Servizio civile, non si chiude

Il ministro Riccardi ha annunciato un finanziamento aggiuntivo di 50 milioni di euro. Qualche dato in più per capire
Servizio civile

Per qualche tempo si era temuto il peggio: i bandi di servizio civile nazionale per il 2011 erano stati scaglionati e la presentazione di quelli per il 2012 sospesa, a causa dei tagli apportati dalla legge di bilancio 2011. Detto in altri termini: niente soldi, niente bandi, niente servizio. Invece il 12 giugno il ministro Riccardi ha dato l'annuncio dello scampato pericolo: «Dopo un'attenta e faticosa ricognizione nell'ambito del bilancio della presidenza del Consiglio – ha affermato Riccardi – siamo riusciti a reperire le risorse finanziarie aggiuntive per il servizio civile nazionale per 50 milioni di euro». Sarà così possibile, secondo le proiezioni effettuate dall'ufficio nazionale per il servizio civile, mettere sul campo quasi 19 mila volontari, di cui 450 all'estero, nel biennio 2013-2014. Inoltre il ministro ha affermato di aver chiesto al ministero dell'Economia «di integrare la dotazione finanziaria del fondo nazionale per il servizio civile fino a 120 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2013-2015».
 
Per capire che cosa significhino concretamente queste cifre, e che impatto avrebbe la chiusura di un'esperienza che Riccardi ha definito «una priorità della mia azione di governo», è utile andare oltre le semplici dichiarazioni. Il servizio civile, che affonda le sue radici nell'obiezione di coscienza istituita negli anni Settanta e che ha assunto le vesti attuali nel 2001, in questo decennio ha coinvolto quasi 300 mila giovani e 14 mila enti pubblici e privati: dall'educazione e promozione culturale, alla protezione civile, alla tutela del patrimonio artistico e ambientale, sono molti i settori che verrebbero toccati da un eventuale ammanco di volontari.
 
E dire che la storia era partita bene: dagli appena 4 progetti e 181 volontari – di cui un solo uomo, alla faccia delle quote rosa – avviati nel 2001, si era passati già l'anno dopo a 811 progetti e 7865 volontari, fino a toccare un picco di oltre 4 mila progetti e 46 mila giovani nel 2006 (complice anche l'abolizione del servizio di leva, avvenuta l'anno prima). Nel 2008 però il fondo per il servizio civile ha subito una prima drastica riduzione: i posti disponibili sono scesi a 34 mila, di cui però solo 27 mila effettivamente avviati, su poco più di 2 mila progetti. Inutile specificare che, in tempi di vacche magre, il bisogno c'è: nel 2009 i volontari richiesti sono stati quasi 100 mila – di cui il 45 per cento al Sud –, a fronte dei 27 mila posti messi a bando. La dotazione del fondo, allora di oltre 170 milioni di euro, ha toccato un minimo di 110 milioni con la legge di stabilità 2011: attualmente i volontari in servizio sono 13.337. Si capisce come, in proporzione, i 50 milioni messi sul piatto da Riccardi siano una boccata d'ossigeno.
 
I volontari prestano la loro opera soprattutto nell'assistenza alle persone disagiate, settore in cui si concentrano il 57 per cento delle richieste. Scorrendo la lista degli ultimi progetti avviati, si vede che fanno capo ad enti quali Caritas, Avis, Croce Bianca e fondazioni per la cura di anziani e disabili; ma anche associazioni che garantiscono il sostegno scolastico a ragazzi in difficoltà, comuni, università, cooperative, ospedali: davvero è difficile trovare un ambito in cui non ci sia qualcuno che si è fatto avanti. Alcuni giovani, tramite enti come l'Anpas e la Croce Rossa, sono ora impegnati nelle zone terremotate dell'Emilia Romagna. E se in termini numerici, tenendo conto che i volontari sono appunto appena 13 mila, l'impatto della loro mancanza potrebbe sembrare circoscritto, in alcune zone sarebbe comunque significativo: basti pensare al Sud, dove si concentra il 57 per cento dei giovani coinvolti.
 
Al di là delle illazioni più o meno malevole, secondo le quali in tempi di disoccupazione i 433 euro mensili previsti dal bando sono meglio di nulla, il servizio civile rimane comunque «un’isola di gratuità e di altruismo», per dirla con Riccardi; senza contare che, come ha sottolineato il presidente della Consulta nazionale per il servizio civile, Licio Palazzini, «il fatto che in un momento difficile come questo si sia scelto di investire nel servizio civile ha un grandissimo valore».

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