Anche quest’anno, come ormai d’abitudine, l’inizio del mese di luglio coincide ufficialmente con l’apertura del calciomercato estivo. In attesa che prenda poi il via il “torneo più pazzo di sempre”, con l’avvio della serie A (si comincia sabato 13 agosto) anticipata rispetto al solito a causa della lunga pausa che ci sarà tra novembre e dicembre per via dei mondiali che si disputeranno in Qatar, già a partire dai prossimi giorni alcune delle trattative avviate nelle ultime settimane si concretizzeranno.
Tra i tanti volti nuovi che prenderanno parte per la prima volta al campionato italiano, potrebbe esserci anche quello di Angel Di Maria, il cui trasferimento alla Juventus sembra ormai cosa fatta. El Fideo, “lo spaghetto” come è stato ribattezzato dai suoi connazionali per la sua magrezza, è uno di quei giocatori annoverabili di diritto tra i “fuoriclasse” che hanno calcato i campi di calcio nell’ultimo decennio, indossando in Europa maglie prestigiose come quelle del Benfica, del Real Madrid, del Manchester United, e del Paris Saint-Germain.
Nonostante parliamo di un calciatore a tratti “geniale”, non sono pochi a domandarsi circa la reale convenienza di questo acquisto per la società bianconera. L’età (ha quasi trentaquattro anni e mezzo), la brevissima durata del contratto (Di Maria quest’estate non ha mai preso in considerazioni proposte pluriennali perché, nell’estate del 2023, è intenzionato a tornare in Argentina), e l’imminente mondiale (nelle sue dichiarazioni non fa mistero che il suo principale obiettivo per la stagione 2022-2023 sarà il prendervi parte con la nazionale Albiceleste), hanno alimentato molti dubbi nei tifosi della “vecchia signora”.
Se questo trasferimento nelle prossime ore si concretizzerà davvero, sarà solo il campo, come sempre, a darci poi la risposta a questi interrogativi, e a dimostrare quindi se Angel potrà aver realmente rappresentato un valore aggiunto per la squadra torinese. Nel frattempo, nessuno può comunque dubitare del suo valore tecnico. Mancino, spesso utilizzato come esterno destro (di centrocampo o d’attacco a seconda del modulo), Di Maria possiede un vasto repertorio fatto di dribbling, velocità, e abilità nella gestione della palla. Un giocatore d’attacco, certo, capace però di dare il suo importante contributo anche in fase difensiva.
Queste caratteristiche, gli appassionati di calcio italiani hanno potuto osservarle spesso in tv, e quindi le conoscono molto bene. Quello che non tutti conoscono, invece, è la storia di questo ragazzo nato a Rosario, la città più grande e popolosa della provincia argentina di Santa Fe, località che ha dato i natali anche ad un certo Leo Messi… Una storia fatta di origini umili, in cui il profondo legame alla sua terra e una grande fede religiosa hanno sempre avuto un ruolo centrale.
Papà Miguel, quando lui era piccolo, aveva dovuto abbandonare il sogno di fare il calciatore per andare a lavorare in una miniera di carbone. E lui stesso, insieme alle due sorelle e alla mamma, gli dava spesso una mano distribuendo legna e carbone. Con mamma Diana, poi, il rapporto è sempre stato speciale. Era lei, dopo avergli salvato la vita quando ad un anno cadde in un pozzo, che lo accompagnava quasi ogni giorno in bicicletta ad allenarsi con El Torito, un piccolo club locale nel quale ha iniziato a giocare a calcio a soli sei anni.
Un club in cui si è fatto notare ben presto, tanto da essere “comprato” da una squadra professionistica, il Rosario Central, in cambio di… 26 palloni (anche se pare che da quelle parti li stiano ancora spettando). Dopo una lunga trafila nelle giovanili, Angel è passato in prima squadra nel 2005, ma dopo due sole stagioni, quando aveva 19 anni, accettò la chiamata del Benfica. Così, si trasferì in Europa, promettendo ai suoi che da quel giorno sarebbe stato lui ad occuparsi di loro, ripagandoli per i tanti sacrifici fatti per farlo diventare un calciatore professionista.
«Non dimenticherò mai – ha raccontato successivamente Di Maria – quando mi comprarono le prime scarpe da calcio. È un ricordo che porterò sempre con me. Mi regalarono un sogno, un’opportunità… perché se non avessi giocato a calcio credo che avrei continuato a lavorare a Rosario in miniera». Di Rosario è anche la compagna di Angel, Jorgelina Cardoso, sposata nel 2011. Il legame tra i due è fortissimo, legame reso ancora più solido anche dall’esperienza vissuta insieme in occasione della nascita della loro primogenita.
Mia, infatti, è nata prematura, al sesto mese, e a causa delle sue cattive condizioni di salute è dovuta restare due mesi in Ospedale, con i medici che avevano dato alla giovane coppia solo il 30% di possibilità di sopravvivenza per la piccola Mia. A dargli la forza di affrontare una situazione così difficile è stata in particolare la sua grande fede (testimoniata anche dal volto di Gesù che ha tatuato sul polpaccio). Alla fine, tutto è andato bene. Qualche anno dopo è arrivata anche Pia, e ora i quattro sono inseparabili (il calciatore argentino dedica ogni momento vissuto fuori dal terreno di gioco alla sua famiglia).
Nei prossimi giorni, come detto, sapremo se effettivamente Angel sbarcherà nel nostro campionato. Quel che è certo, sin d’ora, è che ha già deciso di terminare la carriera al Rosario Central dove conta di arrivare già nell’estate del 2023: «Nascere a Perdriel (un quartiere “disagiato” di Rosario, ndr) è stata la cosa migliore che sia capitata in vita mia», si era fatto tatuare sul braccio sinistro quando lasciò il suo Paese d’origine per andare a giocare nel vecchio continente.
Pare che la Juventus nelle ultime settimane abbia provato in tutti i modi a convincerlo a firmare un contratto che andasse oltre la sola prossima stagione, offrendo in cambio un lauto compenso… Nonostante ciò, pare che lui su questo punto sia stato irremovibile. Dopo aver trascorso quindici anni in Europa, dopo aver vinto quasi trenta trofei con squadre di club e aver ottenuto due prestigiosi successi con la sua Argentina (l’oro olimpico nel 2008 e la Copa America nel 2021), Angel vuole tornare lì dove tutto è iniziato. Per riconciliarsi definitivamente con le proprie origini, e riabbracciare quei luoghi mai dimenticati nonostante il grande successo.
__