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Cultura > Cinema

Tornano le favole, Biancaneve e Guglielmo Tell

di Mario Dal Bello

Il remake di Biancaneve, la storia di Guglielmo Tell. Il cinema rielabora in chiave spettacolare e un po’ politica leggende e miti

In piena resurrezione dei poemi epici, Odissea per prima cosa, è naturale che il cinema si rivolga al capolavoro di Walt Disney, anno 1937, per ripresentarlo in versione anni Duemila. Manca il principe azzurro sostituito da un giovane ladro simpatico (si sposeranno poi?), c’è la regina cattiva Gal Gadot, malvagia e sexy, ci sono i nani (“fatti” al computer sulla base di un solo attore) non troppo originali, la selva terribile meno paurosa, e lei, Biancaneve: Rachel Zegler, latino-americana, che canta le nuove canzoni con una bella voce. Politicamente corretto, insomma, c’è spazio per tutti, per i brutti e i belli, per i cattivi e i buoni. Con un finale che fa pensare ad un possibile sequel.

Che dire del film che sta incassando molto bene dappertutto? Operazione commerciale scaltrita, colori stupendi, bravi attori e ovviamente Biancaneve leader della riconquista del trono e la regina cattivissima sepolta nell’inferno. Ma tornerà? È possibile. C’è un solo difetto: manca la poesia nel film diretto da Marc Webb.


Claes Bang interpreta Guglielmo Tell. Ansa EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF

E andiamo al filmone Guglielmo Tell, scritto e diretto dall’inglese Nicky Hamm e interpretato dal forte ex crociato Claes Bang, che ha sposato una araba con tanto di figlio mezzosangue ed è pacifista ad oltranza. Solo che gli Austriaci (Putin o Trump o entrambi?) col mezzocieco imperatore “cristiano” Ben Kinglesy e il perfido Gessler si vogliono prendere la Svizzera fra crudeltà e violenze (Il Trono di spade ha insegnato bene).

E così il film girato in Alto Adige tra castelli e panorami stupendi rilegge l’eroe che alla fine è costretto a lottare, uccidere e guidare il popolo verso la libertà, a prezzo di sacrifici (il celebre pomo sulla testa del figlio di Tell). Gli uomini contano, ma più le donne: la moglie di Tell, la nipote del re che gli si ribella, insomma un sano femminismo e un pizzico di condanna delle Crociate di ieri (e di oggi?). La vittoria è prevista ma non durerà, come pare suggerire il prevedibile sequel.

Che dire? Avventura, duelli, congiure, musica roboante (ingrata), bei costumi, un Duecento che è già Duemila, come nella favola di Biancaneve. Piacevole, nulla più, e in fondo riposante. Ma la retorica alligna da ogni parte.

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