Sorpresa Milano

Pisapia-Moratti è ballottaggio: 48,04 contro 41,58 
Pisapia
La sorpresa fin dalle prime proiezioni è stata forte, e si è andata concretizzando man mano che arrivavano i dati reali, che hanno confermato il netto vantaggio del candidato Giuliano Pisapia sul sindaco uscente Letizia Moratti. Non va oltre il 5,54 per cento il candidato dell’Udc e della lista civica Nuovo polo, Manfredi Palmeri. Mattia Calise, Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, è al 3,25. Fra le liste, testa a testa fra Pdl (28,74 per cento) e Pd (28,63), poi Lega 9,63, Sinistra e libertà 4,70, Lista civica Pisapia 3,86, Movimento 5 stelle 3,43, Prc 3,10.

 

L’affluenza inizialmente più alta nella prima giornata si è livellata al 67,56 per cento, nel 2006 fu del 67,52. I votanti sono stati esattamente 673.171 su 996.400 aventi diritto. Il dato sull’affluenza nel capoluogo è leggermente inferiore a quello della provincia di Milano dove si è votato in venti comuni, raggiungendo un’affluenza del 67,88 per cento.

 

Se Milano doveva dare un segnale importante al governo nazionale, come si auspicava il capo dell’esecutivo, ebbene questo c’è stato: il centrodestra incassa un severo aut-aut. «Una volta si diceva che il Pdl vince grazie alla Lega. Oggi si può dire che la Lega perde per colpa del Pdl – sembra abbia commentato Bossi –. A Milano non è stato ottenuto un risultato positivo, ma non è possibile che vinca la sinistra estrema. Ci impegneremo per il ballottaggio e siamo convinti che sia un’anomalia che possa essere corretta».

 

Esulta Bersani anche se Pisapia non ha in tasca la tessera del Pd. Letizia Moratti guarda ai moderati, parla di «un segnale da cogliere. In questa campagna si è forse parlato troppo poco di Milano e di cose concrete, dei programmi per la città. Il voto indica chiaramente che bisogna far ripartire una nuova fase del centrodestra con le forze realmente moderate che non si sono sentite rappresentate dal nostro schieramento». E punta «ad una nuova fase del centrodestra» in vista del ballottaggio.

 

Donna Letizia paga di suo, certamente, ma anche molto per il partito che l’ha sostenuta. È borghese, forse troppo distante dalla gente ed è stata quanto mai inopportuna la sua uscita nei confronti del concorrente. Aveva come capolista il leader del governo, ormai non più stravotato nella sua Milano, e in lista Lassini, l’autore dei manifesti anti-pm. Restano giorni di ripensamenti, di sbagli da riparare in attesa del ballottaggio.

 

Intanto Pisapia manda a dire che «sono assolutamente certo che in queste due settimane la fiducia aumenterà e porterà a quel consenso oltre il 51 per cento che servirà per cambiare Milano». «Milano – ha aggiunto ai tanti militanti che hanno intonato Bella ciao in un teatro dell’Elfo, eletto a suo quartier generale, gremito di amici festanti – merita gente come voi».

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