Sulle tracce di Maria nella “via dell’amore”

L’esperienza di Chiara Lubich: essere un’altra Maria. La vita di Maria, prima discepola del Figlio, modello del cammino di ogni cristiano. Un itinerario personale e comunitario. Un metodo globale e progressivo.
Maria

Quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari ricordo che una delle più grandi scoperte che hanno cambiato la mia vita è stata la realtà di Maria. Mi sono accorta che fino a quel momento non l’avevo conosciuta. Pensavo, infatti, che a lei ci si rivolgeva soltanto per pregarla, per chiederle grazie particolari, ma non trovavo alcun legame tra lei e me, tra lei e la mia vita quotidiana.

Leggendo alcuni scritti di Chiara sono rimasta particolarmente colpita da una meditazione intitolata La voglio rivedere in te. Dal quel momento posso dire che il mio rapporto con Maria è cambiato profondamente. Chiara scrive così: 

“Sono entrata in chiesa un giorno

e con il cuore pieno di confidenza chiesi a Gesù:

‘Perché volesti rimanere sulla terra,

su tutti i punti della terra, nella dolcissima Eucaristia,

e non hai trovato, Tu che sei Dio,

una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria,

la Mamma di tutti noi che viaggiamo?’

Nel silenzio sembrava rispondesse:

‘Non l’ho portata perché la voglio rivedere in te’”1. 

Da queste parole mi sono sentita interpellata in prima persona: anch’io, nella mia vita, sono chiamata ad essere un’altra Maria, a ripetere con la mia vita, singolarmente ed insieme agli altri, Maria. In lei è il nostro modello, il nostro dover essere e tutti noi siamo di lei il poter essere. Il cammino spirituale che intraprendiamo si innesta dunque sulla strada tracciata dal cammino di Maria, durante la sua vita vissuta alla sequela del Figlio suo Gesù2. 

Ed è Gesù che – fonte e espressione massima dell’amore cristiano -, con la sua vita e nella sua vita rivela in tutta la sua profondità e vastità che Dio è Amore (1 Gv 4, 8). Tutti coloro che si pongono alla sua sequela sono chiamati a vivere l’amore, ponendosi in rapporto filiale con il Padre e in rapporto fraterno con gli uomini, fino ad essere, come lui, solo amore.

Il nuovo stile di vita che ne deriva trova in Maria, madre di Gesù e sua prima discepola, il modello di attuazione. Ella, nella sua straordinaria vita, ha fatto un’esperienza unica dell’amore di Dio ed ha lasciato una testimonianza di amore altrettanto unica verso i fratelli, tracciando per ogni cristiano un vero percorso di santità, una luminosa “via dell’amore”.

È quanto cercheremo di evidenziare ripercorrendo alcune tappe essenziali della sua vita. 

Dio Amore: scelta esclusiva della vita di Maria 

Maria nasce e vive in mezzo ad un popolo, il popolo di Israele, nel quale, fin dall’infanzia, si impara ad amare Dio con tutto il cuore (cf. Dt 6, 4-7), a sperimentarne la bontà nella gioia del culto e delle feste a lui dedicate, ad ascoltare la sua voce. Si può dunque pensare che da sempre Maria sia vissuta di fede in Dio, che il tutto della sua vita sia stato Dio solo.

Chiara così descrive tale straordinario rapporto:

“Maria vive di Dio, Dio vive in lei, che tutta si annienta, attimo per attimo, per dar vita a lui. La voce di lui, che è la sua volontà, parla forte in fondo alla sua anima, perché lei sempre l’ascolta. È l’ancella al suo totale servizio: l’ancella del Signore; per questo lo fa grande, perché la sua vita lo mostra tale: tutto. Ritirandosi tutta, fa posto a tutto lui, ed Egli la riempie, perché l’amore di lei lo chiama”3. 

Maria, con il suo esempio, esorta tutti i cristiani ad operare questa sua stessa scelta fondamentale: mettere Dio al primo posto nel proprio cuore, anteporre Dio ad ogni altra cosa. È una scelta, questa, che interpella l’umanità intera, chiamata a recuperare la dimensione del trascendente, troppo spesso ignorata. Riscegliendo così Dio come unico ideale della propria vita, ciascuno e tutti potranno ritrovare pieno senso al loro esistere. È la scelta di un Dio che si rivela Amore. Ed è questo Dio Amore che Maria spiega a noi con la sua vita. 

In un particolare momento della sua esistenza, Dio interviene, invitando Maria a collaborare ad una missione unica: diventare madre del Figlio suo. È l’annunciazione, evento che segna l’inizio della sua personale esperienza con Dio Amore. Le parole dell’angelo: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28), esprimono tutto l’amore e la fiducia di Dio per lei.

In quel momento Maria crede e sperimenta un incondizionato amore di Dio nei suoi confronti e vi risponde con immediata adesione, accogliendolo, pronunciando quel sì con il quale ha inizio in lei una vita nuova. Da quell’annuncio, Maria entra sino in fondo nel progetto di Dio, progetto d’amore che, attraverso lei, vuole raggiungere tutte le creature. 

Nel cristiano, che sceglie Dio come tutto della sua vita, accade qualcosa di simile. Egli scopre che Dio, perché è Amore, è vicino ed è pronto ad intervenire per ogni necessità, più di un padre terreno. Comprende che il cammino intrapreso spalanca una via, la via dell’amore, e si impegna ad essere solo amore per i fratelli, ad amare Dio attraverso i fratelli.

Di questo impegno di vita – tutta permeata di amore – Maria diventa modello perfetto. A lei “viva, purissima e incandescente immagine di Dio che è Amore, quasi incarnazione dell’amore o braccia tese… all’umanità per servirla, per asciugare lacrime, per chiudere piaghe, per indicare l’Eterno”4, a lei ogni cristiano può guardare per rimanere fedele all’amore evangelico. 

L’amore del prossimo nella vita di Maria 

Maria è profondamente unita a Dio, che ama immensamente, ed è riamata da lui con un amore tutto particolare. Questo suo profondo rapporto con Dio è fonte del suo amore verso il prossimo. L’intera sua vita è una testimonianza preziosissima di ciò. Lo attestano significativi episodi menzionati nelle Scritture.

Un esempio è la sua visita alla cugina Elisabetta in attesa del figlio Giovanni (cf. Lc 1, 39-56). Dall’agire di Maria in questa occasione traspaiono le caratteristiche dell’amore cristiano: per amore ella mette a disposizione il suo tempo e le sue forze, con umiltà e con gioia, in una donazione senza limiti.

Nella descrizione dell’episodio, infatti, l’evangelista Luca sottolinea il recarsi di Maria “in fretta”, correndo sui monti per una strada lunga e sconosciuta, noncurante dei pericoli e dei disagi. Ella va per servire la cugina che ha bisogno di lei. E trovando in lei un’anima aperta, non esita a comunicarle la sua straordinaria esperienza con il canto del Magnificat.

Dopo aver lodato Dio per le “grandi cose” compiute in lei, Ella prosegue il suo inno esplicitando la piena realizzazione del progetto d’amore di Dio sull’umanità: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 1, 50-53).

In questo meraviglioso canto, Maria volge il suo sguardo a tutte le generazioni. E di fronte alle miserie del mondo, esprime, esultando, la sua fede in Dio che opera nella storia, che si prende cura dei poveri e degli oppressi. E crede e spera nel Suo piano d’amore che conduce gli uomini a vivere come fratelli, nella solidarietà e nella condivisione. L’incontro con Elisabetta è occasione per lei di testimoniare, anche con la parola, la sua profonda confidenza in Dio. 

In questo episodio Maria si fa icona dell’amore fraterno per coloro che, per tradurre in pratica la scelta di Dio, si impegnano ad amare ogni prossimo condividendo con lui gioie e dolori. Nell’incontro con il fratello amato essi scoprono quel filo d’oro che intesse tutta la loro esistenza. Scoprono che l’amore è luce che fa cogliere il senso di ogni avvenimento passato ed è luce che illumina il futuro5.

Una delle caratteristiche del nostro Movimento è proprio quella di donare ai fratelli ciò che l’incontro con il carisma dell’unità ha provocato, per comunicarsi reciprocamente i doni che Dio fa a ciascuno, a edificazione comune (cf. 1 Tes 5, 11). 

La nascita di Gesù 

La misura dell’amore al fratello, indicataci da Maria, è quella vissuta dal Figlio suo Gesù che ci ha amati fino a dare la vita per noi (cf. Rm 5, 7-8; Gal 2, 20). È il suo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12).

Quando due o più persone cercano di amarsi con questa misura d’amore, Egli si fa misticamente presente fra loro. Si sperimenta così la verità delle sue parole “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20).

In un certo modo si ripete, fra noi uniti, il mistero di Maria: come lei ha dato al mondo Gesù fisicamente, così noi, rispecchiandoci in lei, possiamo ridonare ancora oggi agli uomini la presenza di Gesù.

È, questa, una tappa molto importante del nostro itinerario spirituale. Una tappa che produce effetti straordinari: gioia, pace, amore, bontà, mitezza, cioè quei frutti dello Spirito (cf. Gal 5, 2) che solo la presenza di Gesù fra persone unite nel Suo nome può donare. 

Annunci dolorosi

Se alcune tappe della vita di Maria sono caratterizzate da eventi gioiosi e sorprendenti, altri momenti sono invece segnati da annunci ed episodi dolorosi. Ci riferiamo, ad esempio, alla presentazione di Gesù al Tempio (Lc 2, 22-38), alla perdita di Gesù fra i dottori (Lc 2, 41-50).

Anche in queste occasioni, Maria si rivela modello perfetto di tutti coloro che si pongono alla sequela del Figlio. Ella insegna che amare vuol dire rinnegarsi, sacrificarsi, vivere non per se stessi, ma per i fratelli. Insegna inoltre a saper soffrire, ad accogliere le prove piccole o grandi che si incontrano nel proprio cammino. 

“Maria – scrive Chiara – doveva vivere, prima fra tutti, la vocazione cristiana che è chiamata all’amore. E su questa terra non si può vivere una vita di amore, la vita del vero amore, senza conoscere il dolore”6.

Anche per coloro che intraprendono un cammino spirituale ci sono momenti che assomigliano a questi preannunci rivolti a Maria.

Se in un primo tempo si è come trasportati dall’entusiasmo per la nuova vita scoperta, e da una grazia particolare che fa vedere in questa via dell’amore tutto possibile e facile, ad un certo punto il Signore – attraverso un discorso, uno scritto, un colloquio -, fa capire che esiste una condizione indispensabile perché la scelta fatta sia autentica.

È quando si scopre che per poter dare Cristo al mondo è necessario un “sì” alla croce, come quello detto da Maria nel profondo del suo cuore ascoltando Simeone. 

E ancora: l’esclamazione di Maria, dopo il ritrovamento di Gesù fra i dottori, “tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48), esprime chiaramente il suo stato d’animo di quel momento. Si può pensare che la perdita del Figlio abbia costituito per lei, in certo modo, una “notte dei sensi”: non lo vedeva più, non udiva più la sua voce, la sua presenza si era sottratta al suo amore di madre. 

Questa tappa della vita di Maria ha una analogia con un periodo tipico che attraversano quanti sono incamminati su questa strada. Dopo aver corrisposto per diversi anni alle molte grazie ricevute, si avverte, con acuta insistenza, un riaffiorare di tentazioni da tempo sparite e che, per una grazia speciale, sembravano definitivamente superate. 

Sono tentazioni contro la pazienza, contro la carità, contro la castità, a volte così forti da offuscare lo splendore della luce da cui si era prima affascinati. L’entusiasmo svanisce e lo slancio è frenato.

Allora il Signore sembra dire: “Non sapevi che tutto quello che ti ho dato era mio e che per sola e pura grazia l’avevi ricevuto? Ora ti ho sottratto tali doni e ti sono sopravvenute tali aridità e tentazioni perché tu possa comprendere bene questo”. Vengono così messe nelle persone basi di umiltà necessarie, perché Cristo possa vivere e crescere nel loro cuore. 

Maria e Gesù: un vincolo d’amore umano-divino 

Dopo queste prove, per quanto è noto, Maria ha vissuto un lungo periodo di più intima comunione con Gesù (a Nazaret, durante la vita pubblica…), intimità divina, profonda e apportatrice di consolazioni soprannaturali. Il rapporto che c’è stato fra loro è il rapporto più sublime e più divino che si possa pensare, dopo quello fra le persone della Santissima Trinità.

Analogamente, quanti accettano umilmente e superano le precedenti tappe, si trovano spesso a percorrere il loro itinerario spirituale in una unione con Gesù, nuova e più profonda, in cui lo Spirito effonde in maniera anche costante molti suoi doni di confidenza, di pace, di luce, di amore.

È un periodo, inoltre, in cui per l’abitudine acquisita di ascoltare la voce di Gesù che parla nel proprio cuore e che vive in mezzo ai fratelli uniti, si sente come propria quella voce e la si segue. Essa cresce così fortemente da diventare l’imperativo assoluto di ogni azione. 

Maria ai piedi della croce

Ma l’insondabile rapporto che unisce Maria a Gesù può essere penetrato profondamente solo nella dimensione del dolore. Nel culmine di dolore-amore, vissuto dal Figlio nell’ora della sua morte in croce, la Madre gli è più che mai unita. Quale sofferenza Ella abbia provato in quel momento non lo si può pensare.

Quel suo misterioso, abissale dolore, si può paragonare al culmine del dolore del Figlio suo. Infatti, come Gesù in quel momento si sente abbandonato da Dio, anche Maria vive il suo abbandono, anche lei è sospesa nel vuoto, appare separata dal Figlio, “è la desolata, la sola”.

Ma proprio lì Maria apre alla veduta di tutti il disegno che Dio aveva su di lei. Il suo disegno sboccia a pienezza, si rivela nel suo splendore: essere madre dell’intera umanità7.

Nel suo perdere tutto, perfino la sua maternità divina, ella rinasce ad una nuova maternità, anch’essa divina, quella di una moltitudine infinita di uomini. 

Maria, inoltre, nella sua desolazione assurge a paradigma dell’esistenza cristiana, a modello di perfezione del cristiano, proprio perché in lei si compendiano tutte le virtù.

Ella, infatti, è “l’espressione più alta, in una creatura umana, dell’eroicità di ogni virtù. È la mansueta per eccellenza, la mite, la povera, la giusta che non si lamenta di essere privata di ciò che le appartiene”8.

Alla sua scuola, che è scuola di spoliazione assoluta9, Ella insegna “a coprirci di umiltà e di pazienza, di prudenza e di perseveranza, di semplicità e di silenzio perché nella notte di noi, dell’umano che è in noi, brilli per il mondo la luce di Dio che abita in noi”10.

Ma perché il mondo brilli di questa luce, talvolta è necessario condividere con il prossimo i suoi dolori, le sue più acute sofferenze, anche se impossibilitati ad alleviarle. In tali circostanze, siamo chiamati a stare come Maria “ai piedi della croce”, pur non potendo “togliere da quell’anima e da quelle carni lo strazio che le tormenta quasi fino alla disperazione… È lo stabat impotente”11.

Rivivere in sé il momento della desolazione di Maria costituisce un vertice nell’itinerario spirituale del cristiano e, in particolare, del focolarino. Lo scritto che segue esprime il profondo anelito di Chiara a far tutto suo quell’immenso dolore di Maria e ad indicare lei desolata come modello unico da imitare: 

“Ho una sola madre sulla terra:

Maria Desolata.

Non ho altra madre fuori di Lei.

In Lei è tutta la Chiesa per l’eternità,

e tutta l’Opera nell’unità.

Nel suo disegno il mio.

Andrò pel mondo rivivendola.

Ogni separazione sarà mia.

Ogni distacco dal ben che ho fatto

un contributo a edificar Maria.

Nel suo Stabat il mio ‘stare’

Nel suo Stabat il mio ‘andare’.

Hortus conclusus

e fonte sigillato;

coltiverò le sue virtù più amate,

perché sul nulla silenzioso di me

sfolgori la Sapienza di Lei.

E molti, tutti, i suoi figli prediletti,

i più bisognosi della sua misericordia,

abbiano dovunque la sua materna presenza

in un’altra piccola Maria”12. 

Maria nel Cenacolo 

Dopo la morte di Gesù, Maria rimane al centro del Cenacolo con tutta la sua autorità materna verso gli Apostoli, accanto a Pietro che Gesù aveva costituito loro capo.

Maria non “segue” più Gesù: ora è in certo modo trasformata in lui. Dopo la discesa dello Spirito Santo, si può dire di lei con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). E, come altro Cristo, concorre anche lei, a suo modo, all’espansione della Chiesa.

A questo traguardo, proporzioni fatte, puntano anche coloro che intraprendono un cammino spirituale. È la tappa che i mistici chiamano unione trasformante: in essa una particolarissima attività per il bene della Chiesa si unisce ad una particolarissima contemplazione. 

Sulle tracce di Maria 

Ripercorrendo le tappe di questo itinerario, definito da Chiara “via dell’amore”, si comprende in che modo l’esemplarità di Maria risulti essere guida sicura per tutti coloro che intraprendono un cammino spirituale.

È un cammino che lo Spirito Santo porta avanti con un metodo, per così dire, globale, nel senso che ogni tappa può contenere l’annuncio delle tappe successive e, periodicamente, riproporsi.

È un cammino che ciascuno fa, in modo diverso, secondo la propria corrispondenza e le grazie che Dio liberamente elargisce.

Ed è un cammino che, in certo modo, si percorre insieme a quanti – sulle tracce di Maria – si impegnano ad essere portatori, nella Chiesa e nel mondo, di Gesù presente in mezzo a loro uniti nel suo nome.

 

 NOTE

1 C. Lubich, Maria trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, p. 103.

2 Cf. Ibid., pp. 47-64.

3 C. Lubich, La dottrina spirituale, cit., p. 181.

4 Id., Scritti Spirituali/1, cit., p. 121.

5 Cf. Id., Maria trasparenza di Dio, op. cit., p. 51-52.

6 Id., Cercando le cose di lassù, cit., p. 119.

7 Cf. Id., Maria trasparenza di Dio, op. cit., p. 60.

8 Id., La dottrina spirituale, op. cit., p. 183.

9 Cf. Id., Diario 1964/65, cit., p. 67.

10 Id., La dottrina spirituale, op. cit., p. 183.

11 Id., Scritti Spirituali/2, cit., p. 59.

12 Id., Maria trasparenza di Dio, op. cit., p. 92.

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