Chiara Lubich e il Dio vicino

La nascita del primo focolare. Il viaggio a Roma. L’incontro con Igino Giordani. Continuiamo, sull'onda dell'interesse susciatato dallo sceneggiato televisivo trasmesso sulla Rai il 3 gennaio 2021,  la ripubblicazione degli articoli sulla vita della fondatrice del Movimento dei Focolari apparsi sulla rivista Città Nuova nel 2019: quinta puntata.

«Ma di cosa parlerà?». «Dell’amore», risponde la giovane donna. «E cosa è l’amore?» riprende il sacerdote. «Gesù crocifisso». Protagonista di questo dialogo è una ragazza poco più che ventenne, che ha scelto di chiamarsi “Chiara” come la sua grande amica spirituale vissuta ad Assisi secoli prima. Ha accolto l’invito di parlare periodicamente in una sala, intitolata al card. Massaia, nel cuore di Trento. Prima di salire, Chiara sosta davanti a Gesù Eucaristia e gli dice più volte: «Tu sei tutto, io nulla».

Ai dialoghi partecipano soprattutto ragazze, incuriosite dalla relatrice: una donna, giovane, laica, che parla di Dio! E senza accenti devozionali e pietistici. Un Dio a portata di mano, senza nulla togliere alla sua trascendenza. Comincia così quello che la stessa Chiara definirà «un via e vai di cuori», molti dei quali rimarranno nella rete di quel parlare di Dio che li porta a seguirlo, fino a giocare la vita per lui. Attorno a lei si forma un gruppo di ragazze che vogliono condividere questa esperienza in cui c’è «tutto e solo il Vangelo».

Chiara Lubich, Giosi Guella e Graziella De Luca
Chiara Lubich, Giosi Guella e Graziella De Luca

La guerra, nel frattempo, trascina Trento nel baratro di distruzione e morte: centinaia di persone devono lasciare le case danneggiate dai bombardamenti. Anche Chiara. Qualcuno le segnala un piccolo appartamento ai margini della città, vicino alla chiesa dei Cappuccini. Con alcune (pochissime) compagne, Chiara prende dimora nella “casetta”, che diviene subito l’esperienza fondante della vita intuita da Chiara anni prima a Loreto, ma non ancora compresa chiaramente: la vita con «Gesù in mezzo, 24 ore su 24». Nasce il focolare, che intende riprodurre, per quanto possibile, la realtà umana e divina della “casetta di Nazareth”.

Le parole-chiave che Dio insegna a Chiara e alle sue compagne sono: l’amore scambievole, che “ottiene” (per dono di Dio) la presenza di Gesù tra loro; l’unità come supremo desiderio di Dio per noi; Gesù crocifisso nel suo grido di abbandono a Dio, vertice e sintesi di ogni dolore e quindi “via obbligata” per l’amore che fa unità.

E i poveri. Dio si presenta sotto i loro umili abiti, nell’indigenza e nell’umiliazione. Chiara comprende che questo amore per i poveri è il segno che si ama Dio. Occorre amare tutti, ma non senza i poveri. Per loro le ragazze si prodigano in mille modi, danno quello che hanno, anche il necessario e fanno esperienza che “Dio lo vuole”, perché Lui si fa presente come “provvidenza” che interviene. Infatti la casetta diventa teatro di un andare e venire di generi alimentari, vestiario, denaro (poco)… che colmano le varie necessità. Più danno ai poveri, più beni arrivano. «Date e vi sarà dato», dice Gesù nel Vangelo e così avviene.

Non hanno pensato di mettersi insieme per occuparsi dei poveri, ma così facendo attorno a loro rinasce la comunità cristiana. Si aggiungono presto dei giovani, affascinati dallo stesso Ideale, poi si forma un piccolo popolo. «Dopo pochi mesi, eravamo già cinquecento persone», ricorderà in seguito Chiara. Si tratta di laici, sposati, religiosi, consacrate. Un popolo guidato dalle Parole di Gesù, riassunte in «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi»; «Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici»; e «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Nell’ottobre 1945, festa di Cristo re, il salmo recita: «Chiedete e vi darò in eredità tutte le genti». Chiara e le prime compagne lo chiedono. Il 1° maggio 1947 l’arcivescovo di Trento Carlo De Ferrari approva un piccolo regolamento che ufficializza l’esistenza dei “Focolari dell’Unità”.

Igino Giordani
Igino Giordani

Ben presto Trento non basta più. Finita la guerra, la Provvidenza si serve delle inevitabili incomprensioni sorte a Trento nei confronti di questa “nuova via”, inconsueta e quindi sospetta, per condurre Chiara a Roma, dove le focolarine e i focolarini incontrano nuove persone a cui comunicare la loro esperienza. Gli ambienti sono diversi: sale parrocchiali, salotti di gente altolocata, case di ceti popolari, palazzi nobiliari e di alti prelati. Il 17 settembre 1948, Chiara con alcuni membri del nascente Movimento ha un colloquio privato, a Montecitorio, con Igino Giordani (1894-1980), deputato noto nel mondo cattolico e culturale, scrittore perseguitato dal regime fascista, maturo di età, cultura ed esperienza politica. Con la consueta disarmante semplicità e limpidezza evangelica, Chiara gli racconta la loro esperienza. E Giordani capisce che Dio da anni l’ha preparato a quest’incontro: ha trovato risposta alla sua esigenza di vita cristiana. Quella sera annota nel diario: «Stamane a Montecitorio sono stato chiamato da angeli, […] una giovinetta ha parlato come un’anima ispirata dallo Spirito Santo» (Diario di fuoco – Città Nuova).

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4-9 aprile 1949

Sorella Chiara e compagne

Queste creature esercitano una maternità spirituale, pur giovanissime, semplici, hanno una maturità, una dirittura, un carattere, su cui l’avversario non deve far presa. […] sorridenti trasformano, convertono, correggono. In loro si vede come le verità del Vangelo sono rivelate ai piccoli e la sapienza eterna s’impianti in cuori docili e umili: si capisce perché la più alta creatura fosse l’ancella più umile.

La casa è semplice come la loro anima: nuda e pur ilare e piena di grazia. Anche la cucina sorride della loro perenne festa.

Quando nominano Gesù, vi mettono una dolcezza, una grazia in cui si rivela un’interiore tenerezza: concentramento di uno sterminato amore. […] Sono diverse tutte, e pur simili, unificate da un solo sentimento, o, come dicono, dal solo Gesù. E in tutte è gioia, candore, abbandono. Anche chi è stata ricuperata da una esistenza di dissipazione, riconquista tra loro la primigenia innocenza.

Nella loro docilità, nella prontezza con cui servono e si sacrificano, s’inchiude una fermezza di volontà, con la coscienza sicura della meta cui tendono: arrivare a Gesù, attraverso un incendio d’anime. Nessuno le fermerà.

Concentrato l’amore su Gesù Abbandonato, il dolore è fatto materia prima – combustibile – dell’amore. Nella visione di Lui, come in un processo fotografico, le cose si capovolgono: le negative si fanno positive; le sofferenze diventano gioie: tutto è proiettato nell’amore, in cui non si pena più, perché si fa la volontà di Dio: e «en la sua voluntade è nostra pace».

Appunti scritti dall’on. Igino Giordani sulla corriera nel tratto Trento‑Cortina d’Ampezzo.

Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:

1920-1937   La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta

1938-1939   La prima chiamata alla santità

1940-1942   La maestra Silvia Lubich

1943-1944   Il sì per sempre di Chiara Lubich

 

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