Nuova, ne ricostruisce la storia. Pubblichiamo qui l’introduzione.
La congiura di Hitler_Mario Dal Bello_cop CN

Una grande stufa di metallo, nella cucina al terzo piano del Palazzo Apostolico, in Vaticano, nell’agosto del 1942. Accanto, papa Pio XII, alto e diafano: in mano tiene due grandi fogli di carta, scritti con la sua grafia precisa e minuta.

Li sta gettando uno ad uno nel fuoco. Controlla attentamente che ciascuno si bruci. Le tre suore tedesche che gestiscono la vita dell’appartamento papale osservano a distanza, silenziose. Sono sorprese: è ora di pranzo; il papa, sempre così puntuale, questa volta pare non avere fretta.

Pio XII è bianco in volto, come la sua tonaca. È affannato,visibilmente scosso. Suor Pascalina Lehnert, la sola che abbia una confidenza rispettosa con Pacelli, ha il coraggio di intervenire.

«Santo Padre – dice, spalancando lo sguardo azzurro –,perché bruciate quei fogli?».

«Qui – risponde il pontefice, guardandola diritta negli occhi, come usa fare – c’è la mia protesta contro la crudele persecuzione degli ebrei in Olanda. Stavo per farla pubblicare sull’“Osservatore Romano”».

È una lettera molto più dura di quella dei vescovi olandesi contro le rappresaglie naziste letta nelle chiese il 26 luglio di quell’anno: ha scatenato l’arresto di migliaia di persone. Alcuni dicono 40mila. «La mia – riprende Pio XII – potrebbe forse costare la vita a 200mila».

Il papa è risoluto, non può prendersi una tale responsabilità. «Meglio non parlare in forma ufficiale – prosegue con tono febbrile, come parlando a se stesso – e lavorare in silenzio per questo popolo».

Suor Pascalina interviene: «Non è un peccato bruciare questi fogli? Potrebbero essere utili un giorno». «è vero – risponde il papa –. Ma se i nazisti penetrano qui dentro e li trovano, cosa succederà ai cattolici e agli ebrei in mano tedesca? È meglio non correre questo rischio».

Le fiamme hanno consumato i fogli. Poi, il papa pranza. Da solo, come sempre, e rapidamente. È pensieroso. L’accenno fatto alle suore di una possibile invasione dei nazisti in Vaticano non è soltanto un’ipotesi. Può accadere davvero. Monsignor Montini, numero tre della Segreteria di Stato, che il papa vede molto spesso, qualche giorno prima ha avvisato suor Pascalina. «Non bisogna lasciare in giro documenti importanti – le ha detto, molto serio – perché da un momento all’altro possiamo venire invasi».

La suora ha avuto un brivido, si è fatta un rapido segno di croce. Ora la religiosa ricorda l’ammonimento, comprende meglio il comportamento di Pio XII. Metodica e precisa, obbedirà con scrupolo a queste direttive. Da questo momento avrà mille occhi per controllare che non vadano dispersi documenti scottanti dalla scrivania del papa.

Lo seguirà come già è abituata a fare, come un’ombra discreta.

Ma il pericolo è stato davvero reale? Adolf Hitler, a quanto sembra, aveva veramente progettato di invadere il piccolo Stato. Anzi, di arrestare e deportare lo stesso pontefice.

Un’autentica congiura antipapale, un piano come quello che era riuscito il secolo prima a Napoleone nei confronti di Pio VI e di Pio VII.

Cosa successe veramente in quei giorni duri e difficili, e perché il progetto venne sospeso quando mancava ben poco per metterlo in atto? Come ha vissuto il pontefice in questa situazione di sospensione con un’Europa in guerra e un Vaticano sotto minaccia?

Sono molte le domande, ma non tutte finora hanno avuto una risposta.

È una vicenda che assomiglia a un thriller politico. Questo libro cerca di raccontare, a grandi linee, una storia che per molti è ancora oggi sconosciuta e attende di essere rivelata con ulteriori indagini.

 

Da "La congiura di Hitler" di Mario Dal Bello (Città Nuova). Di prossima pubblicazione. 

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