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Cultura > Cinema

Su e giù per la Mostra

di Mario Dal Bello

Delude Jay Kelly con George Clooney e inquieta Bugonia con Emma Stone. Da non perdere nelle Giornate degli autori Memory, sulla guerra in Cecenia.

George Clooney in arrivo al Lido per l’82ma mostra del Cinema di Venezia. ANSA/ETTORE FERRARI

Chi è Jay Kelly, attore in crisi, che corre in Italia a ricevere un premio, a Pienza, nel Belpaese da favola che gli americani amano tanto nella loro terra di fantasia? È lui, George Clooney, pimpante a 64 anni, attorniato da una corte di adoranti, ma che riflette sul tempo che passa e il successo che sfibra: una verità. Cast eccellente, Clooney perfetto, regista (Noah Baunbach), ideale per una star, durata eterna (132 minuti!), finale ovviamente glorioso di un lavoro di quasi straziante non-complessità, ma che mieterà successo perché le storie delle sofferenze dei divi hanno sempre il loro pubblico. Lusso, e futuro buon guadagno anche per un Clooney infreddolito ma che con coraggio era sul tappeto rosso (!).

Quando si arriva a Bugonia dell’immaginifico Yorgos Lanthimos e della sua musa Emma Stone rapata e lucida, forse per sembrare una aliena come i due rapitori la credono pensando faccia parte di una cospirazione industriale per far fuori il pianeta, bisogna aspettarsi di tutto, conoscendo il regista. Non rimaniamo delusi, fra torture, scene ironiche, grottesche, e le spavalda manager superiore a tutti, dato che i due poveracci la credono davvero una aliena. Lanthimos non sorprende più ormai, piuttosto non rischierà di stancarci con le costanti provocazioni metaforiche?

Da sinistra: il regista Yorgos Lanthimos e gli attori Emma Stone, Aidan Delbis e Jesse Plemons alla premiere di ‘Bugonia’ all’82ma Mostre del Cinema di Venezia. ANSA/ETTORE FERRARI

Un clima diverso si respira in Memory della regista Vladena Sander, coprodotto da Francia e Olanda, presente nelle Giornate degli Autori. Si racconta di Vlada, nata in Crimea, educata al culto di Lenin e di Stalin, trasferita in Georgia, dove assiste alla invasione russa della Cecenia e alle stragi, da cui scampa fortunosamente. Anni dove da Gorbačëv si passa ad Eltsin ad oggi. Restano alcune scene per lei indimenticabili: la nonna che prega di nascosto le icone, il nonno severissimo che ha visto uccidere il padre pope nel gulag perché non rinnegava la fede, il soldatino ucciso la notte prima di incontrarla, la ressa della gente affamata, l’incontro con il padre sparito dall’infanzia. Il film è drammatico, attualissimo con le scene dei bambini mutilati, e di quelli già soldati in ogni parte del mondo (anche un piccolo israeliano….), allenati ad uccidere. Durissimo nel ricordare un genocidio dimenticato.

E, a proposito di ricordi del passato, ma che suonano di tremenda attualità, ecco Orphan dell’ungherese Làzlò Nemes, storia di un bambino ebreo dalla rivoluzione del 1956, che ritroverà il padre, ma quale padre? Sarà quello vero o meno? I ricordi si sfocano, l’incubo è onnipresente, però. E non si dimentica.

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