Ucraina, la situazione si complica

Dalle parole del nostro corrispondente da Kiev traspare tutta l’inquietudine che vive la popolazione ucraina per le provocazioni russe nell’est del Paese
Slovyansk

Le forze filorusse stanno conducendo attacchi mirati contro gli edifici governativi nella regione di Donetsk, nell’Est dell’Ucraina, incluse stazioni di polizia e dei servizi di sicurezza. Lo ha affermato il ministro dell'Interno Arsen Avakov. Forze paramilitari presenti sul posto sono dotate di armi russe e portano la stessa uniforme dei militari che hanno invaso la Crimea.

Alla Majdan di Kiev i manifestanti sventolano la bandiera ucraina, mentre i filorussi delle regioni orientali si coprono le spalle con la bandiera tricolore di un altro straniero, la Russia, dei cui interessi si fanno paladini.

A Slovyansk, alcune torri per le comunicazioni mobili sono state distrutte, ha pure detto Avakov. In precedenza, l'11 aprile, le forze filorusse, tra cui si sospetta ci siano veri militari di Mosca, avevano assunto il controllo della stazione locale di polizia e l’edificio della Sbu, l’agenzia di sicurezza interna ucraina, eredità guarda caso del KGB.

Sempre a Slovyansk, i dimostranti filorussi hanno rubato almeno 400 pistole Makarov e 20 fucili automatici. Contemporaneamente i separatisti hanno istituito blocchi stradali e check point. Oltre a quella di Slovyansk, la stazione di polizia del distretto di Kramatorsk, una città a 96 chilometri a Nord di Donetsk, con una popolazione di 200 mila abitanti, è stata teatro nella tarda notte del 12 aprile di un’intensa attività separatista. I filorussi hanno provato a conquistare l’edificio, il cui destino rimane ancora incerto. Colpi di pistola sono stati registrati dentro e fuori della principale stazione di polizia a Kramatorsk, una città conosciuta come centro dell’ingegneria meccanica.

A Chervoniy Lyman, invece, una cittadina di 20 mila persone sul confine settentrionale della regione di Donetsk, un attacco alla stazione di polizia locale è stato respinto qualche ore fa, ha detto sempre il ministro dell'Interno Arsen Avakov. I presunti filorussi erano armati con fucili mitragliatori kalashnikov AK 100 di fabbricazione russa, i quali vengono utilizzati solo dalle forze militari russe.

Ma nei fatti nella regione di Donetsk il 66 per cento della popolazione vuole un'Ucraina unita. Lo dicono i dati di una ricerca condotta dal Ukraine Sociology Service alla fine di marzo (tra il 26 e il 29 del mese passato). Secondo i loro esperti, «l'idea del separatismo non nasce dal basso, dal popolo, ma viene diffusa dall’alto». Su scala nazionale, solamente il 6 per cento della popolazione si dichiara favorevole alle idee separatiste. Ma la situazione non è omogenea su tutto il territorio ucraino.

Nell’Ovest l’idea di separazione è sostenuta da meno dell'1 per cento della gente, nelle zone centrali da circa il 2 e nel Sud-est da circa il 7, escluso il Donbas (la regione di Donetsk), dove questo numero sale al 18 per cento. Nella regione di Donetsk il 66 per cento vuole vivere in un’Ucraina unità e tra questi il 31 per cento sostiene, però, che le regioni devono avere più poteri. Il 18 per cento – ma nella città di Donetsk è il 27 – è favorevole all’adesione alla Russia, il 5 sostiene l’idea di una regione indipendente.

Ieri mattina è iniziata un'operazione di polizia finalizzata a neutralizzare i gruppi che inneggiano al separatismo nelle città dell’Est e che manifestano terrorizzando la popolazione usando le armi fornite dalle forze speciali dei servizi segreti russi. Il capo dell’Sbu (Servizi segreti ucraini), Valentin Nalyvaychenkoha, ha osservato che le manifestazioni di separatismo nelle città dell'Est dell'Ucraina cercano di influenzare le autorità locali e oligarchiche.

Il problema delle relazioni fra Est e Ovest del Paese non è nuovo: coloro che oggi visitano l’Ucraina orientale e quella occidentale, per esempio Donetsk e Leopoli, avvertono inevitabilmente le differenze profonde tra le due regioni, come se appartenessero in realtà a due Paesi diversi, a due mondi diversi, addirittura a due civiltà diverse. Comunque, il paradosso principale è che nessuno può dire dove finisce una parte e comincia l’altra. L’Ucraina è stata russificata per più di 300 anni, molto gradualmente. Le “due Ucraine” coesistono come due simboli, due scelte per uno sviluppo futuro: tornare ai tempi dell’Urss o marciare verso l’Europa.

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