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“Studio e non ricordo quasi nulla”

di Dorotea Piombo

- Fonte: Città Nuova

Le difficoltà di memoria di lavoro e l’importanza dell’identificazione precoce per migliorare le abilità dei bambini

Foto Pexels

Luca è un bambino di 11 anni che frequenta la prima classe della scuola secondaria di secondo grado, è un ragazzo intelligente e curioso, ma ha difficoltà a seguire le istruzioni, a memorizzare le informazioni e a concentrarsi. Luca spesso si distrae in classe e ha difficoltà a seguire le spiegazioni dell’insegnante e quando viene interrogato, spesso non riesce a ricordare le informazioni che ha appena studiato. Queste difficoltà stanno iniziando a influire sul rendimento scolastico di Luca che fatica a mantenere la media e teme di non riuscire ad essere promosso. Luca inizia a sentirsi ansioso e frustrato, si sente come se non fosse all’altezza degli altri compagni e ha paura di deludere i suoi genitori.

I genitori di Luca decidono di portarlo da un neuropsichiatra per una valutazione e ciò rivela che Luca ha un deficit nella memoria di lavoro. Il neuropsichiatra consiglia ai genitori di Luca di intraprendere un intervento precoce per migliorare la memoria e contattare uno psicologo specializzato in disturbi dell’apprendimento.

La memoria di lavoro può essere definita come un sistema di immagazzinamento, che mantiene una quantità limitata di informazioni in un tempo limitato, per consentirne l’utilizzo nell’immediato. L’informazione viene elaborata e utilizzata mentre si eseguono compiti cognitivi come ad esempio comprendere e ragionare o mentre lavoriamo, ascoltiamo o dobbiamo interagire in un discorso.

La memoria di lavoro è quindi un sistema cognitivo che contiene ed elabora informazioni, nel corso di attività cognitive continue. Ad esempio, ricordare il nome di una persona che hai appena incontrato, richiede l’impiego della capacità di costruire e trattenere un modello interno di uno stimolo che proviene dall’esterno, al fine di recuperare queste informazioni a proprio piacimento quando occorrono. Memorizzare è un’operazione piuttosto complessa che richiede prima la codifica o registrazione di uno stimolo esterno, successivamente l’informazione viene immagazzinata e messa da parte per essere usata in un momento successivo. Perché questo processo sia completo, occorre che lo stimolo elaborato e immagazzinato sotto forma di idea, concetto o immagine sia rievocato e recuperato, per essere utilizzato al momento opportuno. La memoria di lavoro entra in campo ogni volta che devi eseguire attività che richiedono ragionamenti, comprensione e apprendimento, come ad esempio: prendere una decisione, trovare una spiegazione o giungere a una conclusione, quando bisogna esporre dei dati durante una relazione o quando stai scrivendo un appunto ed è ciò che a volte consente non solo di memorizzare informazioni rilevanti, ma anche di concentrarsi sui concetti più importanti, impedendo alla mente di perdersi su informazioni secondarie o poco importanti.

Quindi sono coinvolti, nello specifico, una vasta gamma di compiti, tra cui: la comprensione del testo; la risoluzione di problemi; l’apprendimento di nuove informazioni; la pianificazione e l’esecuzione di azioni. Le difficoltà di memoria di lavoro possono avere un impatto significativo sugli apprendimenti scolastici.

Baddeley e Hitch, nel 1974, proposero il primo modello di memoria di lavoro (working memory), che avrebbe rappresentato, in futuro, uno degli ambiti di maggiore interesse e ricerca nel campo della psicologia cognitiva e della neuropsicologia. Tale modello prevede un sistema attenzionale definito “esecutivo centrale” che controlla e coordina l’attività di due sottosistemi, il “ciclo fonologico” e il “taccuino visuo-spaziale”. Successivamente Baddeley (2000) ha aggiunto un quarto importante componente, il “buffer episodico”, una componente dipendente dall’esecutivo centrale con la fondamentale funzione di integrare le informazioni ricevute dagli altri sottosistemi in episodi coerenti.

È importante identificare precocemente i bambini con difficoltà di memoria di lavoro, un intervento precoce può aiutarli a migliorare le loro abilità. Gli insegnanti possono fornire loro un ambiente di apprendimento calmo e privo di distrazioni e aiutare gli studenti a sviluppare strategie di coping per gestire l’ansia che ne potrebbe derivare. Alcuni metodi potrebbero essere: dividere le informazioni in parti più piccole o usare immagini e schemi per aiutare la memoria. Aiutare i ragazzi non è solo un obbligo ma una vocazione per chi vuole costruire un mondo migliore per le nuove generazioni.

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