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Italia > Opinioni e dibattiti

Sul dialogo tra mondo cattolico e politica

di Matteo Gianni

- Fonte: Città Nuova

L’incontro recente dei rappresentati di alcune associazioni e movimenti ecclesiali con il ministro degli Esteri Tajani l’esempio di un dialogo equilibrato e adeguato al livello istituzionale

Incontro ministro Tajani con associazioni cattoliche. Foto MAECI

Il recente momento di incontro di un cospicuo numero di associazioni e movimenti ecclesiali con il governo italiano nella persona del ministro degli Esteri e vicepremier Tajani, avvenuto l’8 ottobre scorso, è passato un po’ sottotraccia nella ribalta mediatica ma segna un passo importante, su cui merita fermarsi un attimo a riflettere.

Anni fa l’espressione “mondo cattolico” indicava non solo una serie autorevole di espressioni ecclesiali del laicato (Azione Cattolica, la Fuci, le Acli, Comunione e Liberazione solo per citarne alcune) ma anche una robusta schiera di politici locali e nazionali che a quelle esperienze in qualche modo si richiamavano e da cui traevano ispirazione per l’impegno politico.

L’espressione più visibile di questo impegno era il partito della Democrazia Cristiana ma questo non esauriva la rappresentanza di quell’area ben presente anche in altri partiti.

Sappiamo tutti delle vicende poco edificanti che nel tempo sono emerse e comunque questa fase è finita, oltre che con la sparizione della DC, anche con un ritiro di molte aggregazioni ecclesiali al prevalente aspetto spirituale e caritativo, con una assenza di fatto dall’impegno politico anche dei propri membri.

Verrebbe da dire che abbiamo “buttato il bambino con l’acqua sporca”, ma è troppo facile giudicare a posteriori fenomeni complessi, che tuttora durano. Diversi parlamentari hanno una estrazione cattolica e magari vengono da esperienze nei movimenti ecclesiali o in parrocchia, ma questa appare più come una cultura personale, di cui spesso non si intravede dall’esterno né particolare profondità né una azione comune su qualche tema.

Anche alcuni movimenti cattolici hanno indirizzato negli anni una parte delle proprie energie alla sensibilizzazione su temi politici specifici quali il disarmo, l’azzardo, ultimamente la Palestina ma mi sembrano tentativi limitati, con un approccio molto movimentista e poco istituzionale, con richieste profetiche ma poco praticabili e poco liberali, con comunione di intenti nei fatti solo con l’estrema sinistra parlamentare.

Il lavoro iniziato con la Rete di Trieste, dove il Movimento Politico per l’Unità ha giocato un ruolo rilevante, cerca un approccio più largo, provando anche a superare i veti reciproci e le divisioni in cui le aggregazioni laicali non sono da meno dei partiti, anzi !

L’incontro con Tajani, che simboleggia anche la volontà di un dialogo con le istituzioni nelle sedi opportune e fuori dal rumore delle piazze, è una tappa in questa direzione. I tanti incontri a livello locale organizzati dalla Rete di Trieste con gli amministratori locali di ogni provenienza sono altre tappe. E per esperienza personale posso dire che molti amministratori aspettavano questi momenti come una boccata d’ossigeno, e la diversa provenienza non ha creato problemi ma forse un inizio di opportunità.

La presenza delle aggregazioni laicali ha registrato un numero di adesioni inedito, questi i firmatari del documento consegnato: Agesci (guide e scout cattolici), Acli, Azione Cattolica, Comunità di S. Egidio, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunione e Liberazione, Movimento dei Focolari Italia, Movimento Cristiano Lavoratori, Ordine Francescano Secolare, Rinnovamento nello Spirito.

Segno di un lavoro dietro le quinte che procede e raccoglie consenso e adesioni. Certo, è tutto ancora da costruire e molto dipenderà dai contenuti che emergeranno da questo lavoro plurale e dalla capacità di essere persone di dialogo e di tirare fuori il meglio da ciascuno.

Allora cattolici di lotta o di governo ? Magari entrambi gli aspetti, la mia certezza è che la mancanza del secondo è una grave lacuna sia per le nostre associazioni che per la nostra democrazia. Credo che il futuro di questo percorso si deciderà nella prevalenza tra chi non vede salvezza al di fuori della propria ristretta appartenenza politica e chi invece è capace di uscire dalla certezza di emettere sentenze per intestarsi la fatica del dialogo e di uno sguardo d’insieme.

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