Senza unanimità, ma con più franchezza

I capi di Stato e di governo di tutto il continente americano (tranne Cuba) si sono confrontati a porte chiuse. Non sono giunti a dichiarazioni finali unanimi, ma hanno fatto passi avanti nel dialogo. Siglato un accordo contro il crimine organizzato
Cumbre de las americas

Successo o fallimento? Come sintetizzare il bilancio della recente “Cumbre de las Américas”, realizzata a Cartagena de Indias, in Colombia? Come non mai si è dimostrato che in istanze così plurali in quanto a diversità culturale, interessi politici, economici e commerciali e con un’agenda di temi così eterogenei, niente è bianco o nero.
 
I lavori, in parte svoltisi a porte chiuse, si sono conclusi senza l’elaborazione di una dichiarazione finale che, necessariamente, sarebbe potuta esistere solo se tutte le delegazioni fossero state unanimemente d’accordo sul contenuto. Questo potrebbe facilmente indurre a considerare il vertice come un fallimento. Tuttavia, come ha sottolineato con enfasi il presidente anfitrione, Juan Manuel Santos, «questo è stato il vertice del dialogo e della sincerità, si sono inclusi temi nei quali siamo d’accordo e altri nei quali ci sono posizioni distanti. Credo che sia stata la prima volta nella quale non ci sono stati temi tabù», ha sostenuto il primo cittadino colombiano, che ha parlato di «inedita franchezza», che rafforza l’integrazione e la convergenza degli interessi della regione.
 
Sulla stessa linea si è espresso il messicano Felipe Calderón: «Direi che è stato un successo. Perché? Perché io dò un enorme valore al dialogo stesso. I vertici sono incontri e da questi incontri sorge un validissimo scambio tra i punti di vista dei presidenti». Anche la delegazione argentina e quella uruguayana hanno valutato positivamente il summit che la presidente del Costa Rica, Laura Chincilla, ha definito «molto produttivo».
 
I temi più mediatici, come quello relativo alle isole Malvinas/Falklands e l’assenza di Cuba, hanno evidenziato l’unanimità dei paesi del Sudamerica e dei Caraibi nella difesa della sovranità nazionale e dell’anticolonialismo, contro la posizione statunitense, assecondata dal Canada, che continuano a porre il veto sull’ammissione di Cuba, subordinandola all’inizio di un cammino di conduzione democratica.
 
Questa unanimità regionale, davvero inedita, è stata salutata con molta soddisfazione dai Paesi dell’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), per bocca del ministro degli Esteri del Venezuela, che vede (ed è d’accordo anche l’analista politica colombiana Susana Pimenta) la prossima morte annunciata di questi appuntamenti, poiché se nella prossima occasione si accettasse Cuba, gli Usa e il Canada non parteciperebbero, mentre se così non fosse, i paesi dell'Alba, oltre all'Argentina e ad altri, non sarebbero della partita.
 
Tuttavia la Cumbre ha visto siglare alcuni accordi sostanziali, come il Sistema interamericano contro il crimine organizzato, che punta a rafforzare la coordinazione e lo scambio di informazioni per fermare l’avanzare della criminalità. Il sistema sarà integrato prima di fine anno, per iniziativa del Messico, Paese che sarà sede delle sue sessioni. Davanti a un flagello simile, trasversale a tutti i Paesi della regione, era necessario un coordinamento regionale. Inoltre, il presidente Santos ha spiegato in conferenza stampa che si è delegata all'Organizzazione degli Stati americani (Oea è la sigla in spagnolo), che ha tecnici altamente specializzati, di valutare e studiare le strategie più adeguate per affrontare il narcotraffico, poiché si considera ormai un fallimento la battaglia frontale portata avanti in questi anni.
 
Anche questo è un passo non indifferente. Altri accordi sono stati siglati sugli altri temi dell'agenda ufficiale (disastri naturali e ambiente, integrazione, accesso alle tecnologie e povertà e ingiustizia).

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