Si può tagliare ancora?

Un commento dagli editorialisti economici di Città Nuova sui tagli non affrontati dal governo Monti
tagli
Oggi inizia la settimana di scioperi contro i provvedimenti del governo Monti, definiti necessari per evitare il tracollo del Paese, ma non sufficientemente equi nei tagli e nei prelievi, secondo le parti sociali. Ci sono punti su cui le scelte governative non sono state particolarmente severe, mentre altri nodi sono rimasti sospesi. Abbiamo chiesto a tre editorialisti economici di Città Nuova di suggerire quali tagli andrebbero ancora fatti.

 

«Io credo che si potesse fare di più sui patrimoni e meno sull’ Iva: ben 16 miliardi sono attesi dall’Iva e soli 500 milioni dalle tasse sui patrimoni. I tagli non hanno toccato i troppi enti pubblici inutili o ipertrofici. Ci sono università con troppo personale e troppa burocrazia politica, creata spesso dal clientelismo del passato. Si potrebbe ridurre di più sui mega stipendi e sulle mega pensioni dei dipendenti pubblici. Comunque occorre sostenere la manovra, altrimenti ci attende solo il default».

 

Luigino Bruni

 

«Capisco le proteste di fronte alla gravità del sacrificio delle pensioni, ma è meglio questo che il tracollo, perché peserebbe enormemente sui bilanci familiari e sui valori immobiliari. Si mette in crisi l’idea di andare in pensione e stare tranquilli perché non si riuscirà più a mantenere un reddito in termini reali. Certo si poteva fare di più sulle persone andate in pensione con privilegi grossi e con indennità regalate. Qui si deve avere il coraggio di tagliare e sforbiciare le doppie pensioni. Certo si sbatterà contro privilegi acquisiti, e si tratta di operazioni difficili.  Il taglio sui privilegi anche dei parlamentari è necessario ma non risolutivo; legittima però i sacrifici degli altri. Un altro settore su cui intervenire sono le licenze televisive, come già detto da molti: andrebbero vendute. Ma anche questo risulta un tasto rischioso per il governo».

 

Benedetto Gui

 

«I provvedimenti fin qui adottati dal governo Monti erano ineludibili. L’urgenza della situazione probabilmente ha influito negativamente sulla qualità e l’organicità delle scelte, in particolare per quanto riguarda pensioni e consumi.

Sembra, almeno ad oggi, che purché i saldi complessivi rimangano inalterati, ci sia ancora qualche margine di manovra per modifiche dell’ultim’ora. Ma ripeto, il governo agiva in condizioni di estrema urgenza, sotto la pressione forte dei mercati finanziari e due partners europei. Ora però Mario Monti e i suoi ministri devono mettere in campo un progetto di lungo periodo. Le misure contenute in questo primo decreto, pur necessarie, non sono certo sufficienti per avviare quel rinnovamento fondato su crescita, rigore ed equità cui il governo più volte ha detto di puntare.

Mi aspetto investimenti sui giovani, sul loro capitale umano, apertura e liberalizzazioni vere dei mercati e delle professioni, lotta forte, anzi fortissima all’evasione, quella milionaria innanzitutto, e alla corruzione che ancora ammorba in maniera spaventosa il nostro paese. E poi mi aspetto molto dalla delega sul lavoro ed una riforma del fisco nella quale all’importanza dei sacrifici richiesti ai cittadini per il finanziamento di sacrosanti servizi pubblici (sanità, scuola, giustizia…), faccia fronte una maggiore efficacia e responsabilità nell’utilizzo dei soldi dei contribuenti. Se so che i soldi delle mie tasse vengono utilizzate bene, sarò anche ben disposto a pagarle. Anche così si batte l’evasione».

 

Vittorio Pelligra

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