Simone Weil: ontologia dell’attenzione come criterio ermeneutico e luogo di mediazione tra parola e soprannaturale

Nel Moderno, la Parola filosofica non «traduce» più direttamente l'Essere. È una parola scissa e alienata, che piuttosto deve «legittimarsi» di fronte al Nulla. In essa il Logos è presente come relazione nascosta. Nell'esercizio d'attenzione, una riserva di fede del Moderno, Simone Weil scopre un nuovo paradigma di relazioni ontologiche che possono mediare tra Parola e Soprannaturale. Per la Weil è impossibile una Parola del Sacro perché Dio non si comunica direttamente, ma solo come relazione nascosta, mediato da metaxy, relazioni nella differenza. Occorre partire da un «ateismo purificatore» e da un sacramento volto all'inesprimibile per superare l'opacità dell'oggetto religioso e porsi nel giusto rapporto con la non-parola kenotica di Dio.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons