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Firme > Fine vita

Un dialogo necessario

di Ferdinando Garetto

È urgente una nuova legge per il Suicidio medicalmente assistito (SMA)? Il primo passo per un dialogo autentico su posizioni diverse è quello di mettersi in discussione con coraggio e onestà, senza irrigidimenti sui principi, farsi compagni di viaggio compassionevoli lungo un sentiero mai semplice

Fine vita

È urgente una nuova legge per il Suicidio medicalmente assistito (SMA)? Le “storie” che incontriamo e accogliamo nell’hospice in cui lavoro, spesso ci parlano di altre urgenze: molti dicono «quanto è stato complicato arrivare qui», altri «non sapevamo che esistesse una realtà come l’hospice». Di questi, non sono rarissimi coloro che, ben prima dell’hospice, avevano conosciuto e considerato l’opzione del suicidio assistito. E conoscendo “davvero” l’hospice, hanno scoperto che un’altra strada è possibile.

Un primo punto e vero segno di civiltà sarebbe quello di garantire finalmente con maggiore concretezza anche economica quanto previsto dalle leggi che in Italia esistono già da tempo (la 38/2010 e la 219/2017). Sarebbe semplice e umano, ma probabilmente non sufficiente. Anche perché in medicina il “100%” di risultato certo non esiste… È innegabile che anche le migliori cure palliative non possono dare una risposta “assoluta” a qualsiasi sofferenza. Fosse anche solo uno, non si può voltare la faccia dall’altra parte in nome di un presunto “dovere” di vivere a tutti i costi, dovere messo in discussione anche da autorevoli bioeticisti e teologi cattolici (cfr. P.M. Cattorini, Suicidio? Un dibattito teologico, Claudiana, 2021).

D’altra parte, recenti “accelerazioni” legislative regionali dimostrano quanto una legge ben costruita sul bilanciamento di delicati equilibri sia ormai necessaria. La discussa sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (che potremmo sintetizzare come “depenalizzazione, non obbligo”) potrebbe essere almeno una base, migliore rispetto a successive fantasiose interpretazioni come quella approvata in Toscana (a differenza di molte altre Regioni italiane). Non sono sufficienti considerazioni biologiche e funzionali, ma è sempre più richiesto uno “sguardo etico” umile, che interroga ciascuno sul significato profondo che si vuole dare al concetto di “vita umana”.

Scrive Laura Palazzani nel recente documento (2024) Dialogo sul suicidio medicalmente assistito della Consulta scientifica del “Cortile dei Gentili”: «Se le polarizzazioni teoriche divergono sul valore da attribuire o riconoscere alla vita umana, sono le circostanze reali e complesse alla fine della vita, sono i malati che soffrono in modo insopportabile in alcune condizioni concrete, oggi, che sollecitano il dialogo».

In genere il primo passo per un dialogo autentico su posizioni diverse è proprio quello di accettare una domanda “ostica”, mettersi in discussione con coraggio e onestà, senza irrigidimenti sui principi, farsi compagni di viaggio compassionevoli lungo un sentiero mai semplice, e sempre nuovo perché nuova e irripetibile è ogni storia che quotidianamente incontriamo e che richiede risposte concrete… ma non frettolose.

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