Silenzio e parola

 Messaggio in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si terrà il prossimo 20 maggio
giornalismo
Benedetto XVI ha divulgato il suo messaggio in occasione della festa del patrono dei giornalisti, Francesco di Sales. Ha parlato sul tema dell’appuntamento: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”. Secondo il papa, silenzio e parola sono «due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone». E argomenta: «Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato».

 

Quindi non solo la parola, ma anche il silenzio è parte integrante della comunicazione. «Nel silenzio – prosegue – ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena». In queste parole ci sono i cardini della comunicazione: l’ascolto, la valorizzazione dell’altro, la reciprocità, i luoghi e i modi della relazione.

 

A proposito dell’ambiente della comunicazione, Benedetto XVI addirittura una modernissima metafora, quella di «un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni». Guarda caso, sembra essere proprio questo “ecosistema” la via per un’evangelizzazione adeguata ai tempi: «Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare? È importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo».

 

Il papa non poteva non incastonare la dinamica tra silenzio e parola sul mistero pasquale: «Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (Ufficio delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità».

 

Per il cristianesimo il silenzio è via alla contemplazione, dalla quale «nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza della missione, la necessità imperiosa di “comunicare ciò che abbiamo visto e udito”, affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo messaggio di vita, il suo dono di amore totale che salva».

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