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Mondo > In punta di penna

Ucraina: “Al lupo, al lupo!”

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Passano le settimane, annunci roboanti, soldati spostati, minacce sferzanti. Ma gli attori in campo vogliono sul serio una guerra?

Ucraina

In un articolo pubblicato una settimana fa, si mettevano in evidenza le diverse posizioni degli attori in campo sullo scacchiere ucraino. In una settimana poco è cambiato rispetto al quadro precedente. Cominciamo dalla Russia, che continua ad esigere risposte adeguate sul fatto che Ucraina e altri Paesi ai suoi confini non aderiscano alla Nato (le risposte scritte date dagli occidentali non sembrano soddisfare Mosca), quasi a certificare le zone di influenza rispettive che non possono essere toccate dal fronte avverso. Per spiegarci, se la Russia decidesse di far aderire a un’alleanza di solidarietà economica e militare il Canada o il Messico, come reagirebbero Washington e la Nato? Oppure se lo facesse la Cechia o l’Ungheria?

Gli Stati Uniti da parte loro, anche per non urtare eccessivamente gli alleati europei, si vogliono concilianti, ma Biden decide di inviare tre mila soldati in Lituania, mentre gli Hercules dell’esercito statunitense continuano a scaricare container di armi a Kiev e negli altri aeroporti ucraini. Scende in campo pure il Regno Unito, sparigliando le carte di un’Europa più che mai divisa: da una parte sembra voler essere un emissario di Washington, ma dall’altra deve far fronte a una incursione dimostrativa dei caccia russi proprio a due passi dalle isole britanniche. Tutta scena? Può darsi. Come quella messa in atto dalle navi russe nel Mediterraneo.

L’Europa continua i suoi contatti formali e informali con Mosca – anche Draghi ha fatto la sua parte – col tentativo di sminuire la tenzione ed evitare che una guerra lasci al freddo centinaia di milioni di europei, soprattutto nel nord del Vecchio continente. Mentre la tensione sul campo continua a tenere altissimi i prezzi del gas e del petrolio, il che fa sorridere Putin che vede le sue casse esangui per la profonda crisi economica del Paese ritrovare un po’ di liquidità.

La Cina inaugura le sue Olimpiadi invernali con cerimonie sfarzose riservando un’accoglienza particolarmente calorosa all’ospite russo, mentre le delegazioni politiche dell’Occidente paiono di secondo piano. Pechino così evidenzia ancora una volta la sua tattica bellica – perché di guerra si tratta −, che consiste nel combattere senza sparare un solo colpo, giocando di fioretto e non di spada, magari minacciando Washington di prendersi il relitto affondato nel mar della Cina per un errore di pilotaggio nell’atterraggio di un F-35, o per un problema tecnico, nessuno mai lo saprà. E gongola, Pechino: ogni giorno aggiuntivo di guerra mediatica fa i suoi interessi. Mentre la Huawei, gravemente danneggiata dallo stop Usa dell’anno scorso alle vendite negli Stati Uniti, rilancia la sua penetrazione fuori dai confini cinesi con nuove campagne pubblicitarie aggressive. Guerra, appunto, commerciale.

Kiev e il suo presidente Volodymyr Zelens’kyj cercano di imbastire qualche strategia, ma con scarso successo. Il fatto è che il peso politico ucraino nel panorama internazionale è di poco conto: le potenze mondiali occupano tutta la scena. E allora, memore della sua precedente professione − era attore −, il presidente ucraino cerca di volta in volta di assumere maschere diverse. Con un certo successo.

Ci sarà la guerra, la Russia invaderà l’Ucraina? Anche se la diatriba attuale pare un gran polverone mediatico e nessun atto di aggressione deve essere registrato, un attacco non è evidentemente ancora scongiurato. Mosca ha tutto l’interesse, come si diceva, a tenere alta la tensione. E Washington pure, per i noti problemi interni dell’amministrazione Biden in vista delle elezioni di mezzo termine. L’Europa vorrebbe far calare la tensione, che per il momento serve solo ad aumentare le già salate bollette energetiche, ma ha poche frecce al suo arco. Può darsi che Putin e la sua psicologia zarista forse non ammetteranno una brutta figura, e quindi una piccola invasione ci sarà dalle parti del Donbass, con annessione di una piccola fetta di territorio ucraino. Ma non è per nulla certo, perché le reazioni occidentali e l’embargo draconiano che verrebbe imposto potrebbero annullare i benefici che attualmente la Russia ottiene nelle vendite di gas. Difficile, quindi, che nei prossimi giorni il dado venga tratto. In ogni caso si parla in ambienti militari di un’eventuale campagna di fine marzo. E intanto scende in campo il deep fake, cioè il falso mediatico, con video fabbricati ad arte di un attacco ucraino alla Russia, stando alle denunce del Pentagono. Queste sono le guerre del XXI secolo.

(Di quello che stanno soffrendo le popolazioni del Donbass e in genere ucraine… poco importa).

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