Tagli e ridimensionamento drastico del Marcianum

La Fondazione voluta dal cardinale Angelo Scola quando era patriarca di Venezia sarà fortemente ridotta, per mancanza di fondi
Fondazione Marcianum

Il sito ufficiale della Fondazione non ne dà ancora alcuna notizia, ma da due giorni su diverse agenzie di stampa e su alcuni quotidiani veneti e nazionali si spiega che la Fondazione Marcianum sarà fortemente ridimensionata e di fatto smantellata. Voluta come progetto culturale dal card. Angelo Scola, allora patriarca di Venezia, la fondazione viene ora chiaramente ridotta da una decisione del suo successore Francesco Moraglia, che ha preso la decisione, ‘dolorosa’ per sua stessa ammissione, dopo aver consultato i soci fondatori e ed il Collegio dei consultori della diocesi.

Il Marcianum, che negli anni aveva sviluppato una scuola media e una superiore ed una università (la Facoltà San Pio X, l’Istituto di Scienze Religiose San Lorenzo Giustiniani ed il corso di master Mega), oltre che essere attivo nel contesto della ricerca, soprattutto attraverso la rivista Oasis, e nel settore dei Beni Culturali conta anche una prestigiosa biblioteca ed una casa editrice. Le scuole erano già state chiuse e, con la decisione di questi ultimi giorni, subiranno la stessa sorte la Facoltà di Diritto Canonico, l’Istituto di Scienze Religiose ed il Convitto Internazionale. L’interruzione delle attività non sarà comunque immediata. “Questi due Istituti – ha chiarito mons. Moraglia – accompagneranno gli studenti che già stanno frequentando al compimento del ciclo accademico a cui sono iscritti. Gli studenti poi, dopo il conseguimento del grado accademico in cui sono attualmente impegnati, se lo vorranno potranno accedere al grado successivo presso altri Istituti”.

La Fondazione si era sostenuta nel corso degli anni grazie anche ai fondi del Consorzio Venezia Nuova. “I recenti fatti di cronaca giudiziaria – ha affermato il Patriarca nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale diocesano Gente Veneta – hanno avuto una pesante ricaduta sulla città di Venezia e su tutto il Veneto. E la Fondazione Marcianum ha sede a Venezia, ha legami con la città e con tutto il Veneto…”. Venuti meno gli sponsor, l’unica strada praticabile è parsa, quindi, essere quella di un ridimensionamento deciso.

L’attuale arcivescovo della Serenissima riconosce che il Marcianum è nato “da una idea che, sulla carta, è buona: dar vita a un polo culturale, pedagogico e accademico che intendeva prendere per mano il soggetto dalla scuola dell’infanzia fino all’università”. Il limite del progetto, tuttavia, sottolinea Mons. Moraglia, è “la mancanza di un patrimonio stabile che garantisca alla Fondazione autonomia nel tempo. Si è pensato – certamente in buona fede – che la Fondazione si potesse sostenere grazie agli sponsor, ma i fatti smentiscono chiaramente tale convinzione”. Un tallone d’Achille, che Moraglia definisce ‘congenito’, e che ha portato “la Fondazione a dipendere a doppio filo dagli sponsor”. Con alcuni sponsor che hanno ridotto il loro impegno finanziario ed altri che hanno interrotto la collaborazione, il “Marcianum si è trovato nella situazione di dover ridisegnare il suo profilo generale”. L’arcivescovo ha escluso che la diocesi si trovi nelle condizioni di farsi carico della situazione problematica della fondazione.

In quanto alle prospettive future il Patriarca di Venezia ha prospettato che “il Marcianum si avvia per il prossimo biennio ad essere un ente di ricerca, formazione e promozione culturale più agile nella struttura e che guarda con attenzione e intelligenza all’innovazione sociale e al welfare”. Inoltre, ha sottolineato Moraglia, “il Marcianum intende muoversi in stretto dialogo con i diversi soggetti del nostro territorio – Venezia e il Veneto – impegnati in tale settore. Il progetto, quindi, è semplice: rendersi presenti e porsi a servizio del territorio con competenza e dialogando con tutti gli interlocutori interessati”.

Resta il nodo doloroso dell’occupazione. Il severo ridimensionamento del polo culturale veneziano significa perdita di posti di lavoro e nuove emergenze sul territorio. “Il mio desiderio – ha apertamente ammesso il Patriarca – è poterli incontrare per spiegare loro la situazione nella sua complessità e far in modo che la Fondazione li accompagni al meglio, secondo quanto sarà nelle sue possibilità e nelle sue forze. Si esploreranno, quindi, tutte le possibili soluzioni in grado di ridurre i disagi legati al venir meno di tali attività. Il dispiacere che reca l’interruzione di un’attività accademica – e di altre, come quella editoriale, a questa collegate – è veramente niente di fronte all’angoscia che dà la questione del lavoro, soprattutto nell’attuale contesto. Ed è appunto avvertendo la delicatezza della questione che ho ripetutamente chiesto alla Fondazione e al dottor Lombardi – che dovrà gestire la fase di transizione – di considerare la questione occupazionale come prioritaria”. 

È bene, tuttavia, riconoscere che la sofferta decisione non è arrivata all’improvviso. Moraglia ricorda che “fin dall’inizio del mio ministero in diocesi – era il marzo 2012 – mi fu manifestata la crescente disaffezione dei soci fondatori. Tale volontà di disimpegno non era motivata tanto dalla crisi economica, ma da considerazioni che li portavano a ritenere che alcune attività della Fondazione – tra cui la Facoltà di Diritto Canonico, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, la Fondazione Giovanni Paolo I per la scuola paritaria – non corrispondessero agli interessi e alle finalità istituzionali dei soci stessi. Certamente, poi, anche le notizie di cronaca giudiziaria hanno influito in senso negativo”. 

 Il Patriarca di Venezia ha ammesso anche di aver coinvolto, nel processo che ha portato al drastico taglio del Marcianum, il suo predecessore, Il card. Angelo Scola che aveva realizzato il progetto culturale e ne aveva studiato e messo a punto le dinamiche. “Mi sono recato personalmente a Milano col vicario generale e ho chiesto al Cardinale se lui – che è il “padre” e il fondatore del Marcianum – di fronte al venir meno degli sponsor e alla luce dei recenti fatti veneziani, intravedeva strade che io non riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della “sua” antica creatura, spiegando a Sua Eminenza che la Diocesi di Venezia non è assolutamente in grado di sostenere l’impegno finanziario necessario, sia per il numero dei dipendenti sia per il fortissimo costo della struttura, dati questi a lui ben noti. Il Cardinale l’ha però escluso ritenendo la strada non praticabile”.

La questione del Marcianum ripropone la difficoltà che attraversano enti sia della cultura che dell’editoria in ambito cattolico. La situazione è, infatti, complessa ed investe l’intero settore, dove istituzioni, centri culturali e case editrici si sono trovate di fronte alla necessità di limitare la loro attività o addirittura di uscire di scena. Per altri il discorso è ancora aperto, ma le difficoltà sono tutt’altro che superate. In questo senso è significativa l’annotazione di Mons. Moraglia. “ho tentato tutte le vie, eccetto quelle che ritengo non compatibili con una realtà ecclesiale o non possibili poiché non garantiscono la libertà e l’indipendenza di cui la cultura in genere e quella cattolica in specie hanno bisogno. Senza libertà – lo ripeto – non si dà cultura e ritengo, allora, che sia meglio fare “poco” in modo libero che tentare il “molto” con una libertà ridotta”.

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