Trieste, città mare

Lo sguardo di una turista di passaggio su una delle città italiane più contese della storia.
Castello Miramare, Trieste. (Foto di Miriana Dante)

“Trieste ha una scontrosa/grazia. Se piace,/è come un ragazzaccio aspro e vorace,/con gli occhi azzurri e mani troppo grandi/per regalare un fiore”. Così descrive Umberto Saba la sua amata città nel Canzoniere, una raccolta di poesie tra le più famose che spesso vede protagonista il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia. Il poeta nasce a Trieste il 9 marzo 1883, la sua vita intrecciata con forza a quella della città. Trascorre le sue giornate lavorando nella Libreria Antiquaria Umberto Saba, dove si possono ancora ammirare le pile di libri che arrivano al soffitto e “quell’antro oscuro”, perché non entrava e non entra tutt’ora molta luce, in cui Saba si rifugiava. Poco distante, la sua statua in bronzo fatta dall’artista Nino Spagnoli lo ritrae mentre si reca a lavoro, vestito pesante e infreddolito, chiuso in sé stesso come era in vita.

Quella di Saba non è però l’unica statua che sorprende i turisti in visita a Trieste. Sul Canal Grande, costruito tra il 1754 e il 1756 dal veneziano Matteo Pirona per permettere alle imbarcazioni di scambiare merci nel centro della città, si trova un’altra figura famosa ad opera dello scultore Marcello Mascherini. Si tratta di James Joyce che passeggia rivolto verso quella che un tempo era la sua abitazione. L’autore, sebbene non originario della città, vi si trasferisce nel 1904. Povero, soggiogato dall’alcool e dai debiti, trova in Trieste una città che lo accoglie. Neanche il fascino di Roma, dove per un breve periodo si trasferisce, lo distoglie. Sarà solo la guerra a costringerlo ad abbandonare la città. “La mia anima è a Trieste”, scrive.

Un altro bronzo, creato dallo scultore Alessandro Verdi, ritrae Gabriele D’Annunzio seduto in Piazza della Borsa intento a leggere un libro. Come controversa è la figura di questo poeta, controversa è stata la reazione al posizionamento della statua a cento anni dall’impresa di Fiume del 1919.

Trieste è una città di confine che raccoglie in sé tante realtà differenti, lo si vede subito dalla varietà di luoghi di culto presenti in città. Dalla Cattedrale di San Giusto Martire alla Sinagoga, passando per il Tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione e la Chiesa greco-ortodossa di San Nicolò. Esempio della raffinatezza della città è Piazza Unità D’Italia, la principale. Si apre sul golfo, ai lati edifici pubblici di grande importanza.

Il suo nome è cambiato numerose volte nel tempo: in precedenza al 1955, che vide la dissoluzione del Territorio Libero di Trieste e la denominazione che la piazza ha tutt’ora, si chiamava Piazza Unità. Questa definizione vi era dal 1918, dopo l’annessione all’Italia. Durante il periodo austriaco era Piazza Francesco Giuseppe, in onore dell’imperatore. Simbolo del dominio austriaco è anche il Borgo Teresiano, un quartiere borghese costruito dal 1730 da Carlo VI e a seguire dalla figlia, l’imperatrice Maria Teresa.

Nel 1719 l’imperatore aveva dichiarato Trieste Porto Franco, con conseguenti crescita economica e aumento demografico; perciò, aveva acquisito i campi di sale nella zona per dare vita a un nuovo quartiere. L’impronta austriaca si ritrova anche nel Castello di Miramare di Massimiliano d’Austria, un gioiello bianco sul mare, poco distante dal centro di Trieste, dove dimorò anche la famosa principessa Sissi, Elisabetta di Baviera, probabilmente per curare la tubercolosi che le fu diagnosticata. Il medico, infatti, si racconta che le consigliò di stare molto al sole e in posti dove c’era ossigeno e aria pulita per favorire la respirazione.

Un luogo importante di incontro per la popolazione triestina è il Molo audace, che si trova di fonte a piazza Unità d’Italia. Costruito tra il 1743 e il 1751 sul relitto del vascello austriaco San Carlo, è oggi un luogo di passeggio a cui attraccano solo raramente piccole imbarcazioni. Il nome è dovuto al cacciatorpediniere Audace, la prima nave della marina italiana a entrare nel porto e ad attraccare proprio su questo molo.

Trieste è sì una città storica ma che cerca di aprirsi al futuro. Ha sede un importante polo universitario e di ricerca sempre più legato alla realtà cittadina. Inoltre, vi è situato il Sincrotrone, centro di ricerca multidisciplinare di eccellenza aperto alla comunità scientifica internazionale. Ancora l’Area marina protetta di Miramare, con l’oasi del WWF. Altro polo importante il Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam (ICTP).

Fiorente, di turismo, Trieste è anche una città che porta con sé il bagaglio pesante di esodi e persecuzioni, di guerre e vittime. Ad appena quindici minuti in macchina dalla città si giunge alla Foiba di Basovizza, un vecchio pozzo minerario profondo 200 metri che è diventato l’ingiusto sepolcro di civili, militari, poliziotti e prigionieri giustiziati con crudeltà dai partigiani di Tito intorno al 1945. Ad oggi il sito è monumento nazionale, “simbolo di tutti i drammi che hanno segnato le vicende del confine orientale al finire del secondo conflitto mondiale” (www.foibadibasovizza.it).

Ancora un luogo storico e di memoria non molto lontano da Trieste: la Risiera di San Sabba. Un edificio industriale utilizzato come campo di prigionia nazista. Ultimo, ma non meno importante, il sacrario militare italiano più grande, quello di Redipuglia, in provincia di Gorizia. Custodisce le spoglie di oltre 100 000 soldati caduti nella Prima Guerra Mondiale. Un’imponente scalinata che sale sulla collina, a emulare un esercito in formazione preceduto dal sarcofago di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, comandante della 3ª Armata, seguito dai suoi generali che combatterono sul fronte italiano. Gallerie, trincee, crateri, munizioni inesplose e nidi di mitragliatrice sono stati conservati sul sito a ricordo della guerra.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Umberto Saba

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Nonni

Grazie, nonni!

Digiunare per la pace

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons