Avere un significato personale di vita ci orienta nel mondo, ci porta alla costruzione e realizzazione di obiettivi soddisfacenti nel presente e nel futuro, ci aiuta a guardarci indietro e ad unire i puntini della nostra storia passata. (http://www.cittanuova.it/alla-ricerca-del-posto-nel-mondo/?ms=006&se=028). Questo significato può subire delle modifiche nel tempo, in base alla fase evolutiva che si attraversa o agli eventi inaspettati che si presentano. Non c’è persona o esistenza che non abbia sperimentato momenti di sofferenza e riuscire a rinarrarsi ridando un senso alla propria storia permette di elaborare il dolore. Spesso sono proprio quelle situazioni di transizione o eventi critici che ci stimolano a riflettere sul significato di vita. Può essere un lutto, una malattia, un divorzio, un figlio desiderato che non arriva, un licenziamento, un incidente, il pensionamento, l’immigrazione, il coming out, ecc… Sono momenti in cui la visione del mondo si interrompe, un impulso ci spinge a capire come ci si possa adattare al nuovo mondo, la propria esistenza va in riesame.
Quando ero piccola, ero molto affascinata dalle coperte patckwork fatte con dei riquadri lavorati all’uncinetto di vari colori e dimensioni, erano bellissime. Osservavo i vari pezzetti, i diversi colori, a volte nella trama trovavo qualche buco o qualche piccolo rammendo.
Così nella vita, esperienze di colori diversi, con trame diverse, con qualche smagliatura, costruiscono giorno dopo giorno la nostra storia. Nel metterle insieme le cuciamo attribuendo senso ad ogni singola esperienza e all’esistenza stessa.
Gli avvenimenti, a volte, ci portano a rimettere in discussione il senso della nostra esistenza. Frankl e gli esistenzialisti hanno concentrato l’attenzione sul “discernimento del significato”, mettendo in rilievo l’importanza di trovare qualcosa che ridia senso agli eventi significativi del passato, soprattutto alle esperienze più dolorose.
Quando si sperimenta una transizione o un cambiamento di vita, è un momento in cui si ha bisogno di tempo per sperimentare tanti sentimenti spesso conflittuali come: la tristezza per la perdita del passato, l’eccitazione per le nuove possibilità, il terrore per l’ignoto, la consapevolezza per la finitezza della vita, la rabbia per l’ingiustizia, ecc… Si attraversano e si sperimentano la profondità e la complessità di questi sentimenti, occorre avere uno spazio adeguato dove elaborarli, accettarli e gestirli.
Un intervento utile in tal senso (suggerito da Frankl) è quello di spostare la focalizzazione verso la ricerca di un significato che vada fuori di sé. Trascendere se stessi verso qualcosa che vada oltre l’individualismo. Altri psicologi esistenzialisti hanno messo in risalto come la vita abbia un senso se si integrano vari aspetti come: la spiritualità, la relazionalità, la cura, il benessere personale, l’ottimismo e la speranza. Yalom, negli anni 80 definì 5 fonti di significato, il primo è l’altruismo, che implica far in modo che il mondo diventi un luogo migliore. Secondo, la dedizione a una buona causa che in qualche modo trascende. In terzo luogo, la creatività. Quarto, l’edonismo, come piacere fine a se stesso. In quinto luogo, l’autorealizzazione, che comporta diventare se stessi e implica un progetto di crescita nella vita.
È importante che lavorare sul significato di vita non diventi una tana dove rifugiarsi a pensare per non affrontare i problemi, quando in un percorso si affronta questo tema, dopo averlo elaborato e discusso a lungo ne consegue un impegno fattivo che si trasforma in azioni.
Possiamo essere osservatori consapevoli, affrontando le situazioni difficili con l’accettazione, scegliendo poi comportamenti coerenti con i nostri valori.
Affrontare questo aspetto esistenziale può aiutarci nello sviluppo di una vita ricca, piena e significativa accettando il dolore che inevitabilmente l’accompagna. Ogni persona può prendere coscienza di ciò che desidera ardentemente nel profondo del cuore!