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Mondo > In punta di penna

Terrorismo nascosto

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Sembra un’altra era, quella delle Torri Gemelle. Dove s’è nascosta la violenza islamista?

Vent’anni sono passati da quando tutti ci trovammo confrontati all’incredibile, all’impero del male, alla coscienza della vulnerabilità dell’Occidente. L’esposizione di forza astuta e spietata che si voleva risolutiva. Ma non lo fu. Vent’anni dopo George W. Bush, passando per Obama e Trump, per arrivare a Joe Biden che oggi ritira i soldati dall’Afghanistan, rivede la sua amicizia coi sauditi, si dimentica del Libano, della Siria e dell’Iraq. Sì, Osama bin Laden è stato ucciso, e così i leader del Daesh, i resti di al-Qaeda si sono ritirati nel Sahara, quelli del Daesh si sono riconvertiti in una qualche milizia sullo scacchiere siriano, i ceceni e i militanti radicali del Daghestan sembrano essersi riciclati nel contrabbando, in Europa qualche cane sciolto pugnala qua e là.

Terrorismo perciò finito? Andiamoci piano. L’intervallo concesso dalla pandemia tra qualche mese finirà (o dovrebbe finire) e allora si capirà se il terrorismo frettolosamente definito come jihad svelerà il suo stato. Quel che si può osservare è che il sogno del califfato, di qualcosa di simile, sembra essere stato accantonato, per ripiegare su obiettivi più limitati, su “califfatini” che sottraggono sovranità ai Paesi più esposti, dal Burkina Faso all’Iraq, dalle regioni di confine tra Pakistan e Afghanistan – le cosiddette zone tribali −, a qualche valle sperduta nel Caucaso che guarda ad Oriente, in minuscole isole sparse per il mondo dove regnerebbe la shari’a più retriva che si possa pensare.

Lo stesso fiancheggiamento occulto da parte di alcuni Paesi musulmani del Medio Oriente e dell’Asia Centrale non hanno più bisogno di foraggiare eserciti costosissimi, e così tali Paesi possono riconvertirsi e rifarsi una patente da negoziatori. Ma durerà a lungo?

Gli osservatori più attenti del fenomeno terrorista di matrice islamista hanno notato e seguono nei dettagli lo sviluppo delle milizie sparse, ma non sembrano rassicuranti, perché nei Paesi in cui questi residui si sono rifugiati le popolazioni non hanno fatto passi avanti nel rifiuto della violenza. Anzi, si nota anche per via del Covid-19, una diminuzione del tasso di scolarizzazione, che è il primo e più indiscutibile indice del distaccamento dalla violenza terroristica. Se così si può dire, il rischio è che tanti piccoli terroristi stiano crescendo nei piccoli califfati di fatto che esistono nel mondo. Come a dire, il terrorismo non lo si elimina finché la società nelle quali crescono i radicalismi non saranno prosciugate dall’acqua mefitica dell’ignoranza.

Nota positiva: i vari Islam europei e americani stanno lentamente integrandosi accettando le leggi dell’ermeneutica e della democrazia. Cioè accettano letture non fondamentaliste e chiuse del Corano, e la sfida della convivenza democratica. I musulmani nelle liste elettorali europee aumentano. Buon segno.

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