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Trasformare i droni di guerra in strumenti di pace

di Antonio Maria Mira

Proposta del vescovo di Manfredonia, padre Franco Moscone, per contrastare le mafie che stanno colpendo con incendi dolosi vaste aree protette del Gargano. Invece di investire sui droni di combattimento in uso nell’aeroporto militare di Amendola, è urgente intervenire per proteggere il patrimonio naturale sotto attacco di «una criminalità organizzata che si sente libera di fare tutto ciò che vuole»

Drone militare Predator, ANSA/Ufficio Stampa Roma Drone Expo&Show

Usare i droni dell’Aeronautica militare «non per la guerra ma per sostenere, difendere e curare il nostro magnifico territorio, colpito dalle fiamme di organizzazioni mafiose».

Vescovo Padre Moscone Foto Diocesi Manfredonia

È la proposta dell’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone, dopo gli incendi che hanno devastato alcune aree del Gargano e in particolare l’oasi del Lago Salso, una delle più importanti zone umide d’Italia, area di nidificazione di migliaia di uccelli, comprese cicogne e fenicotteri, dove sono stati inceneriti più di 800 ettari.

Lo fa parlando a braccio durante un incontro pubblico, dopo essere già intervenuto con una nota ufficiale.  «Il forte vento e l’erba inaridita per la calura e per la mancanza di piogge hanno alimentato i focolai dell’incendio, ma va denunciato con chiarezza che i roghi sono stati provocati da mani fomentatrici di odio verso il Creato e verso la popolazione: si tratta di gesti criminali, motivati da una pura logica criminale».
Padre Franco, non nuovo a forti interventi contro le mafie e l’illegalità, vede la logica criminale proprio nelle modalità dell’incendio. «Chi ha appiccato il fuoco all’oasi del Lago Salso si deve essere impegnato veramente per bruciare dove c’è l’acqua e il canneto che è pieno d’acqua, vuol dire che si sono impegnati sul serio. Dietro c’è chiaramente un’organizzazione mafiosa, c’è l’illegalità latente del territorio. E questa la dobbiamo sconfiggere in ogni modo e soprattutto uscendo da tanta ipocrisia che forse è ancora nascosta dentro molti di noi».

Dunque «bisogna curare e mettere in sicurezza il territorio». E su questo l’arcivescovo avanza la sua proposta. Ricorda che nell’aeroporto militare di Amendola, il più grande d’Italia, a pochi chilometri da Manfredonia  «ci sono droni strepitosi, da costi enormi che hanno la capacità di stare in volo per 24 ore. È possibile che l’Aeronautica militare, che serve alla sicurezza della Nazione prima di mettersi contro altre Nazioni, riduca un po’ la spesa su certi droni e la sposti su droni che invece sostengono, difendono e curano questo magnifico territorio? Sono molto più piccoli e costano molto di meno».

E qui tocca il tema attualissimo dell’aumento delle spese militari. «Per questi droni di pace basterebbe modificare un po’ quel 2% che si vuole far diventare il 5% del Pil nazionale, il peggiore pensiero che si possa avere per la sicurezza del mondo intero».

E allora, insiste l’arcivescovo, «se non vogliamo vedere tutto il Pianeta diventare come venerdì scorso l’oasi del Lago Salso, dobbiamo imporci questa scelta che è completamente diversa da quella che si sta facendo. Io credo che le risorse e gli strumenti ci siano e siano molto vicini, basta semplicemente organizzarli in modo diverso e pretendere la sicurezza partendo di qui e non da altre parti».

Anche perché questi incendi sono frutto di una situazione molto grave. «Siamo di fronte ad una situazione che non ci saremmo mai aspettata – avverte il vescovo Moscone -. Il nostro territorio è in mano ad una criminalità organizzata che si sente libera di fare tutto ciò che vuole e si sente forte e potente da poter organizzare qualsiasi gesto sconsiderato come quello di oggi. Sono mani criminali che negli ultimi giorni hanno tentato tre volte di far scoppiare l’incendio e la terza ci sono riusciti alla grande.

Sembra che la “terra dei fuochi” sia passata dal Casertano al Tavoliere con le ecoballe che vengono sversate qui da noi e poi date alle fiamme».
Il riferimento è alle ecoballe di rifiuti, probabilmente campani, depositate abusivamente proprio vicino all’oasi e poi incendiate. Così padre Franco conclude citando passi dell’Enciclica Laudato si’: «Vi chiedo perdono per quanto accaduto e sono al vostro fianco, sì sono pienamente “a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica” e auspico decisamente che si ponga fine “alla insensata guerra al Creato”.

È ormai questo il tempo di far seguire alle parole i fatti per “vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio che è parte essenziale di un’esistenza virtuosa e non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”.
Urge, più che mai, “trasformare i nostri cuori, i nostri stili di vita e le politiche pubbliche che governano le nostre società” e invito tutti ad alzare la voce ed assumere atteggiamenti rispettosi del Creato “per fermare questa ingiustizia verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico”. Cominciando col trasformare strumenti di morte in strumenti di pace, sicurezza e tutela.

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