Tsipras e le obiezioni sulle misure impossibili

Primi passi dolorosi del secondo governo di Syriza. L’eccesso di tassazione rischia di portare paradossalmente a una riduzione del gettito fiscale
Grecia

Dopo il voto di fiducia ricevuto dai deputati della sua alleanza e le dichiarazioni programmatiche della settimana scorsa, ora Alexis Tsipras affronta il primo crash test del suo governo, visto che questa settimana deve essere votato il primo pacchetto di misure per l’attuazione dell’accordo europeo. Si tratta di misure di carattere fiscale estremamente dure che saranno seguite da altre se possibile ancora più dure, previste in parlamento per fine Ottobre.

 

L’opposizione ha già dichiarato che non voterà queste misure «disumane» affermando che colui che ha firmato l’accordo ora lo deve pure votare e attuare. Inoltre, sembra che la maggioranza di governo conti già la sua prima perdita, dato che un deputato di Anel, il partito alleato, ha annunciato la sua autonomia di voto. Ma anche nel partito del premier, Syriza, non pochi deputati esprimono la loro obiezione a certe misure come, ad esempio, la tassazione sulle case o l’Iva imposta sulle istituzioni di educazione privata. Queste obiezioni e la ricerca di misure equivalenti spiegano perché l’introduzione in parlamento del disegno di legge programmata per ieri sia stata rimandata.

 

Nel frattempo la gente comincia a capire la gravità delle misure che verranno prese, di cui non era pienamente consapevole quando votava, e le sue pur minime speranze sembrano svanire. La continua riduzione di salari e pensioni e, allo stesso tempo, l’aumento della tassazione portano la popolazione greca sull’urlo della disperazione. Il tasso di disoccupazione sta aumentando di nuovo e le conseguenze sociali risultano gravissime: già non pochi genitori, impossibilitati a prendersi cura dei propri figli, li lasciano negli asili che, a loro volta, non possono affrontare questo flusso di piccoli temporaneamente abbandonati dai genitori perché possano almeno mangiare.

 

Tsipras ha fretta di far approvare le leggi per ottenere dai creditori due tranche di aiuti di quasi tre miliardi di euro. Però, ci si interroga sul costo socio-economico di queste misure che porteranno a una più grave recessione e aumenteranno il debito pubblico, espresso come percentuale del Pil. Ci si chiede anche sull’insistenza europea per una ricetta sbagliata, come ammettono tanti economisti fuori e dentro le istituzioni internazionali, una ricetta che non può funzionare e che crea più problemi di quelli che risolve. Si sta verificando la verità del detto: «Le tasse uccidono le tasse», nel senso che una tassazione impossibile porta all’aumento dell’economia in nero e all’evasione fiscale, con una conseguente diminuzione del gettito fiscale. Come se non bastasse, si vede che le “promesse” di una riduzione del debito pubblico non potranno essere mantenute.

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